《Ali come stai ?》
Stranamente sono felice di vederli, dopo ciò che è successo ieri. Spero che loro siano contrari a tutto ciò e quindi protestino per farmi andare a casa.
《Bene, vero che mi portate a casa oggi!?》
Mia mamma mi guarda con un sorriso forzato e mio padre gli mette una mano sulla spalla e si avvicina per dirmi qualcosa.
《 abbiamo chiesto noi il loro aiuto Alice, dovrai restare qua. Tra poco ti trasferiranno in una parte dell'ospedale dove ci sono delle camere più belle, per gente che deve stare per tanto tempo qui. Noi verremo a salutarti ogni giorno.》
Non sono arrabbiata, capisco ciò che vogliono fare, ma sono delusa. Delusa perché mi aspettavo che stessero dalla mia parte, che mi capissero e che forse mi lasciassero stare nella mia monotonia...
Fisso mio padre con uno sguardo senza emozioni e poi lo sposto a mia madre che ha ancora quel sorriso tirato in faccia.
《Il telefono dobbiamo tenerlo noi, è per questo che non l'hai trovato in camera. Potrai usare quello fisso che c'è qui.》
Non mi importa del cellulare. Non serviva a niente...
《Okay.》
Mi giro e vado verso la mia stanza passando nel corridoio le luci si spengono all'improvviso e le persone spariscono. Sono di nuovo nell'incubo. Perché mi succede così spesso? Che cosa mi sta capitando?
Decido di non guardare nelle stanze perché ogni volta che lo faccio c'è sempre qualcosa di brutto e vado avanti. Al fondo vedo una luce che lampeggia, arrivo fin sotto alla lampada che sembra che stia per cadere, di fronte a me ho solo una stanza e di lato anche, è come se fossi finita in un angolo cieco. La porta è leggermente aperta, prendo la maniglia fra le mani e tiro su un sospiro. Entro nella stanza e appeso al soffitto c'è un corpo, il corpo di una persona che conosco bene, della persona che mi ha ridotto così. Dietro c'è di nuovo una scritta: I MISS YOU MY BAE.
Mi butto per terra e inizio a piangere con il viso fra le ginocchia e un urlo che parte dalla mia bocca sovrasta la stanza.
Sento una mano che mi scrolla e indietreggio sbattendo contro il muro.
《VA VIA, NON SEI REALE. VAI... VIA》 singhiozzo fra le lacrime.
《Alice calmati sono io.》
Le mani di mio fratello mi prendono il viso e noto che tutto è tornato normale. Mi trovo in una stanza e un signore anziano su un lettino mi guarda spaventato.
《Portala via.》 Dice con la voce piena di terrore.
Mattia mi solleva e mi porta fuori dalla stanza. La gente si volta verso di noi. Nascondo il viso fra le braccia di mio fratello come a proteggermi dal pregiudizio di queste persone che non conosco.Appena entriamo nella mia camera mi sdraia sul letto e mi lascia un bacio sulla fronte.
《 È tutto nella tua testa. Alice.》
So che sta ricreando le parole di alice nel paese delle meraviglie e ciò mi fa scappare un sorriso.
Mi abbraccia e poi esce.
Ho paura...
Ho paura di dormire e fare incubi,
Ho paura di stare sveglia,
Ho paura di non riconoscere più la realtà da ciò che è nella mia testa; ho solo tanta paura.
Inizio a tremare e le lacrime si impossessano del mio viso.
《Devo ancora stare in stanza con te, che palle.》
Appena si gira vede in che condizioni sono e si fionda vicino a me.
《Cazzo, perché piangi ? Tutto bene?》
Poco prima mi dice che sono una palla e dopo si preoccupa per me.
《VA A FARTI FOTTERE.》il mio grido è soffocato fra le lacrime. In qualche modo riesco ad arrivare fino al bagno e mi ci butto dentro.
Decido di farmi una doccia.
Mi hanno lasciato una specie di guanto per proteggere la mano, lo metto e accendo l'acqua. Il vapore dell'acqua calda invade il bagno e mi calma, le lacrime si fanno sempre più deboli. Mentre faccio la doccia metto sempre della musica, scelgo "YOU DON'T OWN ME " di Grace.
Entro nella doccia e l'acqua scorre sulla mia pelle lasciandomi una traccia di piacere.
Immersa nei miei pensieri mi sale un lampo per la testa. Voglio cambiare. Voglio essere la vera me e così non lo sono. Fra il vapore e le gocce calde inizio a pensare a cosa potrei fare...
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Salvati da sola.
RomantizmLa felicità nei suoi occhi era scomparsa, la ragazza china sul libro non era più Alice. Ora dal suo viso traspariva solo freddezza. Non è colpa sua, chi ha capito troppo non sa più cosa fare se non restare a guardare il vuoto.