It happened

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It happened.

Lydia guardava davanti a sè il ragazzo appoggiato disperatamente al banco, per cercare di non cadere, respirare affannosamente.

Non aveva mai parlato con Zayn, non c'era mai stato nemmeno uno sguardo di sfuggita, almeno fino a quel momento.

Stava iniziando a preoccuparsi. Cosa aveva? Un attacco d'asma? Soffriva di qualche malattia al cuore? Cosa doveva fare?

«Hey, stai bene?» gli chiese preoccupata.

Lydia si avvicinò chinando un po' il capo per cercare il suo sguardo. Provò a toccarlo con l'intenzione di poggiargli una mano sulla spalla, o provando almeno a dargli un altro sostegno su cui sorreggersi, ma quando Zayn vide quel movimento, si spostò di scatto provocando il rumore assordante del banco che strisciava sul pavimento.

Lydia a quel gesto così brusco tirò subito la mano spaventata. Tutti dicevano che Zayn non voleva essere toccato, ma lei lo stava guardando in condizioni che sembravano quasi gravi e tutto quello che voleva fare era rendersi utile. Voleva solo aiutarlo.

«S-si, sto bene.» mormorò affannosamente Zayn. Sembrava che avesse appena corso una maratona.

Detto questo, non guardandola nuovamente negli occhi, la superò uscendo dall'aula, consapevole del fatto che l'aveva lasciata sola, dubbiosa e ancora preoccupata. Ma non poteva darle spiegazioni, a stento ci aveva capito lui qualcosa.

Zayn percorse il corridoio quasi correndo, cercando il suo migliore amico tra la folla di studenti, i quali cercava di non urtare o anche solo sfiorare. Anche se questo, in quei due anni, gli era risultato abbastanza facile visto che nessuno osava mettersi sul suo cammino. Quando camminava nei corridoi o per le strade della città, le persone che lo conoscevano o cambiavano strada, marciapiede, o gli passavano affianco col capo basso a qualche metro di distanza.

La reputazione di Zayn era andata a peggiorarsi da quando era successo quell'episodio un anno fa, e tutti non potevano fare altro che evitarlo maggiormente.

Oramai Zayn non poteva farci nulla sulla reputazione che, più o meno, si era creato. Quello strano, quello da evitare, quello di cui avere paura.

Quando superò alcuni studenti, vide finalmente Louis al suo armadietto con una ragazza letteralmente avvinghiata a lui. La toccava e palpava ovunque, mentre continuavano a baciarsi. Inutile dire che lei non fosse una delle brave ragazze della scuola.

Zayn si appoggiò quasi disperatamente all'armadietto adiacente a quello di Louis e quando il suo migliore amico notò la sua presenza, non si degnò nemmeno di staccare la sua bocca da quella della ragazza.

«Non ora, Malik.» disse svogliato.

«Louis, è importante.» insistette Zayn, guardando la scena quasi con disgusto. Non gli faceva di certo piacere guardare quei due mentre si succhiavano la faccia a vicenda.

«Di che si tratta?» finalmente lo guardò. La ragazza iniziò a baciargli il collo.

«E' personale.» disse il moro duramente sperando che capisse. Infatti, Louis capì.

Si staccò dalla ragazza, la quale lo guardò confuso.

«Finiamo dopo, piccola.»

Lei si dileguò con malavoglia e Louis tornò a guardare Zayn quasi con uno sguardo di rimprovero.

Si appoggiò all'armadietto. «Mi hai appena fatto fuggire la mia sveltina, Malik.»

Quando Louis guardò meglio Zayn, vide che aveva l'affanno e sembrava non avere quasi forze. Non vedeva il suo amico in quelle condizioni da due anni ormai. Ora ce l'aveva davanti e gli sembrava quasi impossibile da credere.

When my eyes met yours.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora