Capitolo 36

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2 settimane dopo.

«Sei pronta?»
«Si.» Disse Kaylie a bassa voce nel microfono, collegato con tutti gli agenti.
«Bene.» rispose John.
È una mattina dei primi giorni di maggio. Il 5. Una data sfortunata per lei: è l'anniversario della morte del fratello. Un giorno triste, ma non poteva pensare a quello ora. Era il momento di arrestare Terence.
Dopo settimane di pedinamenti era giunta l'ora di metterlo dietro le sbarre e liberare la giornalista.
Gli agenti aspettavano nella loro posizione, pronti ad intervenire al primo segnale dell'agente Carter.
Senza farsi notare avanzarono sempre più verso il portone di un vecchio magazzino abbandonato, in una periferia della città.
Al suo interno si trovavano la giornalista e Terence, che come tutte le mattine le portava qualcosa da mangiare e da bere.
Ad un certo punto dal portone semi arrugginito provenì un suono sordo, come se qualcuno avesse bussato.
Terence, che era inginocchiato davanti alla donna, si alzò all'improvviso dal pavimento.
Guardò nella direzione da dove era venuto il rumore, ma non sapeva che era solo un diversivo per prenderlo da dietro. John, Kaylie e altri agenti erano entrati da una uscita di sicurezza, mentre altri erano sopra il tetto. Era circondato.
«Terence.»
L'uomo si voltò e si trovò puntate sopra varie armi, poi sorrise.
«Hey, ciao. Ma in quanti siete?»
«Allontanati dalla donna.»
«Dai John. Non usare quel tono con me.»
«Allontanati dalla donna ti ho detto.»
«Non mi piacciono le armi puntate su di me sai.»
Nessuno aveva notato che anche Terence aveva una pistole nelle mani; era piccola ed era puntata sulla giornalista. Pronta a fare fuoco.
«Come siete arrivati qui?»
«Sei un uomo abitudinario Terence.» Rispose Kaylie.
«Mia piccola Kaylie. Non ti sei divertita con me? Forse dovevamo fare un figlio e tu poi avresti avuto qualcosa da dire.»
«Sta zitto.» Ordinò John.
«Che cavaliere. Tu la vuoi, ma lei vuole l'avvocato. Eh Kaylie, se tu sapessi. Sai che ha organizzato tutto il tuo lui? Mi ha usato con Simon.»
John e Kaylie non sapevano se crederli o no.
«Io non c'entro nulla con loro. Nemmeno conoscevo quegli uomini.» Continuò «ma loro conoscevano Carlos. Lo prendevano in giro. Ricordi vero? Te ne ha parlato. Poi anche in centrale lo ha detto.»
«Smettila. Sappiamo dei soldi sul tuo conto corrente.»
«Di che parlate?»
«Non fare finta di niente. Sappiamo dei tuoi affari, dei debiti e del gioco d'azzardo.» Replicò lei.
«Vi ha manipolato bene Vegas. Vi ripeto che io non c'entro nulla con loro. Ho solo rapito lei.» Indicò la giornalista. «Mi servivano quei soldi se no avrebbero fatto del male alla mia famiglia.»
«Tre di quei uomini avevano il vizio del gioco. L'altro aveva smesso da ragazzo. Ti rendi conto per chi hai lavorato? Per dei strozzini.»
«Loro non c'entravano niente. Io vi ho detto la verità, poi sta a voi crederci o no.»
«Devi venire con noi.» Ordinò Kaylie.
«No. E voi mi lascerete andare.»
A quel punto mostrò la pistola puntata sulla giornalista e aggiunse: «abbassate le armi.»
Terence si era messo in una buona posizione. Non potevano sparargli gli agenti sopra il tetto, e se ci avessero provato quelli all'interno la Wolf sarebbe morta per mano dell'agente.
Prese la donna e si diresse verso l'uscita. Carter ordinò a tutti di abbassare le armi. Dovevano lasciarlo andare.
Camden rubò un auto e salì con la donna. Passarono entrambi dalla parte del passeggero. Alla guida mise lei.
Poco dopo la loro partenza tutte le persone presenti si misero al loro inseguimento. Dovevano prenderlo a qualunque costo.

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