Capitolo 23

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«Che faccia. È successo qualcosa?»
«Buon giorno anche a te John.»
«Non te la sarai mica presa?»
Anche questa domanda cadde nel vuoto.
«Che hai Kaylie?»
«Ma si può sapere cosa vuoi John?»
John rimase come pietrificato. Non si aspettava quella reazione. Non riusciva a capire assolutamente cosa avesse e cosa avesse procurato quell'umore alla sua partner.
L'attenzione di John fu catturata dal capitano che li faceva cenno di andare nel suo ufficio. Dal passo veloce che aveva doveva trattarsi di qualcosa di serio.
«Entra e chiudi la porta. Siediti.»
«Che succede capitano?»
«Ti ha chiamato Kaylie questa notte?»
«No. Cosa è successo?»
«Questa notte, attorno alle 22:00 mi ha chiamato Timothy, il capo della scorta.»
Ci fu un attimo di silenzio dove John sembrava di impazzire. Sembrava lo volesse tenere sulle spine.
«Capo parli.»
«Cooper e Key si sono ricordati il nome di quel bambino a cui avevano dato il soprannome. Ora il suo nomignolo è diventata la sua professione. Lo chiamavano l'avvocato.»
«L'avvocato?»
«Si. Perché quando veniva preso in giro diceva sempre che gliela avrebbe fatta pagare sbattendoli in galera e buttando via la chiave.»
«Cavolo. Sapeva già quello che voleva.»
«Si. Quel gruppetto lo prendeva sempre in giro.»
«Che fine ha fatto, poi,quel bambino?»
«Ha 30 anni ed è un avvocato di successo!»
«Ah!»
«Già.»
«Scusi capo. Ma dov'è il problema allora?»
«Non so se è giusto che te lo dica io.»
Kaylie, che era seduta alla sua scrivania di tanto in tanto dava uno sguardo nell'ufficio di Stevens. Sapeva benissimo di cosa stesse parlando lui con il suo collega. Vide che Roger la guardava insistentemente, e che anche John si era girato a guardarla, ma aveva capito che lui ancora non sapeva nulla. Al quel punto si alzò ed entrò nell'ufficio.
« Sei tu che li devi spiegare Kaylie.»
John la guardava. Aspettava delle spiegazioni.
«Ti ha detto il nome?»
«No. Devi essere tu a dirmelo.»
«Va bene.» e si sedette nella sedia a fianco del collega.
«Questa notte mi ha chiamato Timothy.»
«Si questo lo so.»
«Non ti ha chiamato a te?»
«Ero in una zone dove non prendeva il telefono. Roger sapeva dove fossi.»
«Ok.»
Kaylie non riusciva ad alzare lo sguardo da terra. Il passato stava tornando e lei non sapeva che reazione avrebbe mai avuto se lo avesse rivisto.
«Sto aspettando.»
«Quel bambino veniva chiamato l'avvocato.»
«Questo l'ho già sentito. Dimmi qualcosa che non so.»
«Si chiama Carlos Vegas.»
«Oh. Ci voleva molto a dirlo?»
«Si.»
«John. Calmati. Non è una situazione facile.»
«Perché?»
«Perché è il padre di mia figlia.»
In quell'attimo la stanza piombò nel silenzio più profondo. I rumori sembravano lontani luce. Era come se fossero in una dimensione parallela. John non sapeva il nome del padre della bambina. Ciò che sapeva era il poco ce Kaylie li aveva raccontato.
«Sei sicura che sia lui?»
«Si. Quando ci frequentavamo mi aveva detto che da piccolo lo chiamavano l'avvocato. Quest'uomo ora avrà 30 anni e anche l'età corrisponde. Me lo hanno detto pure Cooper e Key che ora quel bambino fa l'avvocato. Tutto corrisponde. Capisci John? È lui!»
Kaylie scoppiò in lacrime. Pianse come una bambina. Nemmeno le parole di Roger riuscivano a farla smettere.
«Su calmati ora.» le disse John stringendola forte a se, facendole poggiare la testa sul suo petto.

Quella stessa mattina, nella palazzina poco distante dalla centrale, l'uomo che abita al primo piano attendeva il suo amico e complice per discutere i dettaglio di quel folle piano per rapire la giornalista.
«Cosa c'è all'interno di quel borsone?»
«L'attrezzatura.»
«Che attrezzatura?»
«Quella che useremo per il rapimento. Si farà questa notte.»
«Eravamo d'accordo che sarebbe stata come se lei fosse partita.»
«Si infatti. Ho già programmato tutto. Ti stai tirando indietro?»
«No. Cosa hai portato?» disse avvicinandosi.
«Una corda per legarla. Questo è per narcotizzarla. Il bavaglio per non farla urlare.»
«Ok. Come si procede?»
«La rapiremo appena uscirà dal lavoro.»
Così dicendo l'uomo che era appena entrato andò via nuovamente. Prima di chiudersi la porta alle spalle aggiunse:
«Vedi di non farti prendere dal panico.»
«Non succederà.»

La mattinata trascorse senza novità, ma nel pomeriggio Lucas chiamò i due agenti. A modo suo li aveva aiutati. Era riuscito a rintracciare il bambino che aveva portato il bigliettino.
«Ciao Lucas.»
«Ciao John.»
«Dov'è il bambino?»
«È nella stanza degli interrogatori. C'è anche la madre e il tizio per il disegno.»
John ringraziò, ma allo stesso tempo, dirigendosi nella stanza degli interrogatori, rise per come Lucas chiamò il collega che faceva le ricostruzioni con il PC: il tizio per il disegno.
«Buon pomeriggio signora.» Disse entrando.
«Hey ciao.» Disse salutando poi il bambino. Si sedette e si rivolse alla madre del bambino:
«Signora non deve aver paura. Dobbiamo fare solo qualche domanda a suo figlio, poi potrete andare.»
La donna annuì. Visibilmente era stanca. Probabilmente era appena uscita da lavoro dato che indossava ancora la divisa da cameriera. Era alta e magra e i capelli neri erano raccolti da uno chignon ancora perfetto.
Appena spiegò la situazione prese la cartella e sfilò un fotogramma e il bigliettino, poi si rivolse al bambino:
«Senti, puoi dirmi chi ti ha dato il bigliettino che hai messo nella cassetta della posta?»
Il bambino guardò il suo fotogramma, poi guardò John rimanendo sempre in silenzio.
«Non devi aver paura. Sai cosa facciamo?» Dicendo questo tirò fuori dalla tasca un giocattolo. L'agente sapeva come mettere a proprio agio i bambini. A quella vista il bambino era come risvegliato. Aveva sul volto un grande sorriso.
«Allora, mi sai dire chi ti ha dato il bigliettino?»
«È stato un signore.»
«Lo puoi descrivere a quel signore?»
Il bambino annuì e iniziò la descrizione: «Era magro, capelli neri corti. Portava la barba così.» Indicò il pizzetto attorno allo bocca.
«Come aveva gli occhi?»
«Grandi.»
«Di che colore?»
«Non lo so.»
«Tranquillo.» gli agenti gli sorrisero per tranquillizzarlo.
«E il naso?»
«Un pò lungo.»
«Assomiglia un pò a questo?»
«Si, ma le sopracciglia erano un pò più fini.»
Alla fine della ricostruzione madre e figlio andarono via e John si mise subito all'opera per rintracciare quell'uomo. Finalmente aveva un volto.

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