Una sorella che non ho mai avuto

125 33 19
                                    

Io e Sonia, non ci vediamo che qualche settimana d'estate e qualcuna d'inverno.
Ma nonostante ci separino circa quattrocento chilometri, siamo molto più vicine di altre persone che magari vivono sotto lo stesso tetto.
Una gioia, un problema, un semplice dubbio ci si confronta.
Lei è la sorella gemella che non ho mai avuto. Più grande di me di un solo anno, ma non sembrerebbe nemmeno una mia parente, talmente opposte fisicamente. Figuriamoci, io mora, lei bionda. Io bassa, (non tanto) lei alta, parecchio più di me. Io occhi scuri come la nutella, lei due occhioni verdi e attenti come quelli di un gatto pronto ad ogni mossa.
Dolcissima e molto riservata.
Io anche.
All'apparenza, dicono che risulto sciolta e scontrosa. Tutto questo, anche se non parlo.
Chi sa che l'apparenza inganna mi conosce, chi non la pensa così, si è perso per strada. La cosa non mi fa differenza. È solo un mio modo di fare per proteggermi dal cosmo. Forse sbagliato. Che ci posso fare? Mi appartiene da sempre. Non posso modificarmi come un Transformers.
Io e Dada siamo migliori amiche. Condividiamo la quotidianità, e tutto ciò che la circonda. Viviamo praticamente mano per la mano.  Io e Sonia però, abbiamo condiviso gran parte della nostra infanzia insieme. Un anno e mezzo vissuto intensamente nella stessa casa.
I guai che non combinavamo alla nonna, quando ci accudiva.
Le scappatelle delle due del pomeriggio, dal riposino forzato della nonna. Le ore e ore passate a correre attorno a quella casa in mezzo alla campagna. In mezzo al verde, tra le cipolle e i pomodori della nonna.
Quanto la facevamo arrabbiare, e quanto ci amava... e ci ama tutt'ora, anche se non ci vediamo spesso.
Quel nascondino che lei e mia sorella facevano durare intere ore.
Ma poi una volta le beccai, e poi imparai. Andavano in mezzo alle pannocchie. E sì, ero più piccola, ma non per questo più babbiona. Anzi, non per vantarmi, ma ero furbissima per avere solo cinque anni.
Le chiamavo, dicendo loro che alla nonna serviva il pane. E loro, sbucavano fuori.
Ovviamente vincevo io.
Il pane la nonna non lo comprava quasi mai, lo faceva in casa.
Ne abbiamo passate tante io e Sonia.
Mia zia, (sua mamma) ha fatto lo stesso passo di mamma e papà. Però da sola.
Per lei, le cose sono sempre state un po' più complicate.
E e lei abbiamo passato molti momenti in comune, situazioni e difficoltà non indifferenti.
Incertezze, che ci siamo curate a vicenda.
Le gioie e i dolori che abbiamo vissuto, solo io e lei lo sappiamo.
Le risate che ci facciamo anche solo per cose inutili. Perché la vita è bella, e bisogna riderci su! Bisogna impadronirsi dei propri scalini fatti, e non scordarsi mai,che bisogna sempre salire, e mai scendere!
Mai fare dei passi indietro. Solitamente non portano a nulla. Se non a rivedere qualcosa che c'è già stato.
Ed è così che abbiamo fatto negli anni, grazie a chi devo ancora ringraziare. Salite su un pullman. In un nuovo paese, alle scoperta di una nuova lingua, in un nuovo posto, da chiamare "casa".
Abbiamo scavalcato e combattuto distinzioni sociali e razziali, cercando di far cambiare idea a chi era degno di cambiarla. Discriminazioni e ingiustizie che ogni tanto fanno i stupidi  ragazzini, e non solo.
Chi non ne ha ricevute nella vita? L'importante è combattere per ciò che si è. E non vergognarsi se si è più chiaro o più scuro. Con un accento un po' più aperto o viceversa. Se si hanno gli occhi più tirati o le lentiggini. Ricordate sempre che non vale la pena mettere disordine in voi, per qualcuno che non si rispecchia in voi. Non lo farà mai se non ne avrà voglia. Perché perdere tempo?
Salite a testa alta!
Sempre e comunque, senza mai voltarsi indietro. Senza rimorsi o rimpianti per ciò che è stato capito o frainteso.
Andare avanti con orgoglio e con la curiosità di un domani che ti stravolgerà la vita.
Prima o poi capita a tutti.
Ora ci credo anche io !
Questa "cosa" della salita è una cosa che parte fin da piccole. Lei diceva di aver visto un film, (che secondo ha avuto esistenza e produzione solo nella sua testa) in cui dimostravano come ogni persona al mondo aveva la possibilità di cambiare la propria vita in un secondo. Alle volte capitava, altre no. E sapete da cosa dipendeva? Dalle scelte che facevano, e dalla forza che avevamo di rimanere gli stessi, anche quando le cose cambiano.
Fine film, secondo Sonia. O almeno, questo le è rimasto della sostanza. Che non so so ancora dire se è esistito o meno.
Da quando abbiamo sei anni che diciamo cosa faremo quel giorno che tanto ci stravolgerà la vita. Io, avevo deciso di trovare il principe azzurro. Non perché pensavo già ai maschietti, perché adoravo i cartoni. E nei cartoni arrivava sempre questo bellissimo principe biondo su questo magnifico cavallo bianco. Io vado matta per i cavalli, secondo me sono animali meravigliosi. Ne avevo uno. Una bella cavalla per la precisione, si chiamava Doyna, ed è stata l'amica più difficile da lasciare.
Sonia? Molto più semplice, si fa per dire. Avrebbe fatto la cantante un giorno. O meglio, la Diva, tipo Beyoncé o Shakira. Le volte che aspettavamo il tramonto dietro casa e mettevamo la radio.
Con il  sole ben puntato in faccia, ballavamo e sculettavamo come delle matte.
Nonostante tante difficoltà, era tutto così bello.
Per noi era facile, e bello.
E basta.
Me ne accorgo oggi.
Lo apprezzato, sì. Ma se avessi saputo che andando avanti la vita sarebbe diventata uguale, mi sarei goduta di più i momenti.
Felice comunque, di avere bellissimi ricordi.
Nonostante tutto.
Amica mia, non sai quanto ti vorrei qui vicino a me. Soprattutto adesso, che sono un po' giù.
Ora che il mondo pesa anche sulle mie spalle.

Scrivo a te caro diario, come se fossi mille, milioni di persone. Forse nessuno saprà mai ciò che in realtà sento. Ma chi se ne frega se scrivo solo a te. Almeno sono sicura che non giudicherai. Certo, non esisteresti senza di me. Qui sono capita  per ciò che sono e sento, non per ciò che il mondo vorrebbe vedere o  sentire. Perché? È troppo facile.
Alle persone non piace che si dica loro, cose diverse da ciò che vogliono sentire. Non vanno, e non vogliono andare oltre ciò che potrebbero vedere.

Chi va oltre, si distingue.

AMANDOTI AD OCCHI CHIUSIDove le storie prendono vita. Scoprilo ora