Parte 28 SVOLTE

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L'avviso di una mail in arrivo riscuote Claudio dai suoi pensieri.

Ha riacceso il cellulare e l'ha messo in modalità silenziosa per evitare di essere travolto dalla miriade di messaggi in entrata. Li ha guardati distrattamente poi ha poggiato il cellulare sulla panchina, riattivando la suoneria.

Ha cercato, istintivamente, un polmone verde nella città e si è diretto verso l'unico parco cittadino che conosce bene, quello di Villa Borghese.

Seduto sul prato, le spalle poggiate a una panchina di legno, si guarda attorno alla ricerca di serenità...di pace... sforzandosi di non pensare.

Automaticamente, prende il cellulare e pigia l'icona delle mail, apre quella in arrivo e quasi lascia cadere il cellulare per la sorpresa.

Una foto occupa gran parte della visuale, al centro due uomini che si baciano...li riconosce nell'immediatezza, sono Mario e Jorge.

Il cellulare gli cade dalle mani improvvisamente inerti, inizia a respirare affannosamente mentre i battiti del cuore aumentano in modo esponenziale, un fastidioso senso di nausea lo riassale di nuovo.

Appoggia la testa all'indietro e si sforza di tenere sotto controllo il respiro, di riappropriarsi del proprio corpo ma sa che è una battaglia vana; è da quando è letteralmente fuggito dalla stazione dopo aver ricevuto, sempre da un indirizzo sconosciuto, una foto di Mario scattata davanti al portone d'ingresso del suo palazzo, che non riesce a controllare l'attacco di panico che l'ha sorpreso con la guardia abbassata.

Il primo istinto è stato pensare a Mario... non un'altra volta, non di nuovo... pronto ad allontanarsi da lui per evitare il ripetersi di nuovi incidenti, non prevedibili.

Ha annullato l'esterna senza pensarci due volte, senza dare spiegazioni coerenti, preoccupato solo di salvaguardare Mario...poi si è reso conto che rinunciare all'esterna non sarebbe servito a nulla, perché quel bastardo nascosto nel cono d'ombra dei social avrebbe continuato a torturarlo... ancora e ancora... e perché non può avere nessuna sicurezza che si accontenti solo di torturare lui, non dopo essersi reso conto che Mario continua a rimanere il suo unico punto debole.

Quello che più gli fa male, quello che più gli causerebbe dolore.

Ha macinato chilometri e chilometri, tuffato nella folla per avere la sicurezza di poter impedire, in qualche modo, al suo stalker di sorprenderlo indifeso.

Senza vedere la gente, senza notare particolari, suoni, colori; immergendosi nella confusione ma rimanendo nella sua bolla di solitudine.

E poi è arrivato lì, su quel prato riscaldato da un tiepido sole pomeridiano, alla ricerca di forza, lui che è nato nelle montagne venete e che ha sempre sentito la sicurezza della natura.

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