Capitolo 31

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Al pomeriggio sia Kaylie che John tornarono alla centrale, ognuno con la propria auto, ma contemporaneamente.
Si salutarono freddamente. A John non andava proprio giù la storia della bambina, anche se quello che sapeva erano "voci di corridoio".
Anche il capitano era ancora molto arrabbiato con Kaylie; forse la sua non era ira ma delusione. Non si aspettava una simile verità, ma dovevano trovare il tempo per parlarne, anche se non c'era molto da dire.
«Ciao John.»
«Kaylie.»
E salirono le scale per entrare alla stazione di Polizia.
«Ciao Kaylie» si sentì udire dal fondo della stanza.
«Ciao Terence» rispose Kaylie avvicinandosi a lui. «Quando sei arrivato?»
«Questa mattina. Ti ricordi del caso che stavo seguendo? Ieri sera abbiamo liberato la ragazza!»
«Dai sono contenta. Chissà quello che ha patito, povera.»
«Già. Non ci voglio pensare.»
Terence si mise la mano dietro la nuca. Kaylie conosceva ormai bene quel gesto. Da quando sono andati fuori a cena, quando potevano cercavano di stare un pò assieme, poi lui è dovuto andare in missione per qualche giorno, ma non ha dimenticato quel significato: era impacciato e doveva chiederle qualcosa.
«Devi dirmi qualcosa Terence?»
«Bè...» e continuava a grattarsi la nuca «volevo chiederti se ti va di venire da me a cena questa sera.» e muovendo le mani davanti a se verso destra e verso sinistra velocemente aggiunse: «se ti va ovviamente.»
«Certo che mi va. Alle 20:00 va bene?»
«È perfetto.»
E si sorrisero. Poi Kaylie tornò alla sua scrivania. John era già li.
«La vedova Johnson vuole donare gli organi del marito.»
«Come si farà per l'autopsia?»
«Faranno entrambe le cose.»
«Quando?»
«Lo stanno già facendo. Hanno mantenuto gli organi vitali in vita fino all'ora dell'espianto.»
«Non sapevo nulla.»
«Mi ha informato il medico nel frattempo che eri con la vedova.»
Detto questo Carter si alzò lasciando la collega da sola nella scrivania. Nessuno sapeva che i coniugi Johnson sono donatori di organi.

Il pomeriggio passò con molta velocità e Kaylie alle 19:00 era già a casa a preparasi per la serata con Terence.
Con lei nella stanza c'era la sua bambina:
«Sei bella mamma.»
«Non sarò mai bella quanto te amore mio.» e diede una carezza e un bacio alla bambina.
Qualcuno bussò alla porta della sua camera:
«Avanti.»
Era suo padre.
«Con chi esci Kaylie?»
«Con Terence.»
«Devi essere onesta con lui.»
«Lo so. Ho sbagliato papà. Non farmelo pesare. Avevo 19 anni. Non ero ancora abbastanza matura per capire fino in fondo il peso delle mie azioni e parole.»
«Ok» e andò via chiudendo nuovamente la porta.
Quando fu pronta erano già le 19:50. Sarebbe arrivata nuovamente in ritardo al loro appuntamento. Arrivata al piano inferiore porto la bambina che teneva in braccio nella cucina dove si trovavano i suoi genitori.
«Sei bellissima tesoro.»
«Grazie papà» rispose facendo sedere Daisy nella sua sedia.
«Non fare tardi Kay. Hai la responsabilità di tua figlia.»
«Si mamma. Stai tranquilla. Non sbaglierò più.»
La madre annuì rimanendo girata. Tra i suoi genitori è la madre che l'aveva presa più male la verità sulla nipote.
Dopo aver salutato tutti e baciato per l'ennesima volta la figlia uscì di casa per andare al suo appuntamento. Doveva dire qualcosa a Terence. Non voleva sbagliare con lui come aveva fatto con Carlos, i suoi genitori, Roger e Stevens. Le persone a cui teneva di più, oltre sua figlia.
«Sei sempre troppo buono con lei»
«Lo so Mary. Sai che comunque cercherà di rimediare come potrà.»
Mary annuì e i due si strinsero in un abbraccio forte, che venne quasi subito interrotto dalla voce della nipote che gridava:
«Anch'io, anch'io.»
I nonni la guardarono ridendo, divertiti dall'entusiasmo della piccola, e l'accontentarono subito abbracciandola forte e baciandola chi sulla fronte e chi sulle guancie.

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