《Fammi capire, ti hanno intrappolata in ospedale per una stronzata del genere?》
Non penso di avergli raccontato come sono andate realmente le cose, anche perché quasi nessuno sa cosa è successo davvero, solo io ho avuto il "privilegio" di seguire la mia storia da vicino, è la cosa ancora più bella è poter scegliere cosa dire agli altri.
《La cosa più brutta è non poter andare a scuola normalmente, mi manca un po'.》
《Ma non studiate?》
Dalla mia tasca tiro fuori il pacchetto delle sigarette ancora incartato e con la coda dell'occhio intravvedo Lorenzo che prende una sigaretta dal suo, giro la prima sigaretta esprimendo un desiderio, lo faccio per abitudine, mi concentro su quello che vorrei, ma mi rendo conto che in questo momento non voglio assolutamente nulla.
《Sai... Non ti avevo proprio riconosciuta con questi capelli!》
Mi giro verso lui e devo dire che nemmeno io l'ho riconosciuto, l'ultima volta che l'ho visto deve essere stato un anno fa giusto era il ragazzo magrolino e impacciato è stato rimpiazzato da un ragazzo sicuro di sé e affascinante.
《Nemmeno io, chissà quante ragazze ti ronzeranno intorno!》
《Nah, figurati e te quanti ragazzi? 》
Il calore delle labbra di Emanuele mi ritorna alla mente e lo scaccio via scrollando la testa.
《Ma...Posso farti una domanda?》
《Dimmi pure.》
Lo vedo titubante e prima di aprire bocca si strattona i capelli.
《So che non dovrei parlartene...》
《Muoviti!》
Mentre aspetto la domanda mi accendo la sigaretta.
《Alessandro ti manca? 》
Un brivido mi attraversa la pelle nel sentire quel nome e tossisco quando il fumo mi brucia i polmoni e mi finisce negli occhi che si riempiono di lacrime, era l'unica domanda che non doveva proprio fare, ma d'altronde era anche suo amico e probabilmente manca anche a lui.
《Ei tutto bene?Scusa non dovevo, me la rimangio.》
《A te manca?》
Dico con la voce strozzata e le lacrime che scendono pesanti rigandomi il viso.
《Sì. Avevamo legato abbastanza ma poi ci siamo persi di vista e mi sono chiesto mille volte, se solo ci fossi stato.》
《A chi lo dici...》Le sue mani si incrociano alle mie mentre la strada si fa sempre più lunga davanti a noi, ha le mani calde, sicure, le ha sempre avute così, ma non mi avevano mai stretto in questo modo, come se cercasse di proteggermi da qualcosa.
《Ei tutto a posto?》
《Io si tu?》
Continuava a guardare dritto davanti a sé, quasi assente e a volte distoglieva lo sguardo dal punto che fissava per guardare me o le nostre mani.《Oi?》
《Si si, scusa.》
《L'ho sentito qualche giorno prima...》
《E?》
《Parlava di te.》
《COSA?!》
Voglio sapere ogni minima cosa.
《Ora devo andare, ci vediamo un giorno magari, per un caffè? Che ne dici? 》
Perché ha cambiato discorso, voglio sapere cosa aveva detto!
《No aspetta!》
《Ciao Alice, ci sentiamo.》
Mi lascia un bacio sulla guancia per poi allontanarsi e sparire dietro il cancello del parco.
Cerco di pensare a qualcos'altro ma mi viene difficile sapere che qualcuno sa qualcosa in più di me, provo a scacciare il tutto dalla testa tirando calci a sassolini ma nulla.
Osservo la sigaretta che si consuma lentamente nelle mie mani, il fumo bianco che sale nell'aria e si disperde mentre il filtro cambia lentamente colore fino a quando non viene schiacciato sulla panchina per spegnere l'ultimo residuo di cenere rimasto.Non sento esattamente le reazioni del mio corpo, sì, cammino, ma non penso a dove vado, vedo solo un piede sorpassare l'altro fino a creare una direzione ignota nella mia testa.
Penso a cosa è successo in questo ultimo periodo, a quante cose ho visto e a quante avrei voluto non vedere. L'ombra fluttuante nella stanza è uno dei ricordi che vorrei cancellare, mi basterebbe eliminare quello per tornare ad essere la ragazza di prima, è strano come un solo avvenimento, un solo piccolo momento, può cambiarti così radicalmente da non riuscire più a riconoscersi.
I miei piedi si fermano davanti all'entrata dell'ospedale come se volessero scappare da quel posto, potrei farlo, potrei chiedere a Giulia o Noemi di nascondermi a casa loro...
Scaccio via quel pensiero sentendo la porta automatica scorrere, ma mentre entro la mia idea rimane incastrata nella mia testa come un chiodo fisso.
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Salvati da sola.
RomanceLa felicità nei suoi occhi era scomparsa, la ragazza china sul libro non era più Alice. Ora dal suo viso traspariva solo freddezza. Non è colpa sua, chi ha capito troppo non sa più cosa fare se non restare a guardare il vuoto.