Parte 34 NON TUTTO E' FINITO

2.3K 200 77
                                    


Oops! Questa immagine non segue le nostre linee guida sui contenuti. Per continuare la pubblicazione, provare a rimuoverlo o caricare un altro.


Lentamente Claudio scivola a terra, i palmi delle mani intrecciati sulla nuca, i gomiti stretti a nascondere il viso.

Un dolore sordo s'irradia per tutto il corpo, partendo dal ventre, effetto del potente gancio che la vita si è incaricata di infliggergli quando meno se lo aspettava.

Per quanto strizzi le palpebre Claudio non riesce a frenare le lacrime che scorgano copiose e si lascia andare; infine la nausea, forte e intensa, tanto da intorpidire i suoi sensi.

Del tutto destabilizzato, Claudio perde il controllo del suo corpo e rimette anche l'anima... lì, in quell'angolo d'inferno, dove la sua vita ha perso ogni senso.

"Mi aveva riconosciuto... sapeva che ero io. Perché si è comportato così?"

Le domande si accavallano, si rincorrono come le onde di un mare in burrasca; con la stessa forza distruttrice.

"Perché mi ha usato come se fossi un oggetto? Dove è finito l'affetto, l'amore che ha sempre provato per me?"

"Possibile che la rabbia l'ha accecato tanto?" si chiede "Ma rabbia per cosa, cos'ho mai fatto di tanto imperdonabile per scatenare questa reazione così feroce?"

"Possibile che leggere i file archiviati sulla pen-drive lo abbia fatto arrabbiare così tanto?"

"Che si sia sentito escluso perché l'ha tenuto all'oscuro di tutto? Che non abbia capito che tutte le sue azioni sono state motivate dall'istinto di proteggerlo?"

"Deve esserci un'altra spiegazione." si dice "Ma quale?

Si ripulisce alla meglio, si riveste ed esce dalla stanza senza guardarsi attorno, dirigendosi verso il bagno.

Si lava il viso stancamente, sciacqua più volte la bocca, poi si guarda nello specchio e annega nel cerchio rosso dei suoi occhi.

Lui non lo ama più, si ripete, non lo ama. L'ha perso per sempre!

Più se lo ripete e più gli sembra di sprofondare nelle sabbie mobili di un vuoto senza fine.

Rimane a lungo immobile, del tutto perso in se stesso, in attesa di recuperare le forze per allontanarsi da questo dolore che lo sta uccidendo; l'arrivo di un pusher, convinto sia alla alla ricerca di uno sballo facile, lo spinge ad uscire nel freddo della notte.

Raggiunge lentamente l'auto, parcheggiata poco distante, il buio lo avvolge rassicurante ma non riesce a distoglierlo dal suo pensiero fisso.

Mario si è divertito con lui come con giocattolo, portandolo più e più volte sul punto di perdere il controllo del proprio corpo... per poi abbandonarlo a se stesso, come se avesse voluto dimostrargli, con i fatti, la propria indifferenza.

TI AMO PER COME MI FAI SENTIRE QUANDO SONO CON TEDove le storie prendono vita. Scoprilo ora