Guardo i bambini dal vetro che riflette la luce. Appoggio la mano al vetro e osservo il bagnino davanti a me, è buffo come un posto segni la tua nascita: potrebbero scambiarti e nessuno se ne accorgerebbe, potresti stare una vita con persone che chiami madre e padre ma che in realtà non lo sono e chiamarti con un nome che in principio non era il tuo...
Il bambino si stiracchia e sbadiglia lasciando vedere le gengive sdentate, le sue piccole manine si aggrappano alla copertina. Davanti alla culla c'è un cartellino con su scritto Giovanni; chissà come sarà da grande, se la sua vita sarà felice e gioiosa o depressa e monotona e se un giorno si ritroverà a guardare questa stanza con dentro suo figlio...
Una donna sulla quarantina mi viene vicino e mi sorride.
《La mia bimba è quella la, si chiama Charlot》sposto lo sguardo sulla bimba con il pollice in bocca.
《Il tuo? 》
Il pensiero che possa sembrare una mamma mi fa sorridere.
《Oh no, io non sono mamma》
《Scusami, in effetti sei davvero tanto giovane !》
Mi guarda ma appena i miei occhi incontrano i suoi il suo viso si fa cupo.
《Sai, io avevo già una figlia, era come te. Passavamo le giornate in ospedale e a lei piaceva stare qui a contemplare vite e cercare di immaginarsi il loro futuro...》
《E ora non lo fa più? 》
《Probabilmente le ammira da un'altro posto. È morta di tumore due anni fa.》
Non posso capire il dolore che abbia privato ma la morte nella mia vita non è una cosa nuova, soprattutto in questo periodo.
《Ma ora ho una nuova vita in mano e ho intenzione di non perderla.》
Mi giro e vedo mio fratello venirmi incontro, mi abbraccia.
《Devi andare in reception, ti cercano.》
《Arrivo.》 Cosa vorranno ora? Saluto la signora con un sorriso e le auguro buona fortuna.
Mi sono resa conto solo ora che il ragazzo non mi ha seguita. Meglio così.
La receptionist è giovane e simpatica e quando le chiedo dove devo andare mi lascia il numero e il piano di una stanza. La ringrazio e lei mi ricambia con un sorriso.
La stanza è la A6 e si trova al secondo piano.
Mentre la cerco passo in vari reparti, vedo gente piangere di disperazione, altri che piangono di felicità, gente stanca, arrabbiata, frustrata, triste...
Quando vedo la porta busso e una voce mi dice di entrare. Luca lo psicologo die ieri è seduto su una poltrona e mi fa cenno di accomodarmi. Questa stanza sembra un ufficio e ha diversi poster attaccati qua e là, hanno tutti una frase sopra. Mi soffermo a leggerne una: "THE MADNESS GOT TO YOU TOO?" Sotto aveva l'immagine di un coniglio con il corpo da umano che tiene per mano una ragazza. Inquietante...
《Allora, come stai Alice? 》
Sulla scrivania ha una cartellina, sopra c'è il mio nome e cognome: ALICE PARISI. Chissà se c'è anche la cartella di Emanuele. Sposto lo sguardo e poco più in là c'è anche la sua, leggo attentamente il cognome: EMANUELE VARESE.
Mai sentito prima questo cognome.
《Quindi? 》
《Io sto bene se non fosse per la mano lei?》
《 Io sto bene grazie per l'interesse ma ora parliamo di cose serie. Come avrai già capito dovrete restare più del dovuto in questo posto e non andrai a scuola.》
Lo Stoppo subito.
《Cosa vuol dire che non andrò a scuola. Ma così perderò l'anno!》la scuola inizia tra due giorni e io mi ero preparata per tutto. Non ero entusiasta di tornare in quel merdaio pieno di stronzi ma a me piace studiare...
《Tu e Emanuele farete la lezione private assieme. 》
《Io e quello, ma perché. È insopportabile!》
《Anche tu lo sei stronza.》 Riconosco la voce e subito mi giro. Lo vedo con la schiena appoggiata al muro e una sigaretta spenta fra le mani.
《Anccomodati.》Sì siede sulla poltrona vicino a me.
《L'Ospedale ha da poco aggiunto una nuova parte: Psicoterapia. E cerchiamo di aiutare i ragazzi come voi.》
《 quindi in poche parole siamo cavie di un esperimento sociale del cazzo.》 Sbotta lo scorbutico.
《Alice tu puoi andare. Emanuele tu resta con me.》
Esco dalla stanza ancora con delle domande nella testa. Perché lui ? Perché ieri notte mi ha detto che c'era un motivo se eravamo li? Perché mi tratta bene e poi mi tratta così?
Vedo i miei genitori in lontananza e gli vado in contro.
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Salvati da sola.
RomansaLa felicità nei suoi occhi era scomparsa, la ragazza china sul libro non era più Alice. Ora dal suo viso traspariva solo freddezza. Non è colpa sua, chi ha capito troppo non sa più cosa fare se non restare a guardare il vuoto.