Capitolo 11

2 2 0
                                    



Con l'aiuto del database scoprirono l'identità del corpo lanciato dalla macchina quella stessa mattina. Era Tim Turner. Non ci potavano credere. La loro teoria era giusta.
Andarono nell'ufficio del capo e raccontarono dell'incontro con Key e delle scoperte fatte, e soprattutto dell'ultima: il nome del cadavere di quella mattina e della denuncia di scomparsa fatta dalla moglie dieci giorni prima, il 5 aprile.
Discussero su quello che c'era da fare. Non c'era più molto tempo: dovevano portare al sicuro Key con la famiglia, e Cooper, trovare Johnson e per ultimo, ma non per importanza, scavare nel passato di quei 6 uomini. La risposta era li. Nel loro passato.

Stamparono i fogli con gli indirizzi dei due uomini e uscirono per andare a casa del primo. Arrivarono davanti all'abitazione di Turner. Una casa modesta a due piani di colore giallo, situata in un quartiere dove le case un pò si assomigliano tutte. Anche questa piacque molto a Kaylie, soprattutto perché aveva il giardino molto curato, ma trovò subito il difetto: non aveva la staccionata, una cosa che lei adora molto.
Arrivarono davanti alla porta d'ingresso e bussarono. Attesero qualche minuto prima che la porta venne aperta. L'aprì una donna di bell'aspetto. Indossava una gonna celeste chiaro lunga sino poco sotto il ginocchio e una camicia bianca; aveva i capelli lunghi castani, labbra carnose, alta, un pò in carne, ma stava bene complessivamente. Nessuno si soffermava sull'aspetto fisico perché si veniva catturati dai suoi occhi blu cielo. Non potevi non rimanere a fissarli. Era come se venissi catturato da tanta bellezza.
«Posso aiutarvi?» chiese con il sorriso e mostrando i denti bianchi e perfetti. Si notava che nonostante tutto teneva alla sua persona.
«Si, salve. Siamo gli agenti Gold e Carter di New York City. Stiamo cercando la signora Turner.»
A quel punto il sorriso della signora sulla porta si spense all'improvviso. Sapeva cosa volevano quelle due persone e iniziò a piangere e singhiozzare. Riuscì a malapena a rispondere che era lei la persona che cercavano.
Entrarono dentro la casa e si sedettero in cucina. Theresa prese un bicchiere d'acqua per cercare di riprendersi un pò. Appena ne bevette un sorso sembrò come riprendersi:
«Sapete, me lo sentivo che era capitato qualcosa di brutto a Tim. Non era da lui sparire in questo modo. Avvertiva sempre anche se faceva un ritardo di 5 minuti.»
Alzò e abbassò nuovamente le spalle con un gesto veloce e aggiunse, scuotendo la testa da destra a sinistra in rapida successione:
«Cosa volete che siano 5 minuti... Ma lui lo faceva per farmi stare tranquilla. Sapeva che sono molto apprensiva.» E continuò, questa volta voltandosi verso gli agenti: «un giorno mandò il figlio della fioraia, accompagnato da un mazzo di rose rosse, per farmi sapere che quel giorno avrebbe tardato nel rientrare. Lui non aveva potuto perché aveva il cellulare scarico. Appena si accorse chiese subito all'autista di tornare indietro per andare dentro il negozio e parlare con il ragazzino e farmi così avvisare. Pensate che era andato a prenderlo all'ufficio una persona che era stata mandata dal proprietario dell'azienda dove doveva andare.» e scoppiò nuovamente in lacrime.
«Ci dispiace per la sua perdita signora Turner.» E le poggiò la mano sulla sua Kaylie. Era davvero dispiaciuta per la terribile notizia che le avevano portato. Sino al loro arrivo c'era ancora una speranza in Theresa di rivedere suo marito.
«Ma dobbiamo farle qualche domanda» proseguì e John nel frattempo si mise a guardare qualche fotografia nei quadri appesi per il salotto e nelle scale che portano al piano superiore.
«Da quanto conosce suo marito?»
«Ci siamo conosciuti 7 anni fa al supermercato. Un'incontro che capita solo nei film. Non sapeva la differenza tra due prodotti e mi ha chiesto, e dal giorno ci siamo incontrati spesso li, poi inviti a cena, e dopo due anni di conoscenza ci siamo sposati. Io ho un figlio di 10 anni. Si chiama Sean, e prima volevo essere sicura di Tim. Lo ha amato subito come se fosse figlio suo. Sean lo chiamava addirittura papà. Il suo vero padre ci ha lasciati dopo una lunga malattia. Lui non si ricorda del padre. Tim ha lasciato qualche foto di Jeremy nel salotto, per far capire a Sean che non si deve scordare del padre biologico, ma che ora ha due papà.»
A questa affermazione Kaylie ebbe come un tuffo al cuore. Sean aveva due papà, e tutti e due lo hanno amato, ma la sua bambina non ne aveva nemmeno uno. È stata abbandonata addirittura prima di nascere. Theresa si accorse dello sguardo della ragazza:
«Ho detto qualcosa che l'ha turbata?»
«Oh no. Mi scusi. Sa..» ma non fece in tempo a terminare. Theresa aveva già capito. L'espressione di Kaylie aveva già parlato per lei.
«Immagino che ha un figlio, ma che non ha il padre...»
«Già!»
«Stia tranquilla. Lo troverà pure lei un uomo migliore del padre biologico di sua figlia. Essere genitori non vuol dire mettere al mondo dei figli, ma è crescerli. Un figlio è tuo quando lo cresci.»
La signora Turner rese molto più sopportabile la situazioni in cui si trovava Kaylie. Doveva consolarla lei per la perdita del marito, ma fu il contrario. Il destino a volte riserva delle sorprese.
Nel frattempo che le due donne si sorrisero, nella cucina tornò John. Capì che non avevano parlato molto di ciò per cui loro erano li e allora iniziò lui a fare le domande.
«Mi scuso per le domande che le devo fare, ma non possiamo rimandare.»
Si sedette nella sedia accanto alla collega e domandò, mostrando le foto degli altri 5 uomini:
«Sa dirci qualcosa di questi uomini?»
«Di questi quattro no. Non so chi siano; non li ho mai visti, ma lui lo conosco.» E indicò con il dito Cooper.
«È Ridley. È amico di Tim. Tim si è trasferito qui a New York City appena preso il diploma. Ridley invece lo prese due anni dopo perché era stato bocciato più volte. Frequentava ancora meno di quanto non frequentasse Tim la scuola, ma erano rimasti buoni amici. Ora vive anche lui qui. È a un ora di macchina da noi. Tim lo ha aiutato a sistemarsi. Ora pure lui ha una famiglia.»
Mentre raccontava le venne da sorridere di nuovo, ma un pensiero la incupì subito, e non esitò a chiedere:
«Questi invece chi sono? Cosa c'entrano con mio marito? È successo qualcosa anche a Ridley?»
«Questo non lo sappiamo. Dobbiamo ancora andare a casa sua.»
«Non mi avete detto di cosa è morto Tim.»
«Non lo sappiamo nemmeno noi. Il suo corpo è stato trovato questa mattina. Devono prima fare l'autopsia. Poi le faremo sapere. Non si preoccupi.» rispose John alzandosi dalla sedia.
«Grazie per il suo tempo signora Turner.» aggiunse infine.
«Grazie di tutto signora.» Il saluto che le rivolse Kaylie andava ben oltre alle informazioni avute sul caso. Arrivarono tutti e tre alla porta, e:
«Quando potrò riavere mio marito indietro?»
«Appena saranno finite le indagini» rispose John.
Arrivarono all'auto e salirono senza dire una parola. A spezzare quel silenzio ci fu l'affermazione di John:
«Ho sentito quello che vi siete dette in cucina. Ha preferito che, prima di entrare, finiste quel discorso. Spero che un giorno troverai un brav'uomo per te e che sia un ottimo padre per tua figlia. Sei una brava ragazza. Te lo meriti.»
Kaylie non rispose, si limitò solo a sorridere. Non poteva parlare. Il groppo alla gola glielo impediva. Non si aspettava quelle parole. Ma le trovava perfette.

Prima di andare a casa di Cooper si fermarono a mangiare. Era pur sempre ora di pranzo, e poi volevano rilassarsi un pò prima di dare nuovamente una brutta notizia.
Si fermarono in un fast food. Tutti e due amano il cibo spazzatura di tanto in tanto.
Entrarono e di guardarono intorno cercando il tavolo più isolato possibile, e lo trovarono quasi subito, o per meglio dire: quasi subito Kaylie, subito John.
Si sedettero e ordinarono il solito: 2 vaschette grandi di patatine fritte, una con maionese e ketchup e l'altra con solo maionese; 2 hamburger senza cetriolini, uno senza semi di sesamo, e delle bibite gasate. Un buon pranzo per non pensare alle notizie degli ultimi tempi.
Come al solito parlarono di sport e della loro squadra preferita sempre in competizione. Oltre a questo parlarono del più e del meno fino ad arrivare a terminare il pasto. Cercarono di far durare quella situazione il più a lungo possibile, ma il dovere chiamava, e non potevano fare altrimenti. Dovevano andare.
Usciti di li a Kaylie sbiancò all'improvviso:
«Hey, che succede? Stai bene?»
«Si, si. Tranquillo. Mi era sembrato di vedere una persona tra tutte quelle persone.»
«Chi?» cercò di indagare John.
«Nessuno. Lascia stare.» Rispose voltandosi verso la direzione dove le era sembrato di vedere quell'uomo.
«Andiamo?» Chiese poi sorridendo dirigendosi alla macchina.
«Chi arriva per ultimo paga la prossima volta!» aggiunse e iniziando a correre. John fece altrettanto, ma arrivò per secondo. Infondo l'ha lasciata vincere apposta. Se avesse voluto avrebbe allungato il passo e sarebbe arrivato lui primo, ma voleva vedere nuovamente Kaylie sorridere, anche se era per una sciocchezza.

Il PattoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora