proteggimi

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《Okay, tra due giorni togliamo i punti, ti rimarranno le cicatrici e la mano resterà un po' gonfia per qualche settimana ma tornerai come prima...》
Le parole del medico risuonano nella stanza ma le mie orecchie non percepiscono mezza parola di quello che dice, me ne sto lì a fissare il muro bianco senza un motivo, come se fosse più interessante di ciò che dice lui.
Prima, uscita dalla stanza, la gente continuava a guardarmi male come se fossi un alieno e una signora mi ha dato della fallita e della drogata che non fa niente nella vita, così senza un motivo. Tutto ciò mi ha fatto passare la voglia di sorridere e mi ha fatto tornare la malinconia.
《Perché? 》
《Cosa Alice? 》
《Perché sono qua? Cosa ho fatto per meritarmi tutto questo?》
Il medico rimane a fissarmi senza sapere cosa dire.
《Dovevamo metterti i punti, se no avresti perso troppo sangue...》
Lo stoppo alzando la mano e lui smette di gesticolare.
《Sono stanca capisce? Sono stanca di sentire la gente parlare, sono stanca di parlare alla gente che ascolta solo per rispondere, sono stanca di stare qui... Non in ospedale ma ovunque vada, ovunque vada bisogna sempre parlare,  ascoltare, sorridere, piangere, mangiare, bere, preoccuparsi, illudersi,illudere. C'è sempre bisogno di una grande energia per vivere e io non ne ho più. Quindi perché? 》
Il medico davanti a me rimane a bocca aperta e con le mani sospese verso la scrivania.
《Beh Alice... Io non so, non sono qui per questo. Per farti stare meglio da quel punto di vista c'è luca il tuo psicologo.》
《Non stavo parlando a lei, come non voglio parlare a lui. Parlavo a me stessa più che altro.》
Scatto in piedi e la sedia dietro me cade e fa un rumore fastidioso. Inizio a camminare sempre più veloce per arrivare prima alla porta della stanza, gli sguardi delle persone mi rendono sempre più pesante fino a farmi sentire le gambe molli. Spalanco la porta e le gambe mi lasciano del tutto. Mi ritrovo inginocchiata per terra guardando il pavimento. Non sento niente se non parole attutite come se immerse nel cotone, poi sento un braccio che mi prende e mi tira  a se... Mi ritrovo in braccio a Emanuele che mi posa con cautela sul suo lettino, il suo odore mi invade le narici.
《Va tutto bene, va tutto bene. 》
Spalanco gli occhi e riprendo aria come se fossi stata sotto l'acqua fino ad ora.
《Alice respira, hai avuto un attacco di apnea.》
Non me ne ero nemmeno resa conto, avevo smesso di respirare e non me ne importava niente.
I miei occhi si bloccano a guardare i suoi e cerco qualcosa, protezione?
《Proteggimi, ti prego.》
《Non ti lascerò andare, sono sempre qui per te...》
Guardo la sua mano mi accarezza la guancia per darmi tranquillità.
Appena sposto di nuovo i miei occhi per cercare i suoi non vedo più gli occhi verdi ma a scatti si trasformano in occhi neri e la mano che prima mi accarezzava ora mi sta conficcando le unghie nella pelle e sento il sangue colare poi la figura si gira e scrive sulla finestra con il mio sangue: "NASCONDI SEGRETI CHE TI UCCIDONO." Emanuele versione incubo si gira verso di me e un ghigno gli compare sul volto e poi vedo solo più nero.
Nero come la pece, come quelle notti in cui ti svegli per caso e non ci sono stelle, solo silenzio e nero, come quella notte in cui dovetti correre fino ai piedi del mio incubo e cercare di salvarlo e tornare indietro... Ora vorrei tornare a quando il nero che vedevi era quello di quando si giocava a nascondino e le mani davanti al viso coprivano i tuoi amici che si nascondevano. Vorrei tornare a quando il nero era il colore che odiavo di più perché faceva "paura" , perché copriva li altri colori. Ora ci convivo e ciò non è bello. Non è bello trovarsi nel bel mezzo di questo colore e non sentire niente, non sapere dove sei, non sapere cosa fare.
Provo ad urlare ma dalla mia bocca non esce niente, sono completamente bloccata.
L'unica cosa che mi rimane è pensare e so che non finirà bene. Perché quando penso mi faccio male.

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