Alla fine l'incontro tanto atteso si sta rivelando inutile. Non siamo giunti a nessuna conclusione anche se siamo qua a discutere da ore. Ogni tanto mi fermo a guardare le facce di tutte le persone presenti. Un biondo pensieroso, un moro preoccupato, due occhi azzurri assenti, due occhi verdi concentrati, una chioma rossa che si muove in continuazione e una riccia confusa. Siamo ragazzi normalissimi, come tutti gli altri, mi chiedo perché proprio noi? Forse noi tutti abbiamo troppe domande per curarci di questo dettaglio. Mi alzo dal mio posto e vado verso il bagno, li posso trovare un po' di tranquillità.
Peccato che qui non ci sia nemmeno una finestra, ho sempre amato guardare fuori, far scorrere i miei pensieri senza fermarli mai.
Qualcuno bussa alla porta e mi costringo a dire 'avanti'. Una testa riccia fa capolino e mi trattengo dal non ridere. Strambo, ogni volta che vado in bagno lui è sempre con me.
'Scusa, pensavo ti stessi tagliando' dice Nicolò sfacciatamente.
'E avresti avuto intenzione di fermarmi?' rispondo.
'Ovvio che si' risponde.
Rido, non ha ancora capito come funziona. Scuoto il capo e guardo il muro bianco affianco a me. Questa situazione mi ricorda quella di qualche settimana fa. A proposito.. perchè era entrato in camera mia?
'Cosa ci facevi nel mio bagno quel giorno?'
Sorride, forse si aspettava questa domanda. Si avvicina a si mette di fronte a me.
'Non avere dubbi su di me. Non voglio spiarti o cose del genere, quella era la stanza di Giulia. Pensavo di trovare qualche indizio ma invece ho trovato te.'
Tutto ora mi è più chiaro. Ricordo le parole della signora alla reception il primo giorno di scuola.
'Quella stanza è diversa dalle altre...'
Adesso capisco a cosa si riferiva. Non era perché è nel piano maschile ma perché c'era Giulia e... aveva paura che io fossi stata la prossima vittima. Rabbrividisco al solo pensiero. Nicolò lo nota e mi guarda negli occhi come per darmi sostegno. Solo ora noto quanto anche i suoi occhi siano stupendi. Particolari ma semplici allo stesso tempo. La diversità tra i suoi e quelli di Riki, oltre al colore, è che non mi incantano ma è come se ritrovassi un fratello.
'Sta tranquilla, Riccardo non permetterà che ti succeda qualcosa. E neanche io.'
Annuisco e lo stingo in un abbraccio. Ho bisogno di un amico. Le sue braccia sono più muscolose rispetto a quelle di Riccardo e mi accorgo che ha un sacco di tatuaggi. Ha un profumo di menta e liquirizia che fa impazzire probabilmente ogni donna. Ma niente vale la vaniglia di Riccardo. Ci stacchiamo e mi sorride, un sorriso sincero. Due fossette gli spuntano, come sempre, ai lati delle guance e non riesco a frenare l'istinto di affondarci il dito.
'Sapevo che prima o poi l'avresti fatto' Ride e le fossette aumentano, rido anche io. Lui mi fa stare bene, come un amico.
D'un tratto torno seria, mi ricordo come fu andata a finire con l'altro migliore amico.
Rabbrividisco, sento ancora le sue mani su di me. Nicolò nota il mio distacco e si preoccupa.
'Tutto bene?'
Annuisco e, anche se lui non ci crede, decide di lasciare perdere.
Torniamo in sala dagli altri e quasi nessuno si accorge della nostra presenza. Sono tutti impegnati nella dimostrazione di Vittoria. Sta disegnando il simbolo su un foglio ma non capisco il perché fino a quando non sento le sue parole.
'Sono quattro pareti. Dobbiamo solo capire quali.' dice spiegando la sua idea.
'Scusa perché disegnare 4 pareti?' Dice Lorenzo accigliato.
Vittoria scuote il capo e alza le spalle, nessuno sa il perché e questa teoria non può essere confermata. Zoe si alza decisa e va verso la botola. Probabilmente è stanca di tutto questo e se ne vuole andare, infatti nessuno le dice nulla.
Appena arriva in cima però, è lei a dire qualcosa.
'Ragazzi! Non si apre!'
Mike corre verso la scala per aiutare Zoe nel tentativo di aprire la porta.
'E' chiusa. Non si apre.' dice guardandoci.
Il panico si genera nella stanza. Chi va ad aiutare a spingere, chi è sull'orlo di un pianto isterico e chi bestemmia senza un vero motivo. Poi ci sono io, ferma in un angolo a osservare le varie reazioni. Non ho paura per il semplice fatto che abbiamo tutto ciò che ci serve per sopravvivere. L'unica cosa inquietante è il corpo di Giulia che si sta lacerando dalla parte opposta della camera da letto.
'ADESSO BASTA!' Urlo per farmi sentire da tutti.
'Tornate tutti ai vostri posti e manteniamo la calma. Non moriremo qui, vedetela al positivo: è come vivere in una casa tutti insieme. Troveremo una soluzione al più presto ma non con il panico fra le ossa.'
Chi prima e chi dopo, assimilano le mie parole e si siedono sul divano. Esattamente come prima.
Mike è il primo a parlare.
'Avremmo anche tutto qui, ma c'è solo una camera da letto con oltretutto il muro bucato.'
Questa è una cosa a cui non avevo pensato. È impossibile però che chi ha progettato tutto questo non abbia pensato a qualche camera in più.
'Ragioniamo: siamo in otto con una stanza a disposizione e un simbolo che indica quattro pareti.' dico.
'E se magari dietro a quelle quattro pareti ci sono quattro camere da letto?' dice Riki guardandomi.
'Anche se fosse sono comunque poche.' risponde Lorenzo.
'A meno che non stiamo a coppie' conclude Nicolò.
Il silenzio cala sulla stanza e il pensiero di dormire con Riccardo mi fa arrossire. Perchè dormirò con lui giusto? Cerco di non farmi prendere troppo dalle emozioni e mi cimento a capire quali sarebbero le quattro pareti. Guardo il muro dietro il divano e vedo un pezzo di carta da parati nell'angolo. Strano, qui non c'è la carta da parati a ricoprire il muro..
Cerco di arrampicarmi sul divano per arrivare al muro. Devo spostare Nicolò e Lorenzo per farlo.
'Che diavolo fai?' dice Lorenzo.
'Tirami su, devo arrivare la' Dico indicando il pezzo di carta. Lui mi ascolta e dopo qualche minuto mi ritrovo a toccare il soffitto. Ho davanti il pezzo di carta e lo fisso per qualche secondo. Poi con un colpo secco lo strappo e sotto vedo il simbolo 💢.
Scendo con l'aiuto di Lorenzo e tocco con i piedi per terra.
'Penso di aver trovato una delle pareti.'
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LOST- L'unico ostacolo sei tu
FanfictionCredevo di non avere via di uscita. Temevo di essermi persa. Di essere affogata nelle mie stesse paure e in quelle degli altri. Avevo paura che la solitudine, la via di fuga che stavo cercando, mi stesse portando verso un vicolo buio. In quel posto...