Ho fretta

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Da quando abbiamo deciso di condividere il mondo, è la prima volta che litighiamo seriamente.
È passato solo un giorno.
Mi sembra una settimana.
Non voglio scrivergli, non voglio pensarlo, non sto usando il tempo giusto.
Vorrei non averlo in mente. Non aprire whatsapp ogni due secondi, solo per vedere se è online, per poi richiuderlo. Riaprirlo dopo due minuti, per vedere l'ultimo accesso. Chiedermi se pensa ancora di essere in ragione, o se ci ha riflettuto su.
È che inizio a conoscerlo, e ho notato che è un istigatore nato.
Con il messaggio di ieri sera, cercava di discutere, per incolpare poi me. Sicuro. Lo ha fatto in altre circostanze. Molto più piccole, e insensate.
Il fatto è che non si tratta di colpe, ma di fatti. E il fatto è che per me ha esagerato ieri, in mezzo alla folla. E soprattutto a pensare di andarsene. Così, su due piedi, da un giorno all'altro.
A quanto pare, anche le circostanze più insignificanti, possono avere un valore immenso. Uno a zero per me, palla al centro.
"Scendi? Sono sotto." mi scrive
"E se non fossi stata a casa? Stavo uscendo. Arrivo. " rispondo in un battito di ciglia.
Appena lo vedo, evito addirittura il suo sguardo, figuriamoci dargli il bacino come al solito.
<< Hei, come va? Scusa per ieri. Avevo mille pensieri per la testa... facciamo pace? Ho dormito malissimo stanotte cucciola. >> borbotta a voce bassa, quasi come se non volesse dirmele, quelle parole.
<< Come deve andare? Mi mancavi... Tu piuttosto, come va? >> ribatto, dopo un'interminabile pausa di un minuto circa.
<< Sono tornato a casa, ma mia mamma mi ha dato un ultimatum. Entro metà aprile, o mi trovo un lavoro, o mi ributta fuori di casa. Penso sempre di più che dovrei andare giù, da zia Cecilia. >> mormora, cercando disperatamente un briciolo di conferma nei miei occhi.
<< Pensavo ci avessi riflettuto. >> attacco, irrigidendomi nuovamente.
<< Appunto, l'ho fatto. E penso sia la cosa migliore da fare. Mia mamma non mi vuole e qui non ho un lavoro. Riesco a malapena a rimediare qualche misero affare sporco. Per dei schifosi e inutili cinquanta euro. Voglio vedere cosa mi sto perdendo, in fondo è un'esperienza in più. >> insiste, più determinato che mai.
<< Va bene, se ci tieni così tanto, proveremo a farla funzionare. >> gli confido, pur sapendo benissimo che tutta questa mia buona volontà sarà inutile.
<<Lo sapevo che eri veramente innamorata di me! >> dice mostrandomi il suo meraviglioso sorriso.
<< Perché? Avevi ancora dei dubbi? >> continuo iniziando a punzecchiarlo qua e la.
<< Dove vai, così bella? >> mi chiede facendomi fare mezza giravolta.
<< Esco con Dada e le altre, nulla di particolare. Ci sentiamo per stasera. Che dici? >> dico cercando di chiudere subito il discorso.
<< Ok, però pensavo venissi con me. >> ammette quasi deluso.
<< Oh ci verrei volentieri, ma sono già in ritardo. Dai, tanto ci vediamo stasera. Mi farò perdonare, promesso. >> alzo la voce, allontanandomi frettolosamente verso il viale alberato.
E va così. Che sono io quella che deve farsi perdonare.
Sono io che l'ho voluto, uno pari.

AMANDOTI AD OCCHI CHIUSIDove le storie prendono vita. Scoprilo ora