E' tutto buio, non so dove mi trovo e inizio ad avere freddo.
La mia canotta leggera svolazza insieme al vento che mi circonda e sembra che la stanza stia girando intorno a me. Sono io che giro o è questo luogo buio? Mi fa male la testa, non so a che pensare. Voglio tornare a casa dai miei per essere confortata dalle braccia di papà e dai baci dolci di mamma. Ma sono troppo lontana ormai ma non mi pento di essermene andata, dovevo farlo. Dovevo staccare la spina.
Il vuoto che ho dentro, mi invade facendomi sentire ancora più sola.
"Aubrey?"
Il mio nome viene ripetuto più volte e io conosco alla perfezione questa voce. La sua voce graffiante.
Mi giro intorno, non vedo nessuno. Provo a chiedere chi è, ma non mi escono le parole dalla bocca. Ho paura. Inizio a tremare e ora non capisco se è per il freddo o per il terrore. Non voglio essere più sola.
"Aubrey, sono io.."
Lucas, è davvero lui. Non ci credo.
Allunga le braccia verso di me e le appoggia sulle mie braccia che sono arrotolate sotto al mio petto.
"Ti ricordi di me?"
I suoi occhi marroni sono così belli ed io ho sempre amato gli occhi chiari, ma lui per me era perfetto così. Lo avrei accettato anche senza una gamba, senza un braccio. Io volevo lui.
"C-certo.." balbetto.
Mi sorride.
Il suo sorriso. Ah, non è nulla di speciale. Il dente centrale è leggermente tagliato a causa di una botta che ha dato al pavimento quando da piccolo è caduto dalla sedia. Rido al solo pensiero che fosse così stupido già da piccolo.
"Vuoi venire con me?" mi chiede.
Dove con lui? Posso andarci? E' lontano? Quante domande ho voglia di fargli ma non ho le parole, voglio piangere e stringerlo. Ma sono congelata.
"D-dove?" chiedo balbettendo di nuovo.
"Hai freddo, amore?" chiede e annuisco. "Oh povero cucciolo.." mi accarezza la guancia e il gelo improvvisamente sparisce. "Dovresti venire con me.." sussurra.
"Dove?" chiedo di nuovo ma questa volta non balbetto.
"Dove ora vivo.." mi sorride.
"Sicuro che posso venire?" chiedo e sento il suono della sua risata riempirmi il cuore.
"Certo che puoi venire con me ma devi volerlo per davvero.." dice annuendo e continua a muovere il pollice sulla mia guancia. "Puoi venire solo se mi hai perdonato.." sussurra. "mi hai perdonato?" chiede diventando serio.
L'ho perdonato? Oh, Dio.. Io non lo so, mi ha mentito per così tanto tempo ed io mi sono lasciata convincere dai suoi occhi marroni e dal suo sorriso da cattivo ragazzo che volevo cercare di cambiare. Non ci sono riuscita e questa è la cosa che mi da più fastidio. Io l'amavo e lo volevo diverso per il suo bene, non poteva continuare ad essere così fragile e, allo stesso tempo, il ragazzo più potente di questo mondo.
"Aubrey, dimmi che mi hai perdonato.." piagnucola. "Ti prego." stringe gli occhi e fa scivolare la mano dal mio viso.
Le lacrime bagnano le mie guancie e non posso dire nulla. Non posso fare nulla per fermare il dolore che continuo a provare dopo tempo. Scuoto la testa ma non può vedermi, ha gli occhi chiusi.
"Non ti ho perdonato, mi hai fatto del male.." rispondo e vedo i suoi occhi spalancarsi.
Gli sto facendo del male più di quanto abbia provato.
"Ritornerò sempre da te, non ti darò pace.. io ti voglio con me!" piange e si tira i capelli.
"Scusa.." piango insieme a lui.
"Scusi?" una mano mi scuote e spalanco gli occhi.
Davanti a me ho un signore con un abito formale e ha la spilla del simbolo della Kayak.
"Mi scusi lei, mi sono addormentata.." Mi alzo dalle sedie grigie e di metallo.
"Non si preoccupi, stava avendo un incubo?" mi chiede e aggroviglio la fronte, come può chiedermi una cosa del genere? Ma chi è. "Scusi, non volevo essere invadente.." si scusa e stento un sorriso.
"A che ora c'è il volo per Los Angeles?" chiedo per cambiare il discorso.
"Tra un'ora." sorride e se ne va.
Mi alzo dalla sedia e mi stiracchio cercando di non pensare all'incubo che ho appena avuto. Raggiungo il check-in per consegnare la valigia.
"Il suo passaporto.." mi chiede la signora bionda che ha i capelli legati in una coda morbida.
Glielo mostro e poi mi consegna il biglietto dell'aereo. Passo la mia borsa a mano sotto il metal detector ed è tutto apposto, ho sempre avuto un pò d'ansia per queste cose. Nel momento in cui attendo per entrare sull'aereo, ripenso alle scene del mio incubo. Ogni volta c'è sempre lui e ogni volta parliamo di cose diverse. Ci sono state delle volte in cui scherzavamo come facevamo quando eravamo ancora insieme o altre volte litigavamo per il suo problema/disturbo.
"Può salire.." mi dice un signore e lo ringrazio con il capo.
Mi siedo al mio posto assegnato e metto la modalità volo al mio telefono per poi infilare le cuffie. Voglio dormire ma so che il viso di Lucas si ripresenterà a me. Qualche mese fa volevo solo dormire così potevo vederlo, sentirlo parlare invece ora sta diventando un'ossessione e io non so come affrontare tutto questo. Sto abbandonando tutta la mia vita qui a Houston per dimenticare i ricordi tremendi di quella notte e il dolore atroce che ho provato.
Credo che una parte di me sia morta insieme a lui quando mi ha sussurrato quella sola e semplice parola:
"SCUSA!"
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