Breakout

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Breakout.



E amore, mio grande amore, che mi credi? 

Vinceremo contro tutti e resteremo in piedi. 

E resterò al tuo fianco fino a che vorrai. 

Ti difenderò da tutto, non temere mai.


Guerriero - Marco Mengoni.



La matita scorreva lenta sullo strato cartaceo, disegnando d'apprima linee del tutto astratte, ma che poi, alla fine, ritraevano ciò che oramai le sue mani erano abituate a fare.

Iniziava sempre così, Zayn. Prendeva un foglio bianco e iniziava a far scorrere la matita così, a caso, non sapendo di preciso cosa disegnare o da dove cominciare. Ma sembrava che le sue mani lo sapessero.

La sentiva anche nelle ossa delle mani, nelle dita, ormai. A fondo, sotto la sua pelle, farsi spazio nel suo corpo, respirando il suo male, rendendolo migliore, pulito.

E lui gliel'aveva detto, una volta. Che lei gli era entrata dentro, così profondamente da non riuscire piu' a farla uscire. A sentirla sua, in un corpo che non la meritava, ma che lei prontamente si era presa, imponendosi di non uscire piu'. Voleva restare lì, a combattere il suo demone, la sua oscurità che lui aveva paura se la divorasse, che la lasciasse marcire dentro di lui, in quel corpo privo di ogni bene che solo lei, per la prima volta, era riuscita a portare. Un bene, una luce che da un enorme lampione, si era trasformata in una piccola fiamma di una candela che a momenti si sarebbe spenta. Un solo soffio e avrebbe perso la sua Lydia, dentro di sé, per sempre.

Non sapeva neanche come si fosse ritrovato con quel quadernone davanti e con quella matita tra le dita. Prima che avesse potuto rendersene conto, le sue linee avevano preso una forma. Adesso avevano un senso.

Sembrava che le dita non connettessero col cervello, con magari le sue intenzioni. Sapevano già cosa fare e lui non obiettava.

Il solito viso tondo, piccolo, poggiato questa volta su un braccio piegato, come se riposasse. Le solite labbra, carnose come sempre, forse di piu'. Labbra che lui non aveva la possibilità di baciare da almeno 7 giorni.

Un naso sempre piccolo, ma che da quella visuale non si poteva ammirare la sua graziosità. Capelli folti e mossi, che erano sparsi sul braccio, quasi coprendolo. Un braccio che le schiacciava la guancia, dove un occhio le si era ristretto per l'eccessiva pressione. E l'altro, aperto a guardare un punto fisso, immaginando e pensando chissà cosa. Degli occhi che avevano perso il loro colore, che un tempo avrebbero potuto far rinascere un campo di erbacce, rendendole forti, cariche del loro colore, vive. Occhi oramai spenti, che avrebbero potuto risucchiarti in quel loro vortice di buio e vuoto, senza però farti sentire perso. Perché lei poteva far sembrare anche quella solitudine una cosa giusta, e non te ne avrebbe fatto un peso.

E Zayn si diceva che voleva esserci in quel vuoto, cercando di riempirlo di sue urla di sfogo, rabbia... aiuto.

Una sclera non piu' bianca, ma ricoperta di rosso, segni di chi non dorme e che non vuole farlo per paura. Come le sue occhiaie, marcate sotto i suoi piccoli occhi.

Era così che stava Lydia: stesa sul letto, a guardare il suo vuoto, senza permettere al suo ragazzo di poterci entrare. Non lo permetteva a nessuno al di fuori di se stessa.

Zayn la guardava, lo faceva tutti i giorni ormai, chiedendosi cosa avrebbe potuto fare oltre quello. Il sentirsi inutile, respinto, lo faceva sentire da schifo e il non avere la possibilità di risolvere questo stato d'animo lo abbatteva ancor di piu'.

When my eyes met yours.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora