Through

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Through.

Lydia entrò in classe e si sedette al suo, oramai, posto.
La sua compagna di banco, Grace, era già lì con il libro aperto. Non si erano scambiate molte parole, se non per un cortese saluto o se magari gli prestasse per un attimo la gomma per cancellare. Grace era una ragazza tranquilla, proprio come lei. Riservata e studiosa, ma a differenza di Lydia, lei non era timida, anzi. Era abbastanza schietta e non ci pensava due volte a dire ciò che pensava. Lydia, invece, preferiva tenere le sue idee, i suoi pensieri, per sè per paura di un giudizio negativo degli altri. Oltre ad essere tremendamente timida, era anche molto insicura.
Posizionò il libro sul banco e prese il suo quaderno, trascrivendo ciò che aveva sottolineato sul libro il giorno prima.
La classe stava iniziando a riempirsi e Lydia alzò di sfuggita lo sguardo verso la porta, incontrando gli occhi color nocciola di Zayn.
Lei non si era mai soffermata a guardare gli occhi di un ragazzo, se non della sua precedente cotta, ma anche se erano di un colore abbastanza comune, dovette ammettere che gli occhi e lo sguardo si Zayn, soprattutto, la attraevano. Forse lui in sè per sè la attraeva.
Non sapeva di preciso cosa fosse, anche perchè non lo aveva mai notato e non aveva mai pensato a lui sotto quel punto di vista, ma c'era qualcosa in lui che la incuriosiva. E ciò che era successo qualche giorno fa, fuori casa sua, la faceva incuriosire maggiormente su quel ragazzo.
L'aveva seguita? Perchè gli interessava tanto se lei stesse bene o meno?
Tante domande e dubbi che lei ovviamente non si sarebbe tolta da sola, ma non avrebbe mai avuto il coraggio di andargli vicino e chiedere dei piccoli chiarimenti. L'importante, era che lui non si interessasse troppo alla sua vita e che scoprisse ciò che succedeva dietro quelle quattro mura.
Continuarono a guardarsi per quelli che sembravano secoli e quel contatto visivo piaceva ad entrambi, tremendamente. Ma Lydia dovette abbassare subito lo sguardo, imbarazzata, riprendendo velocemente a scrivere cercando di essere il più normale possibile.
Di sottecchi, lo vide passare di fianco al suo banco e andare a sedersi al suo posto.
Anche se non si era voltata almeno per una volta, era sicura che Zayn la stesse guardando ancora perchè si sentiva il suo sguardo addosso. Di solito si sarebbe sentita a disagio se fosse stato qualcun'altro, eppure, in quel caso non fu così. Non la infastidiva per niente.
In quel momento, la professoressa fece il suo ingresso in classe e non perse tempo, iniziando subito la lezione.
Zayn, come al solito, si limitava a tenere il capo basso e le braccia incrociate, ignorando ciò che la donna stava dicendo e spiegando. Era la solita routine, tutto ciò che aspettava era una domanda della professoressa che non tardò ad arrivare.
«Zayn.» lo chiamò attirando la sua attenzione.
Il moro alzò il capo, sbuffando.
«Potresti ripetermi ciò che ho detto?»
«Non ho ascoltato.»
«E perchè non hai ascoltato?»
«Perchè non mi andava.» rispose secco.
«Nemmeno la domanda che ho fatto poco prima?»
Zayn portò il corpo in avanti, poggiando le braccia sul banco. «Perchè continua a farmi domande di questo tipo sapendo che tutto ciò non mi interessa affatto?»
«La speranza è l'ultima a morire.»
Rise. «Be', ci rinunci perchè con me è già morta.»
«Vuoi essere bocciato ancora una volta?»
Si appoggiò di nuovo alla sedia. «Sa' quanto me ne importi.»
A quel punto, la professoressa si arrese. Quei piccoli battibecchi con Zayn c'erano sempre stati e ad avere l'ultima parola era sempre stato lui per via della sua strafottenza.
Tutta la classe, ovviamente, aveva prestato attenzione a ciò che si erano detti la donna e Zayn, che, ignorando gli sguardi degli altri, andò a focalizzarsi solo su Lydia che lo guardava con quei suoi profondi occhi verdi. Sembrava che in quella stanza non ci fosse nessuno; solo lui e lei, vittime di quel strano incantesimo che difficilmente si sarebbe potuto spezzare.
Ancora una volta, Lydia distolse lo sguardo, guardando davanti a sè. Era sempre lei a rompere quel contatto visivo, colpa della sua timidezza e del suo ingenuo imbarazzo. E Zayn lo sapeva. Sembrava sapere tante cose di lei, ma in realtà, conosceva poco e niente. Avrebbe voluto starle accanto, conoscere ogni cosa di lei; ogni suo segreto, ogni sua paura, ogni suo sogno ... tutto. Avrebbe voluto studiare ancor più da vicino quei suoi meravigliosi occhi dai quali ne sembrava quasi dipendente; sentiva il bisogno di cercarli sempre, di cercare lei. Ma non poteva, e adesso, si era ripromesso di non rifare lo sbaglio di qualche giorno fa. Seguirla era stato uno sbaglio ed era stato anche pericoloso perchè non poteva prevedere se avesse perso il controllo proprio in quel momento, mettendola in pericolo. Adesso doveva seriamente starle lontano, per il suo bene.
Il suono della campanella lo riprese dai suoi pensieri e come sempre, attese che tutti gli studenti uscissero dalla classe. Restarono solo alcuni studenti che erano ancora intenti a posare i libri in cartella, compresa Lydia.
«Zayn, devi cercare di impegnarti.» esordì la professoressa.
Lui sbuffò. La solita lagna.
«Credo che studiare con qualcuno possa aiutarti.»
«No, io non credo.»
La professoressa ignorò la sua risposta. «Grace, potresti dare delle ripetizioni a Malik?»
«Vorrei, prof, ma non posso. Sono molto impegnata con i corsi extra e non ce la farei.»
Zayn esultò dentro di sè, ma quella gioia non durò molto.
«Allora Lydia, gli darai tu delle ripetizioni.»
La ragazza alzò di scatto la testa dalla borsa. «Cosa?»
«NO!» urlò Zayn alzandosi di scatto dal suo posto.
La sua voce così potente fece sobbalzare le due ragazze e la professoressa, le quali lo guardarono quasi impaurite.
Grace uscì velocemente dalla classe, visto che non era più tirata in causa e lasciò che la situazione la risolvessero loro. Di solito era sempre ben disposta a trovare una soluzione in qualche piccolo casino, ma non in quel caso. Zayn gli faceva paura, non voleva avere a che fare con lui, ma era vero il fatto che lei dovesse andare ai corsi extra e che "purtroppo" non avrebbe potuto aiutarlo.
«Non è la fine del mondo, Zayn.» tentò la donna.
«No, lei non capisce...» disse Zayn a denti stretti.
«Non mi interessa se non capisco o meno, oramai è deciso.» si alzò dalla sedia con il suo registro in mano. Si rivolse a Lydia. «Sono sicura che farai un ottimo lavoro e non preoccuparti, ne trarrai vantaggio anche tu.»
«Ma i-io...»
«Verrai interrogato alla prossima lezione, Zayn. Buon lavoro.» detto questo, uscì dalla classe, lasciando una Lydia pienamente perplessa e un Zayn su tutte le furie.
Il moro iniziò ad imprecare e prima che potesse rendersene conto, aveva già buttato la sua sedia contro il muro, rompendola.
Cercò di calmarsi e si accorse troppo tardi che oramai aveva già spaventato la ragazza dietro di lui. Non voleva che accadesse, non voleva che lei avesse paura di lui. Non voleva che lei lo vedesse in quella versione, anche se non era una delle sue peggiori.
Si voltò verso di Lydia e quando i loro occhi si incontrarono, lei abbassò il capo stringendo fortemente il manico della borsa.
Zayn prese un altro respiro profondo e lentamente le si avvicinò, mantenendo come sempre le distanze.
«Io e te non studieremo insieme, va bene?» lo disse con dei piccoli sospiri.
«S-si, okay.» sussurrò lei.
Lydia non accennava ad alzare il capo. Non voleva guardare il suo viso e vedere che fosse arrabbiato perchè da quello che era successo qualche secondo fa e dalle sue mani chiuse a pugno, sapeva che era così.
Infondo, che non studiassero insieme, se l'aspettava. Non che sperava che accadesse, ma il problema era come comportarsi con la professoressa.
Sentì Zayn imprecare nuovamente e uscire dall'aula, lasciandola sola. Solo in quel momento si rese conto che aveva trattenuto il fiato. Si voltò verso il muro che Zayn aveva colpito e quando vide la spaccatura, si stupì. Aveva avuto così tanta forza quasi da romperlo?
Prese in profondo respiro e poi uscì anche lei dall'aula, incamminandosi nel corridoio.
Quando arrivò nel piccolo piazzale, si fermò davanti alla piccola sedia ricoperta di mazzi di fiori, candele e bigliettini; sopra di essa, c'era la foto di Hayley Smith.
Aveva i capelli rossi e gli occhi azzurri, da far invidia a chiunque. Un piercing sul labbro e sul naso, qualche tatuaggio sulle braccia, ma non troppo eccessivi. Era una bellissima ragazza, e prima che ci fosse quella tragedia, chiunque la notasse, doveva ammettere che era così.
A volte Lydia si fermava lì, a guardare la sua fotografia, chiedendosi con quale coraggio, chi le avesse portato via la vita così, avesse avuto la forza di farlo. Aveva solo 17 anni, aveva una vita davanti a sè.
Sentì qualcuno al suo fianco e alzò lo sguardo guardando vagamente chi fosse, per poi tornare a guardare la foto. Ma quando si rese realmente chi fosse, lo alzò nuovamente riconoscendolo subito.
«Ciao.» le disse, incurvando leggermente le labbra in un sorriso.
«C-ciao.» balbettò lei. Ultimamente lo stava facendo spesso, ma in quel momento lo trovò del tutto normale.
Harry Styles, la sua cotta segreta da piu' di un anno, le aveva appena rivolto la parola e lei riusciva a stento a crederci. Non l'aveva mai notata in quegli anni, e non si aspettava che lo facesse visto che un ragazzo come lui, non avrebbe mai potuto interessarsi ad una ragazza come lei. Ma comunque, l'infatuazione che aveva avuto verso di lui era finita da un bel po', visto che oramai aveva perso le speranze.
Harry tornò a guardare la foto, mettendo le mani in tasca restando in silenzio.
Lydia si sentiva in imbarazzo e non sapeva cosa dire o fare.
«La conoscevi?» esordì d'improvviso il ricco.
«Oh, no. L'ho vista qualche volta nei corridoi...»
Lui annuì, non si era voltato a guardarla. I suoi occhi era sempre fissi sulla foto.
«Tu la conoscevi?» chiese timidamente Lydia.
Harry sorrise di ramando. «No.» rispose voltandosi finalmente verso di lei. «Tutto ciò che sapevo di lei era che preferiva stare nella sua cerchia di amici punk o dark, quel che erano; che odiava i ricconi e che a pranzo mangiava sempre e solo patatine fritte. Però si, avrei voluto conoscerla.» ammise voltandosi di nuovo verso la foto. «Lo avrei voluto davvero tanto...» quasi sussurrò.
Lydia si chiese come lui potesse trovare quel tipo di interesse verso una ragazza come lei, visto che le sue scelte andavano sempre verso le "ragazze facili", ma non osò chiedere. Si limitò semplicemente a guardarlo.
Forse se lui le avesse rivolto la parola un po' di tempo fa, probabilmente adesso sarebbe più rossa di un peperone e non avrebbe avuto il coraggio nemmeno di guardarlo per un attimo negli occhi. In quel momento si rese conto che oramai non provava più nulla per Harry, non che quel che sentiva fosse amore. Un piccola cotta come l'aveva avuta mezzo istituto verso di lui, visto che era uno dei ragazzi più popolari e belli della scuola.
Lydia non sapeva se salutarlo o meno, così si allontanò lentamente e prima che potesse voltarsi per andarsene, la voce di Harry la fermò.
«Ci vediamo, Lydia.»
Lo guardò confusa. Conosceva il suo nome?
«Si... ci vediamo.» disse. Nella sua voce poteva intendersi perfettamente che era confusa e abbastanza sorpresa.
Entrambi si diedero un ultimo sguardo e Lydia si voltò allontanandosi da lì, andando verso il suo armadietto, inconsapevole del fatto che tutto ciò che si erano detti lei e Harry era stato sentito ed osservato a poca distanza da loro da Zayn e Louis.
Zayn non voleva mai passare da lì, aveva sempre evitato quel piccolo piazzale. Se aveva lezione dall'altra parte dell'edificio, preferiva andare al piano di sopra, scendere ed entrare nella sua rispettiva classe. Ma adesso era lì solo perchè c'era stata Lydia.
«Amico, credo che tu abbia un rivale.» commentò Louis dandogli una pacca sulla spalla.
«Chiudi quella bocca.» sputò iniziando ad incamminarsi per il corridoio.
«Come siamo acidi oggi.»
«Non dovrei?»
«No, non dovresti. Insomma, in questi giorni l'hai evitata abbastanza alla grande.»
«Si e prima l'ho spaventata di brutto quando non volevo.»
«Le passerà, fidati. Ora cerca di non tentare il suicidio.»
«Sei proprio una testa di cazzo, Louis.»
«E' così divertente prenderti per il culo.»
«Potrei ucciderti in questo istante.»
«Ma non avresti il coraggio perchè sono il tuo migliore amico e tutta la tua vita.»
«Si, certo.» rispose ironico il moro.

———— ————



Zayn se ne stava steso sul letto, con le mani dietro la nuca e la testa persa tra i suoi pensieri.
Era oramai notte fonda e avrebbe potuto dormire, ma non ne aveva voglia. Anche perchè la persona a cui stava pensando sembrava quasi non dargli la possibilità di farlo.
Preferiva restare sveglio e pensare a lei, alla sua bellezza, al suo sorriso, alla sua timidezza. Pensare a Lydia lo faceva sorridere, tutto di lei sembrava renderlo... felice.
Zayn sembrava essere cambiato radicalmente da quando aveva incontrato Lydia. Non aveva mai pensato ad una ragazza così tanto e non ci aveva mai tenuto come ci teneva a lei, eppure non si conoscevano affatto.
Certo, si era ripromesso che non le sarebbe stata vicina più del dovuto, ma aveva giurato di proteggerla da ogni male che avesse incontrato sul suo cammino. Il senso di protezione che aveva nei suoi confronti quasi lo spaventava. Sembrava essere possessivo verso di lei quando tutto ciò che voleva era che Lydia diventasse sua, senza questo grande intoppo.
L'aveva evitata, non molto alla grande come aveva detto Louis, e sembrava avere tutto sotto controllo ma in realtà non era così.
Per Zayn era estremamente difficile starle lontano e non sapeva nemmeno lui come ci era riuscito in quei giorni. Non sapeva nemmeno se ce l'avrebbe fatta nei giorni a venire.
Era così attratto da quella ragazza che sentiva il disperato bisogno di starle accanto, vicino, ascoltando anche solo la sua voce.
Non appena pensò a questo, si alzò dal letto, portandosi seduto e prendendo la testa dalle mani.
Se avesse continuato così, probabilmente Louis lo avrebbe preso per pazzo e non poteva biasimarlo visto che stava iniziando a sentirsi così.
Prima che potesse darsi dello stupido mentalmente, ancora una volta, il battito forte del suo cuore attirò la sua attenzione.
Si guardò il petto e sembrava quasi che volesse uscire fuori. Quando si focalizzò meglio sui battiti, capì subito cosa stesse succedendo e mormorò un solo nome: Lydia.
Oramai lo aveva capito da tempo. Ogni volta che Lydia aveva paura, Zayn avvertiva quell'emozione attraverso il suo cuore, come una sorta di avvertimento, allarme. E non importava quanto lui cercasse di ignorare tutto ciò, doveva correre assolutamente da lei.
Indossò velocemente le scarpe e uscì dal retro della casa.
Si guardò intorno per vedere se ci fosse qualcuno e quando fu sicuro che non ci fosse nessuno, spiccò il volo arrivando in men che non si dica sotto la finestra di Lydia.
Non perse neanche un secondo e iniziò a scavalcare, salendo fino in cima.
Fortunatamente, trovò la finestra della stanza di Lydia semiaperta così la tirò su lentamente.
Entrò silenziosamente nella stanza, cercando di fare il meno rumore possibile.
Il suo sguardo finì subito sul letto dove la trovò rannicchiata su se stessa mentre stringeva il lenzuolo tra le mani.
Zayn tirò un sospiro di sollievo nel vederla comoda nel suo letto, al sicuro e non in pericolo.
Le si avvicinò e notò le sue guance bagnate, dove delle lacrime scendevano su di esse. Probabilmente stava facendo un brutto sogno ma si chiedeva cosa stesse sognando di così brutto tanto da farla piangere nel sonno. Avrebbe voluto così tanto accarezzarle le guance, asciugarle le lacrime ed toccare la sua pelle morbida. Ma non poteva.
«Mamma...» mormorò Lydia. La sua voce era così bassa che a stento si sentiva.
Zayn non seppe di preciso come si sentì in quel momento. Confuso, sorpreso, un po' spaventato, forse. Perchè aveva chiamato sua madre?
«Shh...» le sussurrò all'orecchio. «Va tutto bene.»
Dopo un pò, notò che il suo respiro era tornato regolare e che il suo viso si era addolcito. Le parole di Zayn avevano fatto effetto, rassicurandola addirittura nel sonno. Una conferma ne fu il fatto che il cuore di Zayn tornò a battere regolarmente. Era riuscita a calmarla, scacciando via il suo brutto sogno. Sorrise tra sè e sè.
Si avvicinò alla scrivania e spostò qualche libro che vi ci era appoggiato, sedendosi poi lui.
Aveva la visuale sul letto e passò tutta la notte a guardarla dormire, ammirando ancora quanto fosse tremendamente bella anche in quella versione e al sorgere dell'alba se ne andò, consapevole del fatto che tra poche ore l'avrebbe rivista un'altra volta.

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