Capitolo 14

2 2 0
                                    

«Ciao. Io sono Kaylie.» salutò presentendosi, ma l'uomo seduto alla sua scrivania alzò solo lo sguardo per qualche secondo e poi tornò a guardare lo schermo del PC a completare il suo lavoro.
«Ho bisogno di guardare la registrazione ella telecamera dell'ingresso.»
«Perché?»
«Come perché?»
«Il motivo chiedevo!»
«Devo vedere chi ha recapitato un biglietto alla centrale.»
«Ok. Hai visto che non era così difficile dirlo?!»
Così dicendo si alzò dalla sedia. Quando fu davanti, la ragazza si sentì molto piccola. Secondo il suo parere l'agente era un armadio. Era alto circa 1.90, spalle larghe, e con un carattere burbero. Magari lo aveva disturbato nel momento meno opportuno. Ma qual è un momento poco opportuno in una stazione di Polizia? Nessuno! C'è sempre qualcosa da fare.
«Che ora vorrebbe visionare?» chiese entrando nella stanza delle telecamere situata nel seminterrato.
«L'intera mattinata.»
«Ok. So che è stato trovato un altro cadavere. La telecamera ha registrato qualcosa. L'ho già stampato.» e porse la cartella contenente il fotogramma.
Kaylie diede uno sguardo veloce e poi tornò alla registrazione.
«Ecco, ecco. Fermati e vai piano.»
L'uomo fece come ordinato e mise a scorrere piano il nastro.
«Ma è un ragazzino!»
«Avrà circa 15 anni. Vuoi che ti stampo anche questo?»
«Si grazie.»
L'agente stampò anche quel fotogramma e lo passò alla ragazza che lo inserì tra gli altri.
«Altro?»
«No. Ti ringrazio. Sei stato molto gentile.»
«Prego.» uscirono dalla stanza e Kaylie tornò alla sua scrivania. Quanto avrebbe voluto voltarsi e dire che quel "sei stato molto gentile" era solo una frase di cortesia, una delle tante che le hanno insegnato i suoi genitori con l'educazione. Ma non disse nulla altre quello e se n'è andò senza voltarsi indietro.

Infondo all'ufficio Kaylie scorse John con un gruppo di persone attorno a lui. Agenti in borghese.
«Ok. Vedremo di iniziare la postazione oggi stesso.»
«Ok. Grazie.»
E dopo queste parole quei sei uomini e una donna, andarono via.
«Fatto?» chiese Kaylie appena John le fu vicina.
«Si. Inizieranno questa sera stesso. Abbiamo anche avvertito Key. Non era molto felice della cosa, ma alla fine ha ceduto.» Disse ridendo quell'ultima frase.
«Va bene.»
«Tu che hai risolto?»
«Ah si. Abbiamo il filmato di questa mattina. Dell'uomo che butta dalla macchina il cadavere di Turner.»
«Cavolo! Fammi vedere.»
Alla vista di quei fotogrammi John cambiò espressione. Ne assunse una affranta. Dal fotogramma non si vedeva nulla. Si scorgeva solo la gamba di un uomo che dava un calcio al corpo per farlo cadere dall'auto. Non si vedeva nemmeno la targa dell'automobile. Nessun indizio.
«Non c'è nulla qui.»
«Ma qui si.» disse mostrando l'altro fotogramma. Quello che ritraeva il volto di un ragazzino che metteva il bigliettino nella casetta della posta.
«Ah. Bè qui si vede qualcosa.» Kaylie si mise a ridere guardando il volto del collega. Aveva fatto un'espressione buffa a sentire lei.
«Domani andiamo a farci in giro per capire chi è. Ora dobbiamo andare da Stevens che ci aspetta.»
La ragazza annuì e seguì l'uomo che si dirigeva all'ufficio del capitano.
Toc toc.
«Avanti.» Vedendoli entrare aggiunse: «Venite, venite. Sedetevi.»
Gli agenti si sedettero e aspettarono che il capo pronunciasse qualche altra parola, ma lo fece solo dopo essersi seduto alla sua scrivania.
«Ditemi subito le novità.»
Gli agenti iniziarono, uno per volta, a informarlo. Appena conclusero entrambi fu la volta sua a parlare:
«Allora.» e tirò un sospiro per poi riprendere: «Lo abbiamo trovato. È in una piccola cittadina al confine dello Stato. La Polizia del luogo lo hanno già informato e ora lo stanno riaccompagnando qui. È sotto scorta.»
«Finalmente una buona notizia.» Asserì Carter.
Roger fece cenno di si con la testa; il caso stava prendendo la giusta piega. Poi disse con voce seria, ma pacata:
«Ora c'è solo da trovare il corpo di Johnson, e catturare quei figli di puttana che hanno fatto tutto questo.»

Era arrivata già l'ora di andare a casa. Alla centrale erano rimasti solo gli agenti per il turno notturno, e così andarono via anche John, Kaylie e Roger. Kaylie e Roger tornarono nella rispettiva abitazione. A Roger nessuno l'attendeva in casa, mentre per Kaylie c'era la sua bambina. Ogni giorno, quando rientrava a pranzo e a cena, era una festa per lei. Non vedeva l'ora di rivedere la sua mamma. Le mancava nonostante andasse all'asilo e stava insieme ai suoi compagnetti. Si sono molto attaccate l'una all'altra anche per via del fatto che Kaylie deve fare da madre e da padre alla sua bambina per via dell'assenza del papà della piccola. John, invece, quella sera, come molte altre sere, era a cena dalla madre e dalla sorella. Adoravano stare tutti e tre insieme, ma non sarebbero riusciti a vivere tutti assieme. John, comunque, cercava la propria indipendenza.

In una palazzina di tre piani color giallo ocra, non molto distante la centrale, all'interno dell'appartamento numero 2 situato al primo piano, l'uomo che vive al suo interno cercava di mettersi in contatto con il capo, ma rispose.
«Uffa. ha il telefono staccato. Riproverò più tardi.»
Riprovò varie volta, alla fine decise di lasciare un messaggio alla segreteria telefonica, sperando che l'ascoltasse il prima possibile:
«Capo, sono io. Ci sono novità. Probabilmente dobbiamo cambiare il piano. Hanno messo sotto scorta Johnson e Cooper. Per quanto riguarda il biglietto, so che è stato recapitato. Avranno fatto una faccia quando lo avranno letto... continuerò a spiarli. Fammi sapere sul da farsi.»
E chiuse. Ora doveva solo aspettare le istruzioni.

Anche questo giorno si è concluso. Bene o male, non si sa. Forse tutte e due le ipotesi. Si doveva vedere il punto di vista per rispondere a questa domanda, ma Kaylie e John rimanevano positivi nonostante il tempo che trascorreva. Sapevano che sarebbero arrivati alla conclusione del caso.

Il PattoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora