[ ἔκλειψις ] dereliction

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tutti apprezzano i girasoli nel momento del loro massimo splendore, ma nessuno li osserva quando la vita che li anima scivola piano via, nessuno li osserva quando si svestono dalla bellezza e indossano la malinconia, rivolti verso il basso, bruciati dal signore a cui dedicavano la loro intera esistenza.
Nessuno osserva un fiore che appassice, una rosa che perde piano i suoi delicati petali, un papavero che da rosso intenso diventa di un viola scuro e spento, triste e fragile.
Così sono gli occhi di una persona triste che ha smesso di aver fiducia nella speranza.
Sono privi di luce, piante fragili intrise di petrolio che le uccide, foglie autunnali che dondolando spariscono sotto la superficie cristallina di un lago.
Nessuno guarda mai gli occhi tristi, mai più di qualche sfuggente attimo, nessuno si sofferma ad osservarli per cogliere cosa li rende tali, nessuno cerca la storia dietro un muro di sottile ghiaccio. Tutti passano oltre e non c'è da biasimarli, cosa interessa loro della tristezza altrui? Perché cogliere un'agonizzante margheritina sul ciglio della strada, quando puoi comprare un mazzo di gardenie splendenti e vive o ancora dei fiori finti di cui non curarsi? 
La tristezza è impegnativa, così come lo sono i sentimenti e io sono stanca, stanca senza alcun motivo e non ho la forza di tenermi a galla quando una pietra legata alla caviglia mi spinge giù, preferisco diventare parte del fondale e osservare i giochi di luce che si trovano sopra di me, lontani ed irraggiungibili.
Lo preferisco, bramo il silenzio e l'oblio eterno, dove posso svestirmi dei sentimenti e far rimanere solo fragili ossa consumate dal tempo, la solitudine che permette la guarigione. Smetterò di far forza e il dolce cullare delle onde mi porterà ai confini del mare, verso l'infinito e l'oblio.

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