capitolo 3

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Il sole è caldo sulla mia pelle, guardo il paesaggio intorno a me mentre cammino a testa alta.Ho una lavoro, cavolo!

Vorrei dirlo ai miei genitori ma in quel caso mi riempieranno di domande e non ho il cuore per dargli delle risposte. Mi sento di iniziare a creare una nuova vita e per ora li devo lasciare fuori. Sto facendo un grande sforzo, come posso lasciarli fuori? Sono i miei genitori. 

Vengo rapita da un negozio di tatuaggi e mi balena nella testa di farmi un bel tatuaggio. 

Il campanello appeso sopra la porta suona appena entro, le pareti sono coperte da foto dei tatuaggi che sono stati fatti in questo posto. Mi siedo e aspetto che qualcuno si faccia vivo mentre sento il ronzio della macchinetta provenire dall'altra stanza.

Dopo circa quindici minuti, vedo due persone uscire da una stanza sulla destra e riesco a distinguere il tatuatore dal cliente visto che ques'ultimo ha una pezza bianca sul braccio per coprire il tatuaggio fresco.

"Arrivederci!" saluta il ragazzo ed esce.

"Non mi ricordavo di avere un altro appuntamento.." mi dice per poi lasciar cadere gli occhi sull'agenda.

"Si, infatti non ho un appuntamento sono appena arrivata qui in California.."

"Ma se vuole posso farle un tatuaggio!" sorride. "Mi dica.." mi alzo dalla sedia e raggiungiamo la stanza da cui l'ho visto uscire precedentemente.

"Hai già un'idea?" mi chiede.

"Non so.. tipo delle rondini in fila!" rispondo dopo qualche secondo e lo vedo annuire.

"Hai un numero preciso?" 

"Cinque ma piccole.." preciso. "Qui." indico il lato della mia mano destra, annuisce di nuovo.

"Perfetto.." dice mentre smanetta nella sua cassetta.

Mi spaventa, leggermente, appena si gira con la pistola e mi indica di sedermi su una sedia. Afferra la mia mano e la sistema nella posizione più adatta per fare questo tatuaggio.

La libertà. Il volo. Quello che ho fatto io venendo fino a qua: ho volato e ora mi sento quasi più libera. Libera dai miei costanti pensieri che quando stavo a Houston erano sempre gli stessi. Lucas, Lucas e solo Lucas. 

La casa di Lucas, i suoi genitori, sua sorella che viene a casa mia per giocare con mia sorella, il parco dove ci siamo dati il primo bacio e dove lui passava tutta la serata con i suoi amici che non sopportavo. Insomma, Houston girava intorno a me, a lui e a noi. 

Questo tatuaggio mi ricorderà di questo viaggio e di questa sensazione che mi sento addosso che è chiamata libertà.

Sono felice per me.

Osservo il mio tatuaggio appena fatto, è davvero bello ed è circondato da leggeri puntini rossi. Ho sentito un pò di dolore quando ha disegnato sul mio osso sporgente del polso ma ero così immersa nei miei pensieri che mi sono quasi dimenticata di quello che stava accadendo.

Lo fascia e mi dice di mettere una crema che mi consegna. Prima di uscire, lascio i soldi e lo ringrazio infinite volte.

Mi fermo sul marciapiede e mi chiedo, mentalmente, dove ho intenzione di andare. Giro la testa alla mia destra e poi alla mia sinistra. Niente, non so dove andare. Poi guardo davanti a me e vedo l'infinità di acqua. Attraverso la strada che mi divide dalla spiaggia e mi sfilo le scarpe per poi affondare i miei piedi nudi nella sabbia. Si attacca ai miei piedi leggermente sudati a causa delle mie scarpe chiuse, dovrei iniziarmi a comprare dei sandali ma credo che per oggi possano bastare. Mi sono fatta anche un tatuaggio che non era nei miei piani ma non mi pento, rinuncerò a un pò di shopping.

Raggiungo il bagnosciuga e faccio incontrare i miei piedi con l'acqua fredda. Sposto il mio piede sulla sabbia toccandola con l'alluce e inizio a camminare. Le prime volte che le onde si infraggono contro i miei piedi, sussulto ma poi inizio a farci l'abitudine. 

Sto facendo un vero sforzo per non pensare al mare di Houston che alla fine è uguale a questo però so di non essere nella stessa città in cui ci ho vissuto ben 17 anni, quasi 18.

Non appena ritorno nella mia stanza e crollo sul mio nuovo letto. Il viso di Lucas mi si presenta davanti e sembro bloccata qui. Quasi legata. Voglio urlare e piangere. Ma se anche lo facessi, non c'è mamma o papà che mi vengono ad abbracciare per farmi calmare. Ora sono sola più che mai e l'ho voluto io.

***

Ho dormito per ben 11 ore e mi sono svegliata alle 3 di notte, non sono più riuscita a prendere sonno. Il mio lavoro è abbastanza noioso visto che nessuna delle signore che entrano nel negozio abbiano voglia di farsi truccare. Me lo dovevo aspettare, Clare me l'aveva detto. 

"Ti va di fare lo shampoo alla prossima cliente che entra?" mi chiede Katy annuisco velocemente e la sento ridere.

"Ne approfitto per comprare dei caffè, lo vuoi?" mi chiede.

"Si, grazie!" sorrido e la vedo uscire con il suo portafoglio in mano.

La signora che entra appena Katy è uscita, ha dei capelli unti come l'olio e sono quasi impaurita nel toccarglieli ma per fortuna che glieli dovrò lavare. Ally scoppia in una risata calorosa e noto che lo sta facendo per la mia espressione schifata. Le mostro un sorriso e subito saluto la signora, la quale si siede sulla poltrona davanti al lavandino del lavaggio.

Prima che appoggia la testa, le metto sulle spalle un asciugamano e poi inizio a bagnarle i capelli con l'acqua calda, quasi bollente. La spengo e verso lo shampoo sui suoi capelli, gli massaggio la testa come Clare mi ha insegnato e dopo di che risciacquo. Rifaccio questa seguenza per un'altra volta ma faccio attenzione a sciacquare via per bene lo shampoo.

La mia giornata di lavoro termina qui e non ho potuto fare neanche un semplice trucco ma va bene, aspetterò.

Clare mi da 13 dollari per lo shampoo che ho fatto a quella signora che meritava una bella lavata, ringrazio Clare e mi mostra un bel sorriso con tanto di fossette.

Quando mi incammino a casa, è buio. Sono le 7 pm.

"Noi andiamo a prendere qualcosa da bere, vieni con noi?" mi chiede Ally.

"Mi piacerebbe, grazie!" dico e salgo nella loro macchina.

Ordino un bel panino e un pò di più della metà della mia paga evapora. Il panino è con la cotolotta e sono quasi soddisfatta di me per aver speso la mia prima paga con questa adorata bontà. 

Sono nella mia stanza alle 10 p.m precise, mi infilo sotto la doccia e, dopo aver indossato il pigiama, mi introduco sotto le coperte anche se ho caldo, ho bisogno di non vedere la stanza buia intorno a me. Devo ancora abituarmi a questo nuovo posto in cui mi trovo. Mi sento al riparo sotto le coperte anche se inizia a mancarmi l'aria..

>> NON HO LETTO NESSUN COMMENTO MA SONO DI NUOVO QUA A PUBBLICARE IL CONTINUO:) NON MOLLO UNA COSA FINCHE' NON LA TERMINO!<<

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