[ ἀφάνεια ] darkness

147 25 7
                                    

ἀφάνεια: letteralmente privo di luce e certezza

Pioveva.
Grazie a dio pioveva, fu il suo primo pensiero quando si destò dall'ennesimo incubo.
Pioveva, ma non troppo forte né troppo piano.
Pioveva e basta.
Le gocce di pioggia accarezzavano i vetri della grande finestra con una carezza un po' arrabbiata, ma che conservava una delicatezza simile alle mani di una madre, ma i fotogrammi veloci dell'incubo da cui era appena sfuggita si interponevano fra il suo sguardo e la finestra violenti e improvvisi: le gocce limpide che riflettevano la luce dei lampioni diventavano subito calde e dense lacrime di sangue, la sua mano delicatamente posata sul suo braccio prendeva le sembianze degli artigli di un rapace e la sua pelle che al momento sembrava carta, si copriva di sfregi, profondi tagli ancora sanguinanti che spiccavano come evidenziati dalla sua pelle fin troppo chiara.
Chiuse gli occhi e chiuse a pugno una mano portandola sul grembo, mentre con l'altra si aggrappò al vetro freddo della finestra, ma la mano scivolava privandola di un appiglio. Sembrava che tutto intorno a lei fosse calato un silenzio tombale, un silenzio di cui aveva paura.
Soffocò un grido e strinse i denti  rannicchiandosi contro la superficie fredda, calde lacrime cominciarono a correre sul suo viso e l'istinto di urlare si fece più forte ancora perché le ricordava il sangue, quel sangue che aveva macchiato il suo incubo e sembrava macchiarle ancora le mani. 

Artigli lunghi e affilati scintillavano di una luce cremisi, riflettendo la carneficina di cui erano gli artefici.
Sangue, sangue e ancora sangue. Era ovunque, quel maledetto sangue: sulle pareti candide, sulle lenzuola candide, sulle tende candide, sulle sue mani candide. Era tutto candido in una maniera fastidiosa e penetrante prima che la pittura rossa sporcasse tutto, anche la luce che entrava dalle grandi finestre era talmente luminosa da sembrare bianca.
Sulle lenzuola macchiate c'erano due corpi privi di vita abbracciati l'uno con l'altro, le loro mani erano strette e i loro corpi sfregiati sembravano fondersi l'un con l'altro. Erano stati uccisi insieme, come Paolo e Francesca colti mentre si amavano nella maniera più pura.
Eppure qualcosa stonava, sì. C'era qualcosa fuori posto.
In quella bicromia bianco-rossa c'era qualcosa di impercettibile che non andava bene, uno sbaglio. Quell'errore fuori posto era una figura piccola, scura, all'angolo della stanza vicino alle finestre che sembrava privato dalla luce di quel sole accecante che arrivava dentro alla più piccola insenatura, tranne che in quell'angolo.
Sembrava quasi che una coltre di fiamme scure risucchiasse tutta la luce di quella parte di stanza e si modellasse sulla figura che si trovava proprio nel fulcro di quel lampeggiare buio.
La piccola figura scura mutò la sua espressione in un sorriso largo e si alzò dalla sua posizione accucciata. I colori di tutto sembravano gravitare proprio lì dove era lei, come se li attirasse tutti senza rifletterli. Si avvicinò al letto, culla di morte dei due amanti, e sorrise vedendo se stessa sfregiata dalle sue stesse mani tenuta fra le braccia della figura che sembrava completarla.
Alla fine, aveva vinto.
Il Mr. Hyde della ragazza era uscito allo scoperto simile al signore dei demoni, in tutto il suo oscuro splendore e aveva preso il sopravvento su tutto.
I colori del suo personale mondo avevano origine proprio da lì, da quell'abbraccio iconico che – nei momenti di lucidità – aveva tanto sognato e lei stessa aveva stroncato quella flebile fonte d'arte, ponendo una fine silenziosa a quella melodia colorata che era riuscita piano a far risuonare nelle pareti del suo cuore. Ora tutto era silenzioso e monocromatico.
Ora c'erano il nero, il bianco, il rosso.
E il silenzio.

Quando aprì gli occhi capì con orrore che quelle sue calde lacrime non erano piccole gocce salate.
Erano grandi lacrime rosso cremisi, reali e calde.
Girò il viso verso la sua destra e l'urlo che aveva trattenuto si fece strada fra le sue corde vocali secche e intrecciate per uscire acuto e stridulo.
C'erano due figure sul letto, morte.
E una delle due era lei.
Non poteva crederci, non poteva capacitarsene. Non poteva. Era irreale.
I mostri l'avevano lasciata andare.
Eppure... Eppure tutto attorno a lei c'era una penombra scura che sottolineava quello che stava vedendo.
Due corpi abbracciati.
Morti.
Una delle due figure era lei.
Morta.
Si guardò le mani e ciò che vide al posto delle sue dita bianche erano artigli scintillanti di sangue.
Il suo sangue.
L'agghiacciante grido cessò di colpo, il buio l'aveva presa.

 πρόσωπονDove le storie prendono vita. Scoprilo ora