Sbuffo e butto la testa all'indietro. Chi mi vorrà parlare ora?
Noto la flebo che prima non ho vista e resto a fissarla, gli aghi mi fanno schifo e sto coso conficcato nel mio braccio non è un bello spettacolo.
L'infermiera mi raggiunge con la carrozzella io le sorrido, mi alzo, prendo il carrellino della flebo e le passo davanti senza cagarla; a meno che non mi sia rotta una gamba o non sia diventata disabile da un momento all'altro io su quella sedia non ci salgo più.
La mano mi pulsa e la fasciatura mi copre praticamente tutto l'avambraccio, bello schifo.
《Mamma e papà sono in sala d'attesa. Hanno detto che ti terranno qui per la notte.》
Mio fratello inizia a spiegarmi che forse mi sottoporranno a esami.Il corridoio che porta alla sala d'attesa lo conosco a memoria. Conosco a memoria tutto l'ospedale, da piccola ci ho passato quasi ogni minuto della mia vita qui dentro.
Raggiungo i miei e subito corrono verso di me e mi fanno mille domande.
《Come stai ?》
《Mamma come vuoi che stia?》
《Beh tesoro io vorrei che tu stessi bene...》
《Non chiamarmi tesoro.》
Se pensa che solo per quello che è successo non mi ricordi la scenata di stamattina si sbaglia di grosso.
《Ti presentiamo una persona.》
Sì spostano e fanno passare un uomo sui trentacinque anni: alto, barbetta accennata, capelli castani e occhiali sulla punta del naso che gli danno un non so che di professionale.
《Alice lui è Luca Bertolusi. Il tuo psicologo.》
In questo momento la mia faccia è una fra le più deluse di tutta la mia patetica vita prima ho guardato i miei che avevano due facce da ebeti e poi ho rivolto lo sguardo a mio fratello che sembrava incazzato con i due ebeti che avevo davanti.
Poi mi sono soffermata sulla persona in questione e l'ho guardato con una freddezza tale da non trasparire nessuna emozione.
《Da domani inizi, ora ti riaccompagnamo in stanza》
L'infermiera ha rotto il silenzio della nostra famiglia.Mentre tornavo in stanza ho chiuso un attimo gli occhi...
《Alice?》 Quella voce è tornata. Per lo spavento ho riaperto gli occhi ma forse non è stata la scelta migliore. Il corridoio in cui stavo passando si è trasformato in quello dell'incubo e sono rimasta sola.
Mi avvicino di nuovo a una delle porte e ciò che vedo ora mi lascia un po' stranita. In mezzo alla stanza c'è un ragazzo alto, con i capelli castani e indossa una camicia di forza. Non sono tanti i dettagli che riesco a percepire di lui, ma dietro noto una scritta sempre scritta con il sangue: "Save me, I'm good. I'm the love. "
Il ragazzo alza lo sguardo e i suoi occhi neri si trasformano in occhi verdi e le pareti della stanza tornano normali. Sembra tutto tornato normale e ci sono io che fisso una stanza con un ragazzo con il braccio ingessato che mi sorride dalla finestrella della porta. In realtà non ho distolto lo sguardo e continuo a guardarlo ma anche lui mantiene gli occhi puntati su di me...
《Alice, ti senti bene?》
《Si, si. Credo》
L'infermiera si avvicina e guarda dove sto guardando io.
《Ah lui è il tuo compagno di terapia.》
《Compagno? Terapia?》
《Ora ti spieghiamo tutto con calma》
Raggiungo la stanza e mi sdraio di nuovo sul lettino.
《Allora Alice come ben sai sei finita in ospedale perché ti sei fatta male alla mano, ora... Posso chiederti perché hai tirato un pugno all'albero?》No guardi l'albero mi stava talmente sul cazzo che ho dovuto tirarli un cazzotto in pieno viso, no? Mi verrebbe da rispondergli così solo per la soddisfazione di vedere se mi chiudono in qualche stanza classificata come malata mentale ...
《Rabbia.》
《E come mai eri arrabbiata?》
《E perché lei mi sta facendo innervosire? Boh vuole che mi spappoli anche l'altra mano? 》
《Alice ti sto solo facendo domande perché sei stata aggiunta a questo nuova esperienza che offriamo ai ragazzi con difficoltà come te e il ragazzo che hai visto》L'immagine del ragazzo versione incubo mi fluttua nella testa.
《Come si chiama?》
《Emanuele》
《Cosa si è fatto?》
《Questo te lo dirà poi lui. Farete diverse sedute con Luca, il signore di prima...》
Tengo lo sguardo fisso al pavimento immersa nelle immagini proiettate dal mio cervello.Vengo distratta dalla porta che si apre e da due figure rumorose e impacciate che entrano, Noemi e Giulia si catapultano nella stanza e chiudono di fretta la porta dietro, ma quando alzano lo sguardo e vedono la faccia mia e della donna che ho davanti rimangono un attimo a fissarci.
《Aliii! Ma che diavolo!》 Noemi si avvicina e scruta la mia mano.
《Voi non potete stare qua!》
《Non importa le lasci. Non danno fastidio.》
Le guardo e loro si catapultano su di me.
《Ei mi siete mancate...》
《Ma stai scherzando cazzo, ti lasciamo sola per un giorno e combini un disastro così.》
Voglio cambiare discorso...
《Giuli come è andata con Lore.》
《Non ti immaginerai mai, era imbarazzatissimo e mi ha confessato che mi pensa da tanto e che quella sera non ha smesso di pensarmi un secondo.》
Sono contenta per lei, almeno sta sfiorando la felicità illudendosi che sarà sempre così.
《Oddio e ti ha baciata? 》
《No però mi ha chiesto se la prossima volta vado a studiare da lui!》
Le sorrido e le assicuro che andrà tutto bene.
《Passando a te... spiegami un po...》
Noemi mi fissa con lo sguardo serio.
《Mi fanno stare qui per questa notte e poi si vedrà, mi fanno andare da uno psicologo del cazzo per qualcosa inerente al gestire la rabbia penso, e non so se ho capito bene ma non sono l'unica a subirmi ste stronzate.》
《Cosa vuol dire?》
Mi guardano storte.
《C'è un ragazzo che è nella mia stessa situazione.》
《Oh cazzo, l'hai già visto?》
Sì che l'ho visto ma non come pensano loro ...
《Sì. Ho solo visto che è un ragazzo sui diciannove anni.》
《Wow.》 Scandiscono in coro.
L'infermiera fa irruzione nella stanza con un medico.
《Forse è meglio se ora lasciaste riposare la vostra amica. Ha avuto una giornata faticosa.》
Annuiscono e poi mi salutano.
Il medico le fa uscire aprendo la porta con gesto teatrale.
《Alice ora devi riposare. Ti lasciamo una camicia da notte e lo spazzolino. Ti lasciamo anche dell' antibiotico.》
Gli sorrido e annuisco.
Mi lasciano tutto sul letto e escono dalla stanza.
Mi alzo con fatica e prendo le cose, sono da sola nella stanza così mi cambio qui.
Mentre prendo lo spazzolino per lavarmi i denti la porta si spalanca, è il ragazzo che era nell'altra stanza, Emanuele da quel che ho capito.
Ha aperto la porta con un calcio e la faccia incazzata.
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Salvati da sola.
RomanceLa felicità nei suoi occhi era scomparsa, la ragazza china sul libro non era più Alice. Ora dal suo viso traspariva solo freddezza. Non è colpa sua, chi ha capito troppo non sa più cosa fare se non restare a guardare il vuoto.