Capitolo 6

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Kaylie provò per due interi giorni a provare a parlare con Johnson ma non ci riuscì; lasciò addirittura dei messaggi nella segreteria del suo cellulare con la speranza di esser richiamata.

"Mio marito è andato via di casa. È uscito poco dopo che siete andati via voi due; ha preparato la valigia e non so dove possa essere e quando torna" le aveva risposto la moglie la prima volta che ritornò in quella casa, come per dar loro la colpa di quel litigio a cui avevano assistito lei e John.


Quella stessa mattina andò nell'archivio a sbrigare e catalogare i documenti che per quasi una settimana aveva odiato. Almeno li poteva stare tranquilla e tenersi occupata dato che se non parlava con quell'uomo non vedeva una possibilità di saper qualcosa sul gruppo a cui aveva fatto parte da ragazzo. Rimase li dentro tutta la mattina, mentre gli altri si domandavano dove fosse finita. A nessuno venne in mente di guardare sopra la scrivania; aveva lasciato un foglio di dove fosse! È proprio vero che a volte non vedi ciò che ti sta davanti. Provarono persino a chiamarla ma li sotto i cellulari non prendono.

Tornò nell'ufficio per l'ora di pranzo; appena arrivò fu come assalita da Roger e da John:

"Dove sei stata?" le domandò il capitano.

"Kaylie ci hai fatto preoccupare!" le disse, invece, l'agente.

"Giù nell'archivio. Ho lasciato un bigliettino sulla mia scrivania. Non lo avete letto, vero?!" rispose guardando i due, per poi soffermarsi sul collega:

"E dire che abbiamo le scrivanie attaccate. Almeno tu lo potevi vedere quel foglio! Io vado a mangiare, per il resto non ci sono novità. Siamo nuovamente punto e a capo. Ah, sto andando a casa mia. Ve lo dico a voce, almeno stavolta sapete dove sono" e se ne andò senza voltarsi e lasciando i due li immobili che continuavano a fissarla andare via. Avevano fatto proprio una bella figuraccia.

"Ciao!"

"Ciao mamma" le corse incontro la bambina salutandola.

"E tu cosa ci fai qui? Non dovresti essere all'asilo?"

"Non poteva restare li. Si è guastata la caldaia della scuola e dentro l'aula sembrava ci fosse il Polo Nord così non hanno fatto rimanere nemmeno un bambino; e dire che siamo all'inizio di aprile" intervenne Anthony salutando la figlia con un bacio sulla guancia.

"Ma tu non dovresti essere a lavoro a quest'ora? Come mai sei a casa? È successo qualcosa?"

"No papà. È che non abbiamo più piste, allora ho sistemato degli altri documenti in archivio così.."

"Ma non era finita la punizione?"

"Si si. Come ti stavo dicendo l'ho fatto perché non c'erano altre piste da seguire sul caso e così mi sono tenuta occupata. Non avevo nient'altro da fare".

"Ah se è così allora va bene. Appendi la giacca e vieni in cucina a darmi una mano".

"Mamma non c'è?"

"No. Doveva andare con delle sue amiche da qualche parte, ma non ricordo dove. Tornerà per cena".

Kaylie aiutò il padre con il pranzo e quando fu tutto pronto si misero tutti e tre a pranzare.

Dopo mangiato mise a letto la bambina e uscì per tornare nuovamente a lavoro.

Arrivata in centrale, appena vide John domandò:

"Mi ha cercata qualcuno? Ci sono messaggi per me?"

"No"

"Ci sono state novità?"

"No anche a questo. Siamo completamente fermi. Sembra un caso senza soluzione!"

"Allora torno all'archivio. Tu che farai nel frattempo?"

"Aiuterò Ridley con un suo caso. Si sta occupando di una famiglia che da un pò di tempo riceve delle minacce con dei messaggi nella posta. Vediamo un pò cosa ne salta fuori. Speriamo sia uno scherzo".

"Speriamo. A dopo".

La Gold saltò il collega e tornò nel seminterrato dove si mise nuovamente a sistemare le carte.

Dopo circa un'ora suonarono il citofono:

"Si?"

"Kaylie sono John. C'è una persona che ti cerca al telefono. Vuole parlare solo con te".

"Arrivo".

Non ci mise molto a tornare su.

"Sono l'agente Kaylie. Chi parla?"

"Agente sono Johnson. Mi scusi per non averla richiamata prima. Se vuole ci possiamo vedere domani mattina".

"Ok. Le può andare bene venire alla centrale?"

"Si certo. Verrò verso le 11:30. Mi scusi ancora".

"Non si preoccupi. A domani".

Appena chiusero la chiamata Carter domandò:

"Era Johnson?"

"Si. Verrà domani mattina alle 11:30 circa. Finalmente ha chiamato, e speriamo ci possa essere d'aiuto".

"Speriamo".

I due tornarono a ciò che stavano facendo. Stavolta lo speravano davvero di avere una pista, anche una piccola. Dovevano trovare un indizio per andare avanti o il caso sarebbe finito tra i casi irrisolti.




Arrivò l'ora di tornare a casa e, quando fu vicina alla porta si sentì chiamare:

"Kaylie".

Si voltò e vide che era il capitano che avvicinandosi le disse:

"Ti accompagno. Tuo padre mi ha invitato da voi questa sera. E come si può dire di no all'arrosto di maiale di tua madre?!"

Lei lo sorrise annuendo che era proprio vero. Mary faceva un arrosto da favola. Non riesci mai a smettere di mangiare fino a che non finiva tutto.

Non ci misero molto ad arrivare.

"Nonno sono arrivati." Urlò la bambina, che guardano dalla finestra, vide i due arrivare.

Come al solito Daisy corse tra le braccia della madre. Erano molto legate l'un l'altra.

"Ciao Roger. Accomodati con me in salotto. Sta per cominciare una partita di tennis" disse Anthony salutando il capitano.

"Ciao papà!" disse Kaylie sbuffando.

"Non ti ho salutato tesoro?!" le rispose meravigliato avvicinandosi a salutarla.

"Dove Daisy?" domandò poi.

"Ad aiutare tua madre in cucina" e si allontanò con il suo amico.

Prima di andare verso il salotto la Gold andò a cambiarsi e mettersi una tuta più comoda. Mise quella blu scuro con delle scritte ai lati dei pantaloni e sia nella parte centrale della giacca. Contemporaneamente odiava e amava quell'abbigliamento. Le era stato regalato dal suo ex fidanzato.

Appena arrivò nella sala da pranzo si misero a mangiare. Era già tutto pronto.

La cena proseguì serenamente. Si parlò del più e del meno, ma non di lavoro. Per quello c'erano altri momenti. Finirono di mangiare dopo le 21:30 e dopo il capitano andò via.

Verso le 22:00 Kaylie portò la bambina nella sua culla, come al solito si è addormentata presto; non ci mise molto a seguire anche lei la figlia e si addormentò appena appoggiò la testa nel cuscino. Era stanca mentalmente più che fisicamente.

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