{lettera tredici}

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(le altre non meritano di vedere la luce, per il momento)

al mio fiore di pesco

le parole sono così belle ma così scarne, troppo povere per descrivere la bellezza che scorre e brucia dentro le tue vene dritto fino ai tuoi occhi.
qualsiasi pittore si roderebbe l'anima pur di trovare la tonalità di ambra e verde che ti colora lo sguardo, ma nemmeno un pennello intinto nel tuo sguardo sarebbe un acquarello abbastanza affidabile per riprodurlo; quella luce che li anima, così forte e tormentata, è unica e in continua mutazione.
una fotografia non ti porterebbe onore e nemmeno una poesia, spesso le parole sono sbarre e tu sei troppo per essere rinchiuso.
forse solo la musica, la stessa che è nell'impasto confuso della tua anima, potrebbe esprimerti. la natura filtra nel tuo essere passando dai tuoi occhi, poi direttamente alle dita e allo strumento, che quasi si potrebbe definire come prolungamento del tuo essere.
sei un vaso pieno di crepe, aggiustato e lasciato cadere troppe volte, ma ogni tua crepa è uno scorcio su un sogno sorto con la luna, una stella a fare da bottone ad un empìreo cangiante e in continua evoluzione.
starei ore a guardarti mentre ti esprimi, a guardarti sfuggire a te stesso e fumare, senza dire nulla.
solo guardarti, fino ad averne abbastanza della luce, quindi chiudere gli occhi e cominciare a sentirti sotto le mie dita fredde, poste un po' più vicine al tuo cuore.
te lo confido, vorrei conoscere il sapore del tuo sorriso e provare a mischiarlo con il mio, che ne dici?
ma ne avremo il tempo, se mi lascerai averne.
intanto prepara una valigia e buttaci dentro tutto quello che di te ancora non so, porta anche la brezza marina e tutto l'amore che riesci a metterci e se non ci sta tutto, mettilo in tasca. prendiamo il primo treno verso l'alba e lasciamoci guidare dal vento. dove arriveremo? non lo so e poco mi importa, non dobbiamo arrivare per forza. rubiamo l'infinito all'eternità e cuciamocelo addosso, proprio sulla pelle come una toppa sulle ferite aperte. guarderemo gli inverni passare dall'alto di uno scoglio e non avremo bisogno di altro, finché il mare non si fermerà.

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