Lettera ad una psicologa

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Lettera di sfogo "cos'è per me l'amore".
Il compito di oggi, portato alla Sig.ra Perilli, psicologa. Ahimè la mia.

Parlare d'amore non è così facile come può sembrare, almeno non sempre. Eppure, cosa c'è di più semplice?
La verità è che noi razza umana, amiamo tanto complicare le cose. La cosa più interessante, è che il più delle volte ci riusciamo benissimo, sbagliando perfettamente !
Che possiamo farci, siamo fatti così!
Pieni di difetti, e di complessi più o meno inesistenti.
Per me non esiste un modo, un tempo, o una persona giusta da amare. Esistono solo tante maniere diverse per esprimere i propri sentimenti, alcune giuste, altre sbagliate .
Portare la propria compagna a prendere un caffè in centro città, oppure mettere una bella lingerie per il proprio uomo, senza alcuna occasione particolare.
Portarla a cena fuori all'improvviso, evitandole di cucinare, almeno per una sera.
Meglio ancora, svegliare con un bel mazzo di fiori la propria amata o anche solo con una rosa rossa accompagnata da un bel cappuccino caldo e una brioche al cioccolato.
Non dico un mazzo, ormai è più che constatato che nel duemila sedici, e non parlo dei poveri fiorai, ma pure i così volgarmente chiamati "Rosario" che girano per ristoranti, (pub, pizzerie, semafori e alle volte anche al bar tabacchi) con le loro rose rosse a solo un euro, sono in crisi nera.

L'amore è trovare qualcuno di speciale, con il quale stare bene e basta, senza troppi "se" e "ma".
Camminare senza meta tenendosi per mano, e giocherellare con le dita senza nemmeno accorgersene...
Secondo me, il me il sistema migliore è dare tanto, per avere inevitabilmente in cambio. Almeno...è così che dovrebbe funzionare.
Se il sentimento è presente in entrambe le parti, non dovrebbe essere molto complicato.
Non so se la penso in maniera giusta, sono solo una ragazza (alcuni dicono solo una ragazzina) di diciotto anni.
Continuo a dire a me stessa che ho ancora tanto tempo per capirlo, l'amore.
Se mai lo capirò.
Se ne avrò ancora il coraggio.
L'amore è una sensazione così forte, che crea in noi un'incredibile forza che elimina ogni singolo ostacolo.
Alle volte così forte da farsi male...
Il vero amore è essere raggiante ai suoi occhi, facendosi apprezzare per ciò che si è realmente.
Farsi amare senza filtri, con e senza trucco. Sentirsi sempre parte di qualcosa, e non di qualcuno.
Essere se stessi, imparando dai propri difetti.
Impazzire per quel modo particolare che l'altro ha di parlare e di gesticolare.
Quella capacità di rapirsi con un semplice sguardo, portandosi altrove in un momento.
Star rannicchiati tra due braccia e un letto, che tanto scaldano e coccolano .
Sentirsi sicuri e rasserenati come in quelle forti di papà.
Io, la sicurezza e l'amore di papà non li ho ritrovati in nessun altro.
Ora non mi sento di cercare nulla.

Ci sono poi tantissimi tipi di amore, alcuni però, spiccano e si contraddistinguono in modo evidente; anche ad occhio umano , ve lo assicuro.
C'è quello puro, in cui nei momenti veri non ha bisogno nemmeno di parole. Quello in cui alla base esiste una sorta di telepatia con l'altra persona. Un legame così forte che nulla lo spezzerebbe mai. Tipo tu, io e prima di tutto la famiglia. I problemi si superano, le gioie vanno e vengono, le persone attorno cambiano. Noi no, restiamo insieme, caschi il mondo !
I miei per me, ne sono l'esempio .
Arriva poi l'amore abitudinario, come lo chiamo io.
E si sa, l'amore vivo non dura in eterno, ma ci si può sempre reinventare.
Ci sono affinità che cadono in trappole vuote, creandosi gabbie che non esistono. Le disegnano insieme dispettosamente, oppure senza rendersene nemmeno più conto.
Un po' come barattoli abbandonati in cantina, stanno lì solo a prendere polvere. Nessuno li utilizza, nessuno li butta, nessuno li lava.
Quei rapporti in cui una cosa vale l'altra.
Un "sì" vale un "no", un "resto qui" vale un "vaffanculo".
Tanti, troppi ne sono stati per me l'esempio.
Poi c'è la fase successiva, in cui l'amore non si può definire tale. Dove uno dei due, nel peggior dei casi entrambi , tradisce. Non ci si ferma a farlo psicologicamente, come ogni tanto fanno tutti, ammettetelo.
Ha contatti e rapporti intimi ripetuti o non, fuori dal rapporto . Alle volte, crea legami addirittura più grandi con l'altra persona. Promette.
Mantiene niente.
Ottiene ancora meno.
Pretende sempre di più.
Ciò mi crea solo un ingombrante tristezza.
Non tanto per il tradimento in se, quanto per la confusione che queste persone hanno, e creano attorno, portandosi dietro parecchio egoismo.
Perché anche qui, il novanta per cento delle volte, ci sono altri di mezzo.
Tipo figli.
E giusto per non dimenticare, quel poveraccio o poveraccia che si ha accanto.
Non voglio passare per moralista, anche se far la filosofa ogni tanto mi piace.
Ma ahimè anche qui, tutto questo è presente nella nostra quotidianità.
Accettiamolo! Osserviamo, invece di guardare storto. Non dico combattiamolo, sarebbe inutile. L'ipocrisia è grande da quando esiste l'uomo. Dico solo che dovremmo togliere un po' di fango dagli occhi!

Se esiste un rapporto peggiore ? Esiste eccome! Qui si scende ancora più in basso, a livelli tali da non essere più considerato legame, affetto o quant'altro perché la direzione è una sola.
Si può commentare con poche parole e tanti, troppi fatti, scatenati da un'immagine inesistente, riflessa negli occhi di chi ti priva.
Ricordi e parole, scavati e sepolti dentro di te, corrodono l'orgoglio finché ci si dimentica quasi il valore della propria vita. In realtà, non può più essere chiamata e considerata tale. Si può definire ossessione, possesso, controllo, paura, debolezza.
L'impotenza di essere forti e l'incapacità di riprendere il controllo delle proprie forze e dei propri diritti, quelli che nessuno mai dovrebbe toccare.
Un po' come quando si sogna di essere inseguiti, e nonostante le disperate grida, la voce risulta completamente assente.
Sentirsi nessuno, ancor più piccolo e invisibile, in questo mare di soggezione e monotonia.
Parole che mi danno un brivido diverso, nulla a che vedere con l'amore.
Una situazione che merita tante, molte più parole.
Dicono che bisogna viverle le situazioni, per riuscire a capirle.
Parliamoci chiaro.
Alle volte, il più di esse, basterebbe chiudere un po' di più la bocca e aprire un po' di più il cuore, o semplicemente gli occhi.
Quasi nessuno lo fa, quei pochi non hanno voce.
Hanno tutti fretta di andare da nessuna parte.
I piccoli gesti d'attenzione naturali mancano al giorno d'oggi.

Ho diciotto anni, mentalmente sento di averne già vissuti altrettanti. Non so il perché, o forse non voglio ammetterlo.
Non me lo perdono, per ora.

AMANDOTI AD OCCHI CHIUSIDove le storie prendono vita. Scoprilo ora