《Entra pure.》
Apro la porta e Luca mi fa accomodare sulla sedia.
《Allora Alice è da tanto che non ci vediamo.》
Rimango in silenzio osservandolo, è proprio buffo pensare di aiutare persone di cui non sai niente.
《Raccontami un po' di te, i tuoi mi hanno detto che è successo qualcosa con qualcuno che ti stava a cuore.》
《I miei si sbagliano non è successo nulla a nessuno di cui mi importi, non mi è mai importato di nessuno.》
Il tono con cui lo dico è poco sicuro e le lacrime iniziano a pizzicarmi gli occhi, ma il ricordo brutto che ho nella testa viene subito sostituito dalla serata di ieri.
《Beh non proprio di nessuno...》
《Chi è questa persona di cui ti importa.》
L'unica persona di cui mi importa realmente è mio fratello, è lui che da piccolo mi faceva giocare mentre mamma e papà pensavano ai cavoli loro facendoli sembrare più importanti di noi, è lui che mi ha spiegato come trattare un uomo per far si che non mi faccia del male ed è sempre lui ad essermi stato vicino quando avrei voluto mandare a fanculo il mondo che mi cadeva addosso.
《Mio fratello.》
《Come mai Mattia sarebbe così importante per te.》
《 lei ha fratelli o sorelle ?》
《No.》
Lo guardo incuriosita.
《Penso che nella sua famiglia le cose siano sempre andate rose e fiori.》
《Alice ora ti farò una domanda okay? 》
Annuisco.
《Secondo te perché faccio lo psicologo.》
《Non lo so, penso per aiutare le persone.》
《Io faccio lo psicologo per aiutarti a capire chi sei e come comportarti quando ti senti come se tutti vorrebbero che te ne andassi, e secondo te come faccio a farlo?》
In fin dei conti questo ragazzo sa la sua e come rispondere a tono alle mie "sfide".
《Avrà studiato tanto.》
《Apparte quello, prima ho dovuto capire chi sono io e fidati che farlo senza l'aiuto di qualcuno diventa difficile. Tu hai me e altre mille persone che non ti rendi conto di avere, devi solo permetterci di entrare nel tuo enorme mondo mia piccola Alice.》
Gli compare un sorrisetto sul volto compiaciuto dalla mia reazione stupita.
《Bene iniziamo. Innanzitutto come ti chiami ?》
《Starà scherzando spero? Lo ha pure segnato sulla cartella》
Dico indicando sul plico di fogli che ho visto giorni fa.
《Ho chiesto come ti chiami!》
《Mi chiamo Alice.》
《Bene Alice, regola numero uno: quando non sai in cosa credere, non senti niente, pensi di essere persa o non riesci più a capire chi sei, ripetiti: "Io mi chiamo Alice "》
Che stupidaggine è mai questa?
《Perché? 》
《Regola numero due: non fare troppe domande, fatti solo entrare in testa ciò che ti dico e quando sarà il momento capirai.》
Accetto anche se perplessa.
《In cosa credi ?》
《Niente.》
《È impossibile che tu non creda in niente, c'è sempre qualcosa in cui credere, che sia dio o un emozione.》
Mi concentro sulle emozioni che provo e solo una risulta forte e chiara.
《Dolore, io credo nel dolore.》
《Bene, regola numero 3: il dolore significa che sei viva finché lo provi vuol dire che sei fra di noi.》
《Scusa ma ancora io non ho capito a cosa serve!》
Mi alzo dalla sedia per andarmene.
《Serve per non mollare.》
《Si si va bene arrivederci.》
Mi giro per uscire e alzo la mano a mo di saluto per poi chiudere la porta e lasciarmi alle spalle questa conversazione stupida e confusa.
Sbatto contro qualcuno mentre con passo spedito e sguardo basso attraversavo la sala.
《Ehi stai attenta deficiente.》
Questa voce mi fa venire i brividi e rimango paralizzata sperando sia solo un sogno.
《Alice?》
《NO》
《Si sei proprio tu.》
Mi tocca la spalla per girarmi e mi ritrovo gli occhi che ho evitato per anni davanti.
《Wow dolcezza sei cresciuta.》
La mia mano in pochi secondi si ritrova sulla faccia di simone che si gira per l'incasso, mi giro il più velocemente possibile per andarmene ma lui mi blocca per il polso e mi trascina in uno sgabuzzino.
Cerco di dimenarmi per scappare ma la sua presa è ben salda.
《Oh baby ce l'hai ancora con me per quella festa? Pensavo ti fosse piaciuto.》
Il suo alito odora di alcool.
Sì avvicina a me e mi stringe contro la parete premendomi tutto il suo peso addosso, la sua faccia si avvicina pericolosamente alla mia e mi preme le labbra contro le sue.
Muovo la testa per togliermi la sua bocca dalla mia ma è impossibile.
Una sensazione mi invade, come se fossi impotente e dovessi lasciarmi andare perché sarebbe inutile lottare,una sensazione schifosa che nemmeno le lacrime scendono; riesco solo a tremare, ma un tremolio soffocato, leggero, impercettibile se solo non fossi entrata nel mio mondo e non sentissi nulla di ciò che mi succede al di fuori.
Ad un certo punto il peso che avevo sul corpo si libera e riesco a tornare a respirare ma cado per terra e vedo solo una figura sfocata che solleva per la camicia un'altra figura, non riesco a percepire suoni se non un piccolo ronzio nelle orecchie.
《E... Em...》
Cerco di chiamare una persona che mi possa aiutare.
《Sono qui. Alice, sono qui.》
Passa la mano nei miei capelli per cercare di tranquillizzarmi, appoggia la sua fronte alla mia e mi culla.
Scoppio in un pianto isterico uscendo dal mio mondo, in un secondo le infermiere arrivano per tirare su il corpo inerme di Simone e per cercare di capire l'accaduto.
Un'infermiera cerca di sollevarmi ma io mi aggrappo ad Emanuele.
《Ti prego.》
Lui capisce e mi alza di peso rassicurando l'infermiera.
《Se ho bisogno la chiamo.》
Il percorso per arrivare alla stanza sembra più lungo del solito.
《Honey Va tutto bene, ci sono io, ora dormi un po' e poi risolviamo tutto.》
Mi torna alla mente che oggi avevamo lezione.
《Abbiamo lezione.》
Bisbiglio senza forze.
《Mi sa che oggi saltiamo. 》
Finalmente arriviamo alla porta, la apre con un calcio e mi posa sul divano.
《Scusami.》
《P...Per cosa?》
《Per averti lasciata sola, me lo sentivo che qualcosa non andava.》

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Salvati da sola.
RomanceLa felicità nei suoi occhi era scomparsa, la ragazza china sul libro non era più Alice. Ora dal suo viso traspariva solo freddezza. Non è colpa sua, chi ha capito troppo non sa più cosa fare se non restare a guardare il vuoto.