Tre giorni di coma...
Mi sono svegliata ieri con una mano che mi teneva la mia, mio fratello era vicino a me e dormiva con la testa sul lettino. Ho aspettato che si svegliasse e quando ha finalmente aperto gli occhi saltò dalla gioia, dopodiché lo portarono via e venne sostituito dai medici.
Ora ho una flebo conficcata nel braccio e un biglietto di pronta guarigione in mano, le mie due migliore amiche sono venute in ospedale per salutarmi ma le hanno mandate via, hanno lasciato questo:
"Devi smetterla di abbandonarci, abbiamo bisogno di te! Resta con noi."
Sopra c'è l'immagine di un cuore rosso.
Banale ma va bene così, voglio un bene dell'anima a quelle ragazze e mi spiace per la situazione in cui le sto ficcando.
Cerco di tirarmi su ma la testa mi fa male e me lo impedisce.
《Honey sta ferma!》
Da quando i medici se ne sono andati Emanuele non mi ha mai lasciata sola, è stato qua tutto il tempo a prendersi cura di me come se fossi un cucciolo.
《Non sono paralizzata, posso muovermi.》
Finalmente riesco a sedermi e riesco a guardarlo bene, ha gli occhi stanchi e i capelli scompigliati.
《Perché mi guardi così? 》
《Sembra che tu non abbia dormito.》
《Beh è così, non ci riuscivo.》
《Perché? 》
Tutte ste domande lo turbano e si passa la mano nei capelli scompigliandoli ancora di più.
《Perché non avevo sonno.》
Lo guardo meglio e noto che il gesso al braccio non c'è più, glielo avranno tolto in uno di questi giorni.
Giorni di cui io non ricordo nulla solo la voce dell'incubo che sussurrava "Alice sono qui" ogni tanto, ma non sembrava la stessa dopo tutto...
Stamattina mi hanno tolto i punti e finalmente ho la mano libera, anche se molto dolorante.
Mi giro per prendere il bicchiere che ho sul comodino e noto una lettera.
《Ehm scusa ma io esco vado dal mio migliore amico.》
Dice con un sorriso nervoso.
Lo vedo andarsene con passo svelto come se avesse qualcosa che lo insegue.
Afferro la lettera e la apro, dentro c'è un foglio.
^Sono le 3 del mattino e ancora non ho chiuso occhio, non dormo da 3 giorni, da quando sei arrivata tu... Non so perché ma è come se qualcosa mi impedisse di stare tranquillo. Sono riuscito a entrare nella stanza dove sei adesso, ma prima ho rubato questo foglio e una penna dalla reception. Ti guardo mentre sei attaccata a quella fottutissima flebo e non riesco a togliermi dalla testa la tua faccia terrorizzata prima che svenissi, ero andato a aprire la finestra per farti respirare e ti sei messa a piangere con gli occhi sgranati.
Se sono io mi spiace, non so cosa ho fatto ma se è per il modo in cui ti tratto non volevo...
Hai i lineamenti tirati, sembri molto affaticata, chissà contro cosa stai combattendo. Ho cercato di rilassarti con delle carezze e ti ho detto diverse volte "Alice sono qui" sperando che tu sentissi. Quando ho posato la mano sul tuo viso ti sei rilassata e ho tirato un sospiro di sollievo. Vorrei solo tu aprissi quei occhi...^
Sotto le scritte c'è un disegno di me stesa in un prato,come se mi avesse trasportato in un posto migliore. Ho le lacrime agli occhi e le mani che tremano, veramente era lui che sentivo? Era lui che mi ha fatto vincere la paura? Che mi è stato vicino?
Non riesco a capire perché deve fare così se poi in realtà è un'altra persona...
Ecco perché la voce che mi rimbombava nella testa era diversa dal solito.
Sotto il disegno c'è scritto qualcos'altro: "C3 ala destra. Ps. Ci vediamo lì Honey."
Mi alzo a fatica e prendo il carrellino con la flebo per riuscire a muovermi.
Il bagno non è molto lontano e con fatica riesco ad arrivarci.
Ciò che vedo nel riflesso dello specchio non è ciò che volevo e che immaginavo: i miei occhi hanno dei solchi profondissimi e sono rossi, il mio viso è magro e cupo,le guance sono violacee e vuote, i capelli sciupati e sporchi e la mia bocca è secca e ha impressa una smorfia di dolore. Sono spenta e stanca.
Dai Alice, ce la puoi fare, prendi un respiro e vai.
Appena metto il piede fuori dalla stanza una ragazza sulla trentina mi viene ad aiutare.
《Oh povera ragazza, aspetta che ti aiuto.》 Cerco di sorriderle ma l'unica cosa che mi viene è un leggero movimento della bocca, percepito a malapena dalle formiche.
《Dove si trova la stanza C3? 》
《Da questa parte vieni...》Continua a parlare di sua sorella che sta per partorire fino a quando ci troviamo in una parte dell'ospedale diversa, sembra quasi un condominio o un posto abitato da persone normali che non hanno bisogno di una sedia a rotelle per muoversi. Il corridoio è azzurro e le porte delle stanze sono bianche con sopra il numero.
Arriviamo finalmente a quella indicatami da Emanuele.
《Grazie mille, spero che sua sorella stia bene e abbia un figlio bellissimo.》 La ragazza mi sorride e mi saluta con un abbraccio attenta a non farmi male.
Resto sola a guardare la porta senza sapere cosa mi aspetta dall'altra parte, non mi resta che scoprirlo, così giro la maniglia e entro nella stanza. I muri sono marroni chiaro e bianchi, il pavimento è fatto di piastrelle che riprendono i colori delle pietre, il tutto arredato in stile semplice e piacevole. Una delle porte davanti a me si apre e esce la testa di Emanuele.
Si butta su di me e mi abbraccia, ispira il mio odore.
《Ce l'hai fatta!》
Sì stacca da me e mi guarda negli occhi, non riesce bene a capire come mi sento dato che ciò che vede deve essere solo vuoto.
《dimmi se è solo una stronzata.》
《Cosa la lettera? No non lo è, ho avuto tanta paura.》
La sua mano si sposta sulla mia guancia e con un movimento del pollice asciuga la lacrima che mi stava scivolando sul viso.
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Salvati da sola.
RomanceLa felicità nei suoi occhi era scomparsa, la ragazza china sul libro non era più Alice. Ora dal suo viso traspariva solo freddezza. Non è colpa sua, chi ha capito troppo non sa più cosa fare se non restare a guardare il vuoto.