Dream.
Camminava per quelle vie oscure, non sapendo nemmeno lei dove fosse diretta di preciso.
Era notte fonda ed era buio attorno a lei. Non sapeva dov'era, cosa ci facesse lì. Era sola. Ma a Lydia non importava.
Per quanto potesse essere terrificante quel posto, lei non aveva paura. Continuava quel cammino sconosciuto, guardandosi intorno, cercando un qualsiasi segno o indizio.
Attorno a lei c'era aria di fresco e lei si sentiva bene. Respirava a pieno quell'aria così buona e sembrava rilassarsi.
Il sentiero in cui camminava era ricoperto da grandi alberi ai lati. Erano alti, possenti; i rami e le foglie di alcuni si intrecciavano e scontravano con quelli equidistanti a loro, come se fossero un tutt'uno.
Lydia guardò il cielo e si aspettava che le maestosità degli alberi avesse coperto anche quello, non riuscendo a vedere la bellezza delle stelle che c'era quella sera; ma non fu così.
Le foglie si aprivano ogni volta che Lydia faceva un passo, andando avanti nel suo cammino, lasciando che la luce della luna filtrasse contro di lei, come per indicarle la via.
Lydia si voltò indietro e tutto ciò che vide fu solo buio.
Ogni passo avanti che faceva, la strada percorsa in precedenza veniva cancellata, sostituita dal nulla piu' totale.
Ancora una volta, lei non si spaventò. Guardò di nuovo davanti a sè e proseguì il suo percorso, illuminato dalla luna.
D'un tratto, gli alberi ai lati del sentiero scomparvero, come se fossero caduti in un baratro.
Si aspettava di vedere il panorama che quei possenti alberi nascondevano, ma attorno a lei era tutto completamente nero. Non vedeva nulla.
Anche la luna l'aveva abbandonata, così come le stelle. Tutto ciò che le restava era quel sentiero così sconosciuto, non pauroso per lei così come poteva sembrare.
Lydia aveva la sensazione che non era nel posto sbagliato, anzi. Sentiva che doveva essere proprio lì, in quel momento, a cercare qualcosa, qualcuno.
Poi, d'improvviso, qualcosa in lontananza attirò la sua attenzione.
Non riusciva a capire cosa fosse, o chi fosse, così si avvicinò.
Una persona le era di spalle, ed era accovacciata a terra, tenendosi con una mano.
Vedeva i muscoli della schiena alzarsi e abbassarsi velocemente e poteva sentire il suo respiro affannato, irregolare. Sembrava essere anche... feroce.
Non indossava una maglietta, era a torso nudo e Lydia intuì che fosse un uomo, un ragazzo.
Anche se non c'era piu' la luna che poteva farle luce, Lydia riusciva comunque a vedere colui che le era davanti. Sembrava in difficoltà, voleva aiutarlo.
Quando provò ad avvicinarsi di più a lui, qualcosa sembrò fermarla, trattenerla.
I suoi piedi non le permettevano di avanzare, era come se fossero incollati all'asfalto di quella strada.
Provò a fare un passo indietro e si stupì nel vedere che ci riuscì. Ne fece un altro, e ci riuscì di nuovo.
Tentò ancora una volta di andare incontro a quel ragazzo, ma i suoi piedi la tennero di nuovo ferma.
Poteva tornare indietro, ritrovando la via e ricreando di nuovo il sentiero che prima si era perso, ma non voleva.
Voleva avanzare, lo voleva con tutta sè stessa, e qualcosa le diceva che era proprio la cosa giusta da fare, ciò per cui lei era lì. Il suo scopo era quello di aiutare quel ragazzo ma qualcosa glielo impediva.
Provò ad allungare la mano, cercando di toccarlo, di anche solo sfiorare la sua schiena nuda, ma non ci arrivò. Era ancora troppo distante da lui.
Prima che potesse parlare, il ragazzo lentamente si alzò, inarcando la schiena come per stiracchiarsi.
Aveva le spalle larghe e muscolose, così come le sue braccia che erano stese lungo i suoi fianchi. Ma Lydia non fece molto caso al suo fisico, seppur meraviglioso anche di spalle.
La prima cosa che Lydia notò fu il tatuaggio che era situato sulla parte superiore della schiena, sotto al collo.
Era una foglia di felce argentata, seguita da un ramoscello con delle piccole foglioline e poggiato sopra di esso, un uccello speculare.
Lydia avrebbe voluto così tanto seguire il contorno di quel tatuaggio così bello con le sue dita, toccando anche la sua pelle. Lo desiderava così tanto.
Il ragazzo stava per voltarsi, ma prima che Lydia potesse guardare il suo viso, sentì le sue gambe cedere e la testa iniziò a girarle fortemente. E poi, tutto finì.
Lydia si svegliò a causa dello sbattere di una porta.
Si portò velocemente seduta sul letto, strofinandosi gli occhi per ancora il troppo sonno.
Era sabato, non c'era scuola e avrebbe potuto riposarsi un pò, ma evidentemente Duke non riusciva ancora a capirlo dopo anni.
«Lydia!» urlò l'uomo al piano di sotto.
«S-si?»
«Scendi, adesso!»
Lei, timorosa, scese dal letto e uscì dalla sua stanza, scendendo le scale.
Duke era vicino alla porta, già pronto per uscire e aspettava di parlare con lei, evidentemente. Lydia notò anche una piccola valigia poggiata a terra, proprio accanto a lui. Già esultò dentro di sè, immaginando cosa le stesse per dire. O almeno ci sperava.
Il suo sguardo era sempre freddo e pieno di rabbia e Lydia, incontrando i suoi occhi, si irrigidì su quell'ultimo scalino, come sempre. Quell'uomo le faceva un brutto effetto.
«Starò via per qualche giorno, se qualcuno mi cerca, tu non sai dove sono e quando ritornerò, siamo intesi?»
«S-si.» anche perchè lei stessa non sapeva realmente le risposte.
«E se devi mangiare, cavatela da sola. Già è abbastanza che ti dò un tetto sotto cui dormire.»
Lei abbassò il capo, come se si sentisse colpevole, e sobbalzò ancora quando Duke uscì, sbattendo di nuovo la porta.
Quando sentì anche il rumore della macchina che partiva, allora tirò un gran sospiro di sollievo.
Duke non ci sarebbe stato per dei giorni e lei non poteva fare altro che sentirsi sollevata e meno timorosa di come si sentiva ogni santo giorno. Sarebbe stata un po' più in pace e si, si sentiva abbastanza felice adesso. E non le importava di stare da sola. Lo era sempre stata e di certo, meglio star da sole che con uno come lui in casa.
Si sporse verso la cucina e guardò l'orologio: le 10:41. Aveva dormito piu' del previsto.
Fece un ultimo sbadiglio, si stiracchiò e salì di nuovo al piano di sopra, entrando in camera sua.
Visto che Duke non era più nei paraggi, aveva la possibilità di prendersi cura della casa e così decise di voler pulire. Almeno lo avrebbe fatto in pace.
Si avvicinò al suo armadio e prese dei pantaloni di una tuta con una maglietta qualsiasi a mezze maniche, così sarebbe stata piu' comoda.
Andò poi in bagno e iniziò a lavarsi e a vestirsi, con estrema calma. Non aveva fretta.
Quando aveva iniziato a vestirsi, chissà come, le venne in mente ciò che aveva sognato quella notte.
Quel sentiero, quella luna guidatrice, quel ragazzo. Era tutto così confuso.
Lei aveva sempre creduto alle superstizioni, ai portafortuna, e anche ai sogni da cui poteva trarre un significato. Ma con questo, proprio non ci riusciva.
Provò a ricordare il viso del ragazzo, ma nel sogno non l'aveva visto. Quando stava per voltarsi verso di lei, si era svegliata. Proprio sul piu' bello. Eppure, per quel poco che riuscisse a ricordare, a Lydia quel mezzo volto era così familiare, ma non sapeva ancora dire di preciso di chi fosse.
In quel sogno, così strano e terribilmente bello allo stesso tempo, tutto ciò che ricordava nel minimo dettaglio era quel tatuaggio. Così semplice, eppure così particolare e bello. E poi, ciò che ricordava anche bene, era quella schiena nuda e quei muscoli che si contraevano tra loro.
A quel pensiero, Lydia arrossì e scosse il capo cercando di scacciar via quel pensiero.
Cercò in alcuni cassetti un codino e quando lo trovò, si legò i capelli in una coda alta, così non le avrebbero dato fastidio.
Si guardò allo specchio e sbarrò gli occhi quando posò lo sguardo sul suo braccio. C'era un enorme livido sulla sua pelle, sulla parte interna del suo braccio, sopra la piegatura del gomito.
Lei quasi si spaventò anche solo nel guardarlo. Era davvero molto grande ed era completamente viola.
Provò a sfiorarlo e fece un grosso sbaglio. Le faceva male, tanto da mordersi il labbro per non urlare.
Non aveva idea di come se l'era procurato. Lydia non era mai stata un ragazza maldestra e se avesse urtato contro qualcosa, se ne sarebbe accorta di sicuro. Per un livido così grande, poi, non si sarebbe dimenticata come si fosse fatta male.
Forse, nella notte e nel sonno, aveva urtato contro il comodino ma... era un livido decisamente troppo grande e troppo doloroso.
Mentre continuava a toccarselo, il più delicatamente possibile, si irrigidì quando pensò che forse, sempre nella notte, Duke fosse venuto nella sua stanza e l'avesse fatta male di proposito. Ma non poteva essere possibile. Lei chiudeva sempre la porta a chiave, non sarebbe riuscito ad entrare se non bussando e svegliandola.
Decise di non pensarci in quel momento e uscì dal bagno andando a prendere gli utensili per pulire.
Iniziò dal piano di sopra, dalla sua stanza la quale non le aveva dato molta fatica. Era sempre ben ordinata e pulita. Poi, arrivò il turno della stanza di Duke. Quando Lydia ci entrò, dovette portarsi una mano davanti alla bocca e al naso. C'era puzza di alchol e fumo ed era asfissiante. Aprì subito la finestra per far passare un po' d'aria e poi iniziò a pulire.
Per quanto se lo aspettasse, ciò che trovò lì dentro riuscì comunque a sconvolgerla. Con disgusto e ribrezzo, pulì ogni cosa, non spostando però vestiti e altri suoi oggetti. Non voleva che si arrabbiasse perchè qualcosa non era al suo posto come lo aveva lasciato.
Finito il piano di sopra, passò al piano di sotto, e in poche ore Lydia aveva pulito tutta la casa.
Stanca e sfinita, tornò in camera sua e si stese sul letto per rilassarsi un pò.
Era quasi orario di pranzo ma lei non aveva fame, così prese il suo romanzo preferito e riprese a leggere dalla pagina da cui si era fermata.
Lesse per un po' poi posò il libro sul comodino e si addormentò di nuovo.
Dormì per altre due ore buone e quando si svegliò, il suo stomaco brontolava. Aveva fame.
Scese al piano di sotto e andò in cucina. Aprì il frigo, i mobili e non c'era nulla. Duke non scherzava quando diceva che doveva cavarsela da sola per quanto riguarda il cibo; anche se lei doveva cavarsela da sola in ogni cosa.
Tornò in camera sua e prese la sua piccola scatola che teneva nascosta dove c'erano i suoi risparmi. Prese un po' di soldi e li poggiò sulla scrivania.
Si avvicinò al suo armadio e prese un jeans, una canotta e una felpa e tornò in bagno per lavarsi.
Quando finì di preparasi, dopo essersi anche truccata un po' (quel poco che usava), prese i soldi e uscì di casa dirigendosi verso il centro.
Come sempre quando usciva di casa, aumentava sempre il passo per non farsi fermare e notare da nessuno in quel quartiere. A volta aumentava così tanto il passo che sembrava corresse. Forse era così. Per fortuna, non aveva ancora incontrato nessuno che potesse infastidirla.
Una volta in centro, arrivò davanti al piccolo mini-maket ma si rese conto di non avere molta fame come si aspettava. Sembrava quasi esserle passata. Anche perchè, secondo lei, non aveva molto senso cucinarsi un piatto di pasta nel tardo pomeriggio. Così, decise di prendersi una bibita gasata e qualche liquirizia alla frutta.
Comprato tutto ciò, uscì dal negozio e iniziò a passeggiare per quelle strade che, seppure esse fossero illuminate dai lampioni (alcuni non funzionanti) e dai vari negozi aperti, le davano una strana sensazione di paura e timore. Quella città non le era mai piaciuta e poteva anche dire che non era una delle migliori, visto che non solo la città stessa era malfamata ma nel quartiere dove viveva lei era molto peggio.
Quando finì di bere la bibita, buttò la lattina in un cestino sul marciapiede e poi si aprì una liquirizia iniziando a mangiarla.
«Ciao piccola.»
Il cuore di Lydia prese a battere forte nel solo sentire quella voce perchè sapeva di chi era. C'era solo un ragazzo che la chiamava così.
Alzò il capo e incontrò lo sguardo di Zayn il quale era poco distante di lei, seduto su un lungo muretto che era su quel marciapiede.
Per quanto lei provava a trattenersi, non riuscì a non arrossire davanti a lui e a quel nomignolo. Il suo cuore, oltre a battere forte per quella strana emozione, sembrò voler scoppiare di gioia quando vide che lui incurvò le labbra in un bellissimo sorriso. Non sapeva nemmeno lei come riuscisse a stare ancora in piedi.
«C-ciao Zayn.» riuscì a dire. Odiava così tanto il suo balbettio.
«Cosa ci fai qui?»
«Oh... io, ehm... sono venuta a comprare qualcosa da mangiare.»
Lydia vide che Zayn la guardava abbastanza confuso e divertito allo stesso tempo. Forse si aspettava che lei avesse qualche busta con del cibo o che mangiasse un panino.
«Si, ehm... diciamo che non avevo molta fame come mi aspettavo e ho comprato delle liquirizie.»
Lui inarcò un sopracciglio, cercando di trattenersi dal sorride per il suo tono da tenera bambina.
«Ne vuoi una?» chiese timidamente Lydia, già rossa in viso per l'imbarazzo, per la vergogna, per come si era trovata in quella situazione.
Zayn sorrise. «No, grazie.» poi tornò un po' serio. «Sai, non dovresti girare per queste strade da sola.»
«Si, lo so...»
«Dai, ti riaccompagno a casa.» scese giù dal muretto.
«Oh, no. Non preoccuparti. Volevo fare una passeggiata... non mi va di tornare a casa.» ammise.
«Posso farti compagnia, se vuoi.»
«Si, certo.» gli fece un mezzo sorriso. In realtà, lei apprezzava tanto la compagnia di Zayn, a differenza di qualcun'altro.
Lydia si mese le mani in tasca e quando Zayn si mise al suo fianco, iniziarono a camminare. Solo in quel momento vide che tra le dita di lui c'era una sigaretta. Era accesa, quasi a metà.
«Non sapevo fumassi.» ed era vero. In tutti quegli anni che l'aveva visto per la scuola, non lo aveva mai visto fumare.
«Si. Purtroppo è un vizio che non riesco ancora a togliere.» stava per portarla alle labbra, poi si fermò. «Ti dà fastidio?»
«No, no, figurati.» "sono abituata a sopportare di peggio." avrebbe voluto dire.
Zayn portò la sigaretta tra le labbra e lentamente aspirò.
Il fumo uscì dopo un po', non proprio come si aspettava Lydia, ma restò comunque affascinata da lui. La sigaretta gli dava un'aria così dannatamente sexy e lei se ne rese conto in quel momento, mentre continuava a guardargli le labbra. Quelle labbra così carnose.
Quando vide che Zayn si voltò verso di lei, Lydia abbassò subito il capo guardando le sue scarpe, arrossendo più di quanto già non stesse facendo. Lo sentì sorridere e lei si fece piccola piccola nella sua felpa, mentre cercava di nascondere il suo viso oramai rosso con i suoi capelli color rame scuro.
«Cosa farai stasera?» le chiese il moro.
«Mh, niente... credo che resterò a casa.» Lydia non voleva apparire per un'asociale o altro, ma a volte preferiva restare a casa a leggere un libro piuttosto che uscire. Anche perchè non aveva nessuno con cui uscire in quel momento. «Tu?» gli chiese.
Zayn alzò le spalle. «Non so, credo che resterò anch'io a casa, magari a cercare di ricordarmi cosa abbiamo studiato negli ultimi due giorni.»
«Hai già dimenticato tutto?» chiese ironica lei.
«Guarda che non è facile ricordarsi le date, dove si è diffuso quel coso, i nomi di quei tre...»
«Lo abbiamo ripetuto tre mila volte, Zayn!» lo richiamò ridendo.
Il moro sorrise vedendola ridere di nuovo così, ma soprattutto, sorrise quando sentì pronunciare il suo nome. Tutto era meraviglioso se pronunciato da lei, anche il suo nome.
«Vuol dire che dovremmo ripetere altre tre mila volte.»
Lydia si portò una mano sul viso e scosse il capo sorridendo e Zayn fece un altro tiro di sigaretta, mentre la guardava. Era così bella.
«Posso farti una domanda?» chiese il moro dopo un pò, aspirando di nuovo dalla sigaretta.
«Certo.» rispose Lydia, vedendolo cacciare fuori il fumo grigio mentre lentamente si disperdeva nell'aria.
«Tu e quella Lola siete amiche?»
«No, non di preciso. Più che altro... conoscenti.»
«La maggior parte delle volte ti ho vista con lei.» fece un ultimo tiro, poi buttò la sigaretta, cacciando fuori il fumo.
«Si, be'... qualche volta sono uscita con lei e la sua comitiva, ma non l'ho mai ritenuta amica. Ci scambiamo qualche parolina ma nulla di più. E credo che nemmeno quello adesso ci sarà più.»
«Perchè?»
«Crede che io piaccia a McCall e viceversa e mi ha detto "McCall non deve interessarti neanche minimamente", quindi credo che a lei piaccia McCall.» si portò poi subito la mano alla bocca.
«Cosa c'è?» domandò Zayn confuso.
«Forse non avrei dovuto dirtelo.»
«E perchè?»
«Perchè magari lei voleva che lo capissi solo io e che restasse abbastanza segreto.»
A quel punto il moro rise, ma non per deriderla, anzi. Le faceva tenerezza, troppa. Quella ragazza si preoccupava dello stato d'animo di chiunque, anche di una stronza come Lola. Era così buona e ingenua.
«Non preoccuparti, non lo dirò a nessuno.» la rassicurò. «E poi, pensa che coppia: lo psicopatico e la zoccola. Bellissimi.»
Lydia ridacchiò. «Già...»
Camminarono l'uno di fianco a l'altro, parlando e scherzando tra loro come se si conoscessero da tempo. Lo scopo di Zayn era quello di farla ridere e sorridere, come sempre, e Lydia, mettendo da parte la sua timidezza, riuscì a far sorridere anche il moro di tanto in tanto.
Parlando, non si rese conto che si era allontanata dalle strade che conosceva e si fermò.
«Aspetta, dove siamo?» domandò.
«Non preoccuparti, conosco questo posto. Più avanti c'è una specie di riserva mia e dei miei amici, ma loro non ci sono. Possiamo restare lì per un po'. Ti riaccompagno io a casa.»
Lydia si mordicchiò l'interno guancia, impacciata. Non sapeva cosa dire.
«Tranquilla, non ti mangio mica.»
«No, cioè... è che non voglio disturbarti.»
«Piccola, sul serio, ti preoccupi troppo.» le sorrise. «Non preoccuparti, andiamo.»
Lei mormorò un timido "okay" e si avvicinò di nuovo accanto a lui, seguendolo in quelle strade. Per quanto quella proposta potesse sembrare un po' strana, Lydia non si preoccupò di accettare. Si fidava di lui... stranamente.
Poco dopo, arrivarono davanti ad un piccolo edificio, di un solo piano. Sul muro c'erano un sacco di graffiti e scritte e per un attimo Lydia si perse seguendo i contorni e guardando quella fantasia di colori così belli e allegri, seppur illuminati da un semplice lampione.
Zayn prese dalla tasca delle chiavi e ne mise una nella serratura, aprendo la porta.
Entrò per primo e poi mantenne la porta per farla entrare, spostandosi ma quando si voltò, sbuffò sonoramente.
«Ma che cazzo, non dovevate essere già usciti voi?!» sbottò.
«Ti sembra l'ora di tornare, amore della mamma? Mi hai fatto preoccupare!»
«Dio mio...» sussurrò Zayn abbassando e scuotendo il capo.
Lydia guardò abbastanza confusa e divertita la scena. Aveva già visto Zayn battibeccarsi con un suo amico ed era sempre divertente da vedere.
Il ragazzo che aveva parlato aveva i capelli di un biondo scuro, nel castano. Quando lui si avvicinò a loro, Lydia potè notare i suoi occhi azzurri, quasi come il colore dell'oceano. Era alto, spalle larghe e braccia muscolose, ma non quanto quelle di Zayn. Le labbra grandi ma sottili e leggermente carnose, di un rosa chiaro. Anche la sua carnagione era chiara e i suoi lineamenti erano dolci. Era decisamente un bel ragazzo e a pelle, a Lydia già stava simpatico.
«Dove sei stato, mh?!» domandò il biondo a Zayn, mettendo le mani sui fianchi.
«Ti spaccherei la faccia, ti giuro.»
«Oh, lo so che mi ami, amore.» ribattè lui. Poi, posò lo sguardo su Lydia. «E lei chi è?» ammiccò.
«Non ci pensare nemmeno.»
«E non fare il geloso, Malik. Voglio solo presentarmi.» si giustificò il ragazzo. Si avvicinò a Lydia e le porse la mano. «Io sono Niall.»
«Lydia.» disse lei, stringendo la sua mano, facendo un piccolo sorriso.
Il moro, assistendo a quella scena, si ingelosì del suo amico, come aveva fatto il giorno precedente con Louis. Era stato il secondo a toccarla prima di lui.
«Mh, Lydia. Bel nome per una bella ragazza.»
Lydia incurvò le labbra in un piccolo sorriso, arrossendo appena.
«Ti prego, risparmiati.» disse Zayn, alzando gli occhi al cielo. Il suo amico non solo aveva avuto l'onore di toccare la sua mano, la sua pelle, ma stava anche flirtando con lei!
«Hai visto com'è antipatico? Non so nemmeno come tu abbia fatto ad arrivare con lui fin qui.»
«Chiudi quella bocca.»
«Io sono molto meglio di lui. Sono simpatico, irlandese, dolce e di certo non scontroso come questo qui.»
«Sta' zitto.»
«Tienimi in considerazione, sono un ottimo partito.»
«Okay.» disse Lydia, ridendo.
Niall le fece un occhiolino, poi guardò Zayn e iniziò a far muovere velocemente la lingua fuori la bocca orizzontalmente per poi voltarsi e andarsene in un'altra stanza. Lydia ridacchiò ancora di più.
«E' simpatico.» disse lei.
«E' un'idiota.»
«Ti ho sentito!» urlò Niall dall'altra parte.
«Meglio!» rispose Zayn.
Lydia rise ancora e si guardò intorno, esaminando quel posto. Era diviso in tre stanze e quella in cui erano lei e Zayn, all'entrata, era la più grande evidentemente. Sulla sinistra c'era la tv e sotto di essa varie console e giochi. Poi un divano grande nero e due poltrone ai lati, con al centro un divanetto. Dietro di loro, un bancone con degli sgabelli e dietro di esso degli scaffali al muro con bibite e varie bottiglie di alcool. Sembravano stessero lì per bellezza. Era come se fosse un piccolo bar.
Sempre sulla sinistra, c'era un porta blu. Lydia pensò che fosse il bagno visto che sulla destra c'era un'arcata e da lì si intravedeva parte della cucina. Era piccola, ma sembrava carina.
Non era un posto grande, ma bastava per stare in compagnia con i propri amici ed era bello seppure ci fosse solo del tocco maschile.
«Forse è meglio se noi-»
«E' arrivato il mio ragazzo!»
Entrambi si voltarono vedendo Louis venirgli incontro spalancando le braccia, con un bellissimo sorriso.
Lydia fu contenta di vederlo. Lo conosceva già, seppure da poco, e gli era molto simpatico. Vide anche che il livido sotto l'occhio era quasi svanito. Si vedeva appena.
Dietro di lui, notò che avanzava anche un altro ragazzo. Non lo aveva mai visto, così come Niall.
Louis si avvicinò a Zayn e lo abbracciò, pur sapendo che lui non lo avrebbe ricambiato. Era una scena così comica.
Quando si staccò, Louis prese ad accarezzare i capelli di Zayn, cercando di fare una faccia triste, materna.
«Che cosa c'è? Vuoi qualcosa da mangiare? Vuoi una bella crostata con un buco così che tu possa soddisfare le tue voglie?»
Zayn rise, scostandogli il braccio. «Sta' zitto, idiota.»
«La voglia di mangiare, sciocco!» Louis si voltò verso Lydia. «Tu mica hai inteso male, vero Lydia?»
Aveva inteso male, si. «Oh, ehm, no, certo che no.» balbettò, arrossendo.
«Visto? Sei sempre e solo tu.» lo richiamò.
«Si, certo.»
Louis mise un braccio attorno al ragazzo che gli stava accanto, il quale guardava anche lui la scena divertito, e guardò Lydia.
«Io e te già ci conosciamo, tesoro,» Louis guardò Zayn che lo fulminò con lo sguardo. Gli piaceva farlo innervosire. «questo è Liam ed è quello che ha più pazienza di noi tre cervelli bacati.»
«Parla per te.» disse Zayn.
Louis lo ignorò. «E' come il nostro tenero e severo papà.»
Liam parlò. «Ma queste stronzate te le sogni la notte?»
«Probabile.»
Lui le porse la mano. «Liam.»
«Lydia.» disse lei, stringendo la mano.
E ora Liam era stato il terzo a toccarla prima di lui. Avrebbe potuto fare una lista adesso.
A differenza di Niall, Liam aveva la carnagione molto scura. I capelli castani sistemanti in un ciuffo con del gel. I suoi occhi erano piccoli e di un marrone chiaro, ma non potevano mettersi a competizione con quelli di Zayn che, a suo parere, erano meravigliosi. Aveva la barba e i suoi lineamenti erano duri. Le sue labbra erano di un rosa scuro, diverse da quelle di Niall. Alto, spalle larghe e muscoloso; sembrava che tutti gli amici di Zayn avessero per natura queste tre caratteristiche. Era, però, anche lui un bel ragazzo.
«Quando cazzo ve ne andate?»
«Calma, amore. E' ancora presto.» disse Louis. «E poi, perchè questa fretta di cacciarci? A Lydia piace la nostra compagnia, vero?» la guardò.
«Vero.» annuì lei, sincera.
Zayn si voltò verso di lei, quasi rimproverandola con lo sguardo, scherzosamente. Di risposta, ricevette da lei un sorriso trattenuto, dove premeva le labbra insieme cercando di trattenere il suo risolino tanto dolce. In quel momento pensò che non sarebbe mai riuscito ad arrabbiarsi con lei, mai. Almeno la parte del vero lui non l'avrebbe fatto. Sarebbe riuscita a farlo addolcire in un attimo, in qualunque modo.
Riuscì anche a farlo calmare e sciogliere un po' davanti alla presenza dei suoi amici. Non era arrabbiato con loro, erano abituati ad avere un dialogo così tutti i giorni, solo che voleva passare più tempo con Lydia, da soli.
«Cazzo, se non ci fossi io quel bagno sarebbe un cesso.»
Una ragazza uscì dalla porta blu e quando notò che i presenti erano nel piccolo salotto (compreso Niall che li aveva raggiunti poco prima), si stupì un pò.
«E' così che deve essere.» rispose Louis.
«Si, certo.» lo arronzò. Posò subito lo sguardo su Lydia, avvicinandosi a lei. «Ciao, io sono Cher.» le porse la mano, euforica.
«Ehm, Lydia.» strinse la sua mano, sorridendo un po' imbarazzata.
Cher aveva i capelli color castano scuro ed erano raccolti in uno chignon. Portava anche una bandana attorno al capo, rossa. I suoi occhi erano marroni e la sua carnagione era chiara. La sua pelle era così liscia, la si notava subito. Era magra, molto magra, e Lydia le invidiò la mancanza di fianchi. Sembrava perfetta.
«Ci mancava solo la pazza squilibrata.» commentò il moro.
«Risparmiami le tue frasi d'amore, Malik.» prese alcune ciocche di Lydia e dolcemente gliele accarezzò portandole avanti sulle spalle. «Adoro i tuoi capelli. Sei la ragazza di Zayn?»
Lydia arrossì subito. «Oh, no no, noi siamo... ehm, cioè-»
«Che carina, vieni qui!» Cher abbracciò subito Lydia, non dandole il tempo di dire un'altra parola.
Lydia, sorpresa, ricambiò quell'abbraccio abbastanza strano ma lo apprezzò comunque.
Cher, che aveva appoggiato la testa sulla spalla di Lydia, guardò verso Zayn che le stava accanto e gli mimò con le labbra "E' bellissima".
Zayn sorrise, scuotendo il capo. Gli era piaciuto vedere Lydia così in imbrazzo a quella domanda. Lui aveva preferito non rispondere perchè la risposta che avrebbe voluto dare non sarebbe mai stata possibile e quella possibile non era affatto giusta.
Quando si staccò, Lydia fece un altro sorriso imbarazzato alla ragazza che le era difronte che aveva subito notato le sue guance ancora un pò rosse.
«Non ti ho mai visto da queste parti. Di dove sei?» le domandò Cher.
«Oh, mh, sono di un altro quartiere, poco distante dal centro.» non voleva dire neanche il nome di quel posto. Si vergognava.
«Vuoi andarla a trovare a casa ogni giorno costringendola a giocare con le barbie?» disse Louis.
«Spiritoso quanto un dito in culo, cugino.»
«Siete cugini?» domandò Lydia.
«Si, ma di secondo grado. Che cosa brutta. Andiamo, spostiamoci da questi idioti.» la prese per la mano e la portò vicino al bancone, dove Lydia vi si appoggiò.
Zayn sospirò, passandosi una mano sul viso.
«Amico, l'hai persa.» commentò Liam. «Comunque te la sei scelta bene.»
«Già.» aggiunse Niall.
«Chiudete quella bocca.»
«Oh, Zayn gelosone. Che tenero.» lo prese in giro il suo migliore amico.
«Andate a fanculo.»
«No, io adesso vado a parlare un po' con la tua ragazza. A te non dispiace, vero? Certo che no.» l'irlandese gli rivolse uno sguardo divertito prima di voltarsi.
«Porta le tue chiappe qui, coglione.»
Ma il biondo lo ignorò e si sedette su uno sgabello proprio accanto a Lydia che lo accolse con un sorriso.
Il moro sospirò, puntando poi il dito contro Louis e Liam. «Un giorno vi ammazzo tutti.» e si diresse verso il divano.
«Lo sappiamo.» disse Louis, che lo seguì insieme a Liam.
Zayn prese il divano e lo girò poggiandolo contro il muro, così che avesse la visuale contro il bancone.
Quelle azioni non passarono inosservate a Lydia che, incontrando lo sguardo di Zayn, gli sorrise appena abbassando lo sguardo e tornando ad ascoltare la conversazione di Cher e Niall.
Accanto a Zayn, sul divano, si sedette Louis mentre sulla poltroncina di lato, Liam.
Solo Louis, come detto in precedenza, aveva la possibilità di toccare Zayn e solo lui sapeva la sua vera natura. Liam e Niall erano suoi amici, certo, ma non gli avrebbero mai creduto e così si era limitato a dire che non voleva essere toccato, già dal primo giorno in cui si erano conosciuti. Tutti e quattro lavoravano nello stesso giro e la loro amicizia si rafforzava giorno dopo giorno. Liam e Niall rispettavano quella strana mania di Zayn e non lo contraddicevano. Non avevano mai provato a toccarlo e mai lo avrebbero fatto.
Louis e Liam iniziarono a parlare e Zayn per un po' aveva partecipato all'inizio di quella conversazione, ma poi ad un tratto si era perso.
Tutto ciò che gli importava e guardava era Lydia, che era proprio davanti a lui. La guardava ridere ogni tanto a qualche battuta di Niall o a qualche commento di Cher e quanto fosse bella nemmeno Dio sarebbe riuscito a dirlo.
Poi, la vide scostarsi di poco dal banco e lentamente iniziò a togliersi la felpa. Forse aveva caldo. Rimase così solo in una canottiera bianca, non trasparente e nemmeno scollata. Lei si portò tutti i capelli su una sola spalla, precisamente sulla sua sinistra dove c'era Niall, scoprendo così gran parte del suo collo.
Zayn sospirò così profondamente che a momenti gli girava la testa. Quella ragazza riusciva a tentarlo nelle cose più banali come se nulla fosse. E non lo faceva nemmeno di proposito.
Guardava quel collo e non voleva fare altro che andare lì, stringerla tra le sua braccia e iniziare a baciare quella pelle così morbida, delicatamente. E non avrebbe voluto baciare solo quella parte ma tutto il suo meraviglioso corpo, ma forse, ciò che lo attirava di più erano quelle sue labbra così piccole e carnose. Quante volte avrebbe voluto mordergli quel labbro inferiore, nessuno lo sapeva.
Lydia dopo un pò stese le braccia lungo il corpo e quando Zayn guardò il suo braccio sinistro, si irrigidì. Quel livido. Purtroppo, non fu l'unico a notarlo.
«Cazzo, Lydia, come te lo sei fatto?» domandò Niall.
«Non ne ho idea... ieri non ce l'avevo. Forse ho urtato il braccio contro il comodino questa notte.»
Louis si alzò e si avvicinò a lei. Zayn era come paralizzato su quel divano. Prese a stringere le mani a pugni, fortemente, facendo fare le nocche bianche.
«Fa vedere.» disse Louis, prendendo delicatamente il braccio di Lydia. «Non può essere a causa del comodino... ci hai messo qualcosa? Crema o altro?»
Lydia scosse il capo.
«Aspetta, dovrei avere io qualcosa.»
Louis andò in bagno e quando trovò una crema, la stessa che aveva usato per il suo livido, tornò in salone e fece sedere Lydia su uno sgabello, poi avvicinò un altro accanto a lei.
Mise un po' di crema sulla pelle, dove c'era il livido, e Lydia sobbalzò un pò. Era fredda.
Louis con una mano teneva fermo il braccio di lei e con l'altra iniziò a massaggiare.
Non appena iniziò, Lydia quasi urlò dal dolore. Era insopportabile, a momenti avrebbe pianto come una bambina.
«Lo so, fa male, ma devi soffrire solo per un po'. Poi starai meglio.»
Lydia annuì, fidandosi delle parole di Louis e si morse il labbro per cercare di trattenere i suoi piccoli lamenti. Strinse gli occhi e girò il capo, non volendo guardare e pensare troppo al dolore che stava provando in quel momento.
D'improvviso, si sentì una porta sbattere e tutto sobbalzarono. Zayn era uscito dall'appartamento.
Tutti rimasero confusi di quel comportamento, solo Louis sembrò capirlo. Infatti, quando finì di medicare Lydia, ricevendo da lei un timido "grazie", uscì anche lui, recandosi in uno dei vicoli più vicini cercando Zayn. Lo trovò a dare pugni contro il muro, un muro che lentamente si stava sgretolando per via della rabbia di Zayn.
«Amico, devi tener d'occhio la tua ragazza. Quello non è un livido da niente. Qualcuno le avrà-»
«Sono stato io.»
«Cosa?»
«Sono stato io a farle quel livido!» urlò il moro. «Sono stato io a farle del male!»
Zayn aveva smesso di colpire quel muro solo per urlare in faccia al suo amico che il colpevole del dolore di Lydia era soltanto lui. Il suo respiro era irregolare, la rabbia stava per prendere il controllo su di lui e se non si sarebbe calmato adesso, si sarebbe trasformato. Doveva calmarsi.
«Come gliel'hai fatto, Zayn?» domandò con calma Louis.
Come ogni notte, Zayn trovò la finestra della stanza di Lydia semi-aperta e avrebbe voluto ringraziarla in qualunque modo per questo, perchè se fosse stata chiusa, non sapeva come avrebbe fatto.
Lentamente, la aprì del tutto e piano mise un piede dentro, poi anche l'altro ed entrò.
Non era ancora abituato al fatto di trovarla sempre più bella mentre dormiva. S'incantava nel guardarla dormire, in tutta la sua bellezza.
Il suo viso era riposato e il suo respiro era pesante e regolare; segno che non stesse facendo qualche brutto sogno.
Quella volta, Lydia dormiva stringendo a sè il lenzuolo, come se fosse un pupazzo. Era un'altra versione di lei così tenera che Zayn sorrise.
La distanza tra loro due era un po' troppa e Zayn non era soddisfatto, così si avvicinò un po' di più.
Quando avanzò il passo, Lydia si mosse e il moro si fermò subito temendo che si fosse svegliata. Ma non fu così. Lydia aveva solo spostato il braccio un po' più verso la fine del letto, come se quella fosse la posizione più comoda per quel momento.
Zayn, allora, avanzò ancora.
Si ritrovò così vicino al letto e avette la possibilità di guardarla meglio.
Una ciocca dei suoi capelli ramati le era caduta sul viso e lui avrebbe voluto scostargliela, mettendogliela dietro l'orecchio, accarezzandogli poi dolcemente la guancia, ammirando quel suo viso angelico.
Nessuno sarebbe riuscito a capire quanto Zayn stesse soffrendo perchè non poteva toccarla, nemmeno sfiorarla. Nessuno. Era come se fosse una punizione e lui per questo fremeva di rabbia, tanta rabbia.
Lui sentiva il costante bisogno di toccarla e il non poterlo fare lo uccideva, lentamente.
Sarebbe stato così per sempre? Lui non lo sapeva e non voleva neanche pensarci o sarebbe uscito pazzo.
Adesso, quel suo braccio, quella sua pelle, era una pura tentazione per lui in quel momento. In realtà, lei in sè lo era sempre.
Voleva toccarla, voleva provare a sfiorarla. Forse se si sarebbe trattenuto più di quanto facesse normalmente, ce l'avrebbe fatta. Doveva farcela.
Lentamente, iniziò a far avvicinare la mano verso il suo braccio e solo in quel momento si rese conto che tremava.
Doveva concentrarsi, doveva restare calmo.
Allungò un po' il dito e iniziò a sentire il calore della sua pelle. Per quell'attimo si sentì bene. Poi, finalmente la toccò ma non appena lo fece, Lydia retrasse subito il braccio contro di sè e sul suo viso apparve una smorfia di dolore.
Zayn fece alcuni passi indietro, spaventato.
Cercò di guardare il suo braccio e vide che velocemente stava iniziando a formasi una macchia. Era viola. Era un livido.
L'aveva fatta del male.
Guardò la sua mano spaventato, poi tornò a guardarla e la vide rannicchiarsi più su sè stessa, come se si stesse proteggendo.
Temette che da lì a poco si svegliasse, così velocemente uscì dalla finestra e saltò giù.
Il suo cuore correva veloce, il suo respiro era irregolare. Era spaventato da sè stesso. Non lo era mai stato così tanto, nemmeno negli altri episodi molto più tragici accaduti in precedenza.
In quel momento, non voleva fare altro che sparire per sempre. Non riusciva ad accettare e a credere che aveva appena fatto del male alla ragazza piu' importante della sua vita.
Louis, dopo che Zayn gli aveva raccontato tutto, provò a mettersi nei suoi panni. Non doveva essere facile non poter stare con la ragazza che ti piace perchè puoi farle sul serio del male. Vedeva che Zayn soffriva e tanto, anche se non lo dava a vedere. Voleva così tanto aiutare il suo amico, ma non sapeva cosa fare.
«Zayn, devi provare a toccarla quando sei realmente sicuro di saper controllare la tua forza.»
«E se non ne fossi mai in grado? Se fosse così per sempre?» adesso parlava normalmente, si era calmato.
«Smettila. Non partire già così negativo. Se vuoi realmente che tra te e lei funzioni, non devi scoraggiarti così. Una cosa bisogna volerla.»
«Io la voglio.»
«Lo so, ma se inizi a buttarti merda addosso, perderai il tuo obiettivo.»
Zayn non avrebbe mai permesso di perderla, non senza aver fatto almeno un tentativo. Un tentativo giusto.
«Adesso cerca di calmarti e torniamo dentro. Tra poco ce ne andremo e potrai stare da solo con la tua amata.» lo prese in giro.
«Idiota.» commentò Zayn.
Insieme, si diressero di nuovo verso la riserva e quando entrarono, Louis andò a sedersi sul divano mentre Zayn rimase incantato nel guardare Lydia che gli veniva incontro. Lo guardava preoccupato.
«Stai bene?» gli chiese.
«Si, sto bene.»
Lydia lo guardò un po' dubbiosa, non fidandosi subito delle sue parole.
Zayn sorrise. «Sul serio, sto bene.» era bello vedere che lei si interessasse così tanto a lui.
«Okay.» mormorò lei, sorridendo appena.
Aveva indossato di nuovo la felpa e Zayn ne fu felice di questo; almeno non avrebbe visto quel livido. Lo faceva stare così male il fatto che fosse stato proprio lui a farglielo.
«Lydia, cosa fai dopo?» domandò Cher, seduta sul divano accanto a Liam.
«Niente, resterò a casa.» rispose lei, un pò vaga.
«Perchè non vieni con noi? Andiamo in discoteca.»
«No.» rispose subito Zayn. Il suo tono era duro e severo.
Lydia lo guardò, stupita del fatto che avesse risposto così severamente per una cosa, poi, che non avrebbe dovuto interessargli. Ma lei non sapeva che la questione gli riguardava eccome.
«Sta' zitto tu.» lo richiamò Cher, alzandosi e vedendo verso di loro. «Dai, vieni, ci divertiremo.»
«Be', ecco, io... dovrei tornare a casa e non voglio infastidire nessuno.»
«Ma non dire sciocchezze, ti accompagno io. O magari puoi dormire a casa mia, se non è un problema per i tuoi. Dai, dì di si.»
«Cher, no.» disse Zayn.
«Cher, davvero, non credo che-»
«Perfetto! Andiamo.»
La mora prese la mano di Lydia e velocemente uscì dall'appartamento dirigendosi verso casa sua per preparasi insieme a lei per la serata.
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When my eyes met yours.
RomanceUno sguardo. Era bastato un solo sguardo per far si che gli sforzi di Zayn andassero in frantumi dopo anni. Quando gli occhi verdi di Lydia avevano incontrato i suoi, sapeva che tutto, oramai, sarebbe cambiato. Lui non avrebbe mai voluto che tutto...