Passò qualche ora prima che Kaylie e John riuscirono a rientrare in ufficio. Non sapevano che dopo poco la loro partenza da New York sarebbero iniziati dei lavori nelle condutture dell'acqua in alcune zone della città e per questo avrebbero trovato la strada molto trafficata.
Giunti in ufficio si misero subito al lavoro: mandarono dei fax agli uffici dell'anagrafe e alle stazioni di Polizia di tutto lo Stato, come aveva già fatto John in precedenza per rintracciare Michael Black.Si era fatta ora di pranzo e i due decisero di andare a mangiare nel fast food poco distante dalla centrale. Per quanto era vicino andarono a piedi. Durante il tragitto parlarono del più e del meno. Ma il loro argomento preferito era lo sport. Partner nel lavoro, avversari nel gioco. Kaylie non capiva cosa ci trovasse John a tifare per la squadra avversaria. Non vinceva quasi mai. Lui le diceva sempre: 'supporto morale, prima o poi daranno il meglio di loro e c'è la faranno'.
Lei lo guardava sempre con stupore ogni volta che lo sentiva ripetere quella frase.
'Prima o poi le cose cambiano e saranno migliori!' è questo che intendeva John, e lui lo sapeva bene. C'è l'ha fatta a realizzarsi nella vita, ha dato il meglio di se e a supportarlo è stata la madre, anche per questo le era grato. Non riesce a immaginare cosa avrebbe fatto se non ci fosse stata.Arrivarono nel locale, aprì la porta Carter ed entrano dentro. Andarono a sedersi nell'ultimo tavolino in fondo all'angolo. Non volevano molta gente passarli affianco così potevano continuare a parlare tranquillamente senza che nessuno li disturbasse.
Chi non li conosceva poteva dedurre che fossero una coppia, una bella coppia. Lei minuta e lui così grande che se voleva la poteva coprire tutta con il suo abbraccio.
Ordinarono due contenitori grandi di patatine fritte, due mega cheeseburger e due lattine di differenti bibite gassate e mangiarono. Sembrava che il tempo si fosse fermato in quell'istante da quanto si erano rilassati. Non era sempre possibile staccare un pò dai problemi di tutti i giorni, sia famigliari che lavorativi.
Finirono di pranzare dopo qualche ora. Non si accorsero che si erano fatte le 15:00 del pomeriggio. Appena videro l'orologio corsero via per tornare all'ufficio. Ad attenderli ci fu il capitano, che non era affatto contento della loro assenza prolungata:
"Vi siete rilassati ragazzi? Avete mangiato con calma?"
I due si guardarono prima negli occhi e poi abbassarono lo sguardo, diventando bianchi come due lenzuola, allora il comandante aggiunse con tono finto calmo:
"Su dai. Mica sono arrabbiato perché siete spariti per un paio di ore e non avete risposto a nemmeno una chiamata. Una delle tante fatte da me e dai vostri colleghi!".
"Ci scusi capitano. Non capiterà più" pronunciò la Gold ritrovando un colorito in viso.
"E già lo credo che non capiterà più. Vi siete scordati che c'è un assassino a piede libero? Tornate alla scrivania e trovatelo!" sbotto urlando Stevens.
Kaylie si diresse al suo posto. Controllò il cellulare e c'erano 12 chiamate senza risposta;
Carter invece si avvicinò al fax per guardare se era arrivato qualche documento e in effetti c'è n'erano due: erano dell'anagrafe; li prese e li portò alla scrivania per leggerli alla collega:
"Senti qui: Tod e Parker Gordon si sono trasferiti in Europa assieme ai genitori quando ancora erano adolescenti mentre David Johnson e Peter Key si sono trasferiti qui a New York dopo il diploma. Il primo abita poco distante da qui, a circa un isolato e il secondo è a mezz'ora di macchina. Ci sono gli indirizzi. Cosa vogliamo fare?"
La Gold, che aveva sollevato il viso per ascoltare meglio, in risposta li sorrise e non poté che dire, ridacchiando:
"Andiamo, ma non facciamoci vedere da Roger se non si arrabbia nuovamente".Quando arrivarono davanti all'abitazione di Johnson suonarono. Aprì la porta una donna di bell'aspetto. Alta, capelli ondulati color rame; vestiva con un abito celeste che le arrivava sopra le ginocchia lasciandole scoperte.
"Posso aiutarvi?" chiese con stupore e sgranando gli occhi blu intenso alla vista dei due agenti.
"Si. Stiamo cercando David Johnson. È in casa?" chiese la giovane agente.
"No. È ancora a lavoro. Rientrerà tra qualche ora. Si può sapere cosa volete da lui?"
"Dobbiamo solo farli qualche domanda, nulla di grave"
"Non è in casa come vi ho detto. Arrivederci".
Gli agenti rimasero stupiti da come furono stati liquidati e non restava altro che provare dal secondo uomo: Peter Key.
Non fecero in tempo a rimettere in moto che squillò il cellulare di John. Era il capitano; non appena lo aprì per rispondere lo allontanò subito dall'orecchio per via delle urla:
"Dove diavolo siete? Non è possibile che stiate sempre in giro. Tornate al Dipartimento immediatamente!"
E riagganciò senza dare il tempo di una risposta.
"Ragazzi, vi aspetta nel suo ufficio" fece cenno Lucas vedendoli arrivare.
"Oh ragazzi, venite, venite. Accomodatevi". Anche Stevens si sedette nella sedia della sua scrivania, davanti ai due e aggiunse guardandoli con un sorriso inquietante:
"Allora, forse non vi è chiaro chi comanda. Voi siete due agenti del Dipartimento e io sono il capitano, io comando, io do gli ordini e, se non va qualcosa, è a me che fanno il culo. Ma chissà per quale strana ragione a voi questo non entra in testa. Allora ho pensato: E se faccio come ai bambini, li metto in punizione? Forse servirebbe a qualcosa! Siete momentaneamente fuori dal caso. Sarete confinati nelle vostre scrivanie a sbrigare le pratiche più noiose fino a tempo da determinare e ora fuori!"
"Ma capo.." provarono a replicare i due alzandosi in piedi.
"Ho detto fuori!" lo ripeté nuovamente e stavolta con un tono che non ammetteva replica e indicando con il dito e il braccio disteso la porta.
Appena furono fuori l'unica cosa che si notava erano le loro scrivanie ricoperte di pile di documenti ancora da sbrigare e catalogare. Li portarono dall'archivio i colleghi. Stevens li voleva li per tenerli sott'occhio ed essere sicuro che non si muovessero. Così passarono la serata fino all'ora di andare a casa.
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Il Patto
ActionPuò il rancore per i torti subiti da adolescente portare a diventare assassini? Questa è la storia di due uomini che si alleano per vendetta; quelle persone che li hanno fatto del male pagheranno con la vita quei torti. Niente di dimentica. A fermar...