Ancora dopo 4 giorni non c'erano miglioramenti da parte di Fabio, come al solito andammo a scuola e quello era il mio giorno preferito, era il giorno in cui parlavamo del Natale. Quel giorno i miei piccoli dovettero spiegarmi secondo loro cosa fosse un regalo, e poi ovviamente disegnare ciò che avevano detto. Quando spiegai a loro con parole semplici, li vidi confusi e allora Erika alzò le mano e mi chiese di fare l'esempio..."Il regalo per me è quella cosa saputa o inaspettata che ti cambia la giornata." Gli feci un disegno con una scatola e io che sorridevo e sopra la testa tante nuvolette con oggetti diversi dentro, ma ad uno misi una lettera, quella di Fabio, e allora uno dei maschietti più svegli mi chiese: "Maestra perché la F?" - "Perché il regalo che desidero è che un mio amico che non sta bene, si rimetta presto." Cominciarono a parlare, Letizia mi colpì più di tutti:"Il regalo è qualcosa che arriva comunque, anche un sorriso è un regalo, come il mio fratellino di 3 mesi che ride solo a me, e mi regala il suo sorriso perché lui non sa parlare." Gli altri dissero: "il regalo è l'unica cosa sicura che abbiamo ai compleanni", "il regalo è un nostro desiderio che si avvera", "il regalo è come la neve ti sorprende sempre.", "Il regalo è un dono che non ci è dovuto ma che è fatto sempre col cuore","Il regalo è la gioia in qualunque festa."
Finiti i disegni, dopo circa 10 minuti suonò la campanella e finì la mia giornata lavorativa. Arrivai prima io di Giulia alla macchina e mentre la aspettavo purtroppo partì Mengoni, e quando Mengoni cantava solo una cosa significava... Lo risposi, dall'ultima sua chiamata passò più di un mese, ormai era novembre inoltrato.
Comunque presi coraggio e risposi ma neanche il tempo di dire pronto che la sua voce cominciò a inondarmi le orecchie di tante parole, alcune incomprensibili, gli chiesi allora di ricominciare da capo e di spiegarmi cosa successe. "Non speravo neanche nella tua risposta, ma mia sorella sta male, ha fatto un incidente ed è in pericolo di vita, i miei sono distrutti e l'unica persona su cui potevo contare eri tu." - Io rimasi scioccata Mara era una delle mie due migliori amiche, l'altra la sapete bene, comunque ormai vedevo tutto nero - "Prendo il primo volo e sarò a Lamezia sul pomeriggio tardi, ci sentiamo dopo!" Quando Giulia uscì notò la mia faccia sconvolta, le raccontai tutto e dovevo farlo per lei, per la sua famiglia e per lui. Era venerdì, ovviamente il sabato non lavoravamo perché facevamo ogni giorno fino alle 14:30, quindi decisi di partire, ma prima passai in ospedale, trovai solamente Cristel in stanza che studiava, appena mi vide dal vetro uscì fuori e mi abbracciò: adoravo questa ragazza. Le spiegai che avevo un problema giù da risolvere, di chiamarmi in qualsiasi caso, e se si svegliava senza che ci fossi io di tirargli uno schiaffo bello forte per la paura che ci aveva fatto prendere a tutti, lei rise e poi andai in macchina dove Giulia mi stava aspettando.
Mattia e Giulia mi accompagnarono all'aeroporto, non volevano lasciarmi andare, me ne accorsi da come lui mi abbracciò e da come lei mi stritolò la mano. Ormai vivere insieme 24 ore su 24 per noi era abitudine, e dall'uno dipendeva la felicità dell'altro, e Mattia ad oggi era quello che aveva più bisogno di noi tre. In quella settimana andai altre due volte dalla psicologa, e dopo la chiamata di Lorenzo decisi di chiamarla. Durante il viaggio ebbi modo di riflettere su tutto, Lorenzo, la mia famiglia, Giulia e Mattia, ma anche Fabio. Era strano il fatto che sua madre non volesse mai entrare se non per circa 10 minuti e poi uscire. Abbracciava Cristel continuamente, di lì capii che quella era la loro madre dal modo in cui non la lasciava neanche per un secondo. Ma non mi era ancora chiara la situazione. Chiamai mia madre, dicendole se potevano venire a prendermi e con loro venne anche Alessandro, il mio migliore amico, non spiegai a loro il vero motivo per cui fossi tornata, ma appena mi videro cominciarono a tempestarmi di "come sei sciupata", "tu lì non ci torni perché stai male lì", come se avessi 2 anni, ma io feci finta di nulla, e appena posati i bagagli e aver parlato un po' con loro, uscii. Presi la borsa e le chiavi della macchina e andai dritta in ospedale, trovai il reparto e appena svoltato l'angolo incontrai un uomo distrutto, un uomo che avevo visto in 4 anni sempre allegro, oggi aveva lasciato il posto a un uomo divorato dall'angoscia, dal dolore. Al suo fianco un paio di occhi azzurri, che risaltavano in mezzo a tutto quel grigio delle mura che ci circondavano, appena mi vide mi corse incontro dicendomi solo :"Grazie di essere qui per lei!" Io piansi, ma lei nonostante il dolore di una madre, sorrise e capii che lei forse era l'unica che aveva compreso il vero motivo per cui ero lì: la vita di Mara.
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RICOMINCIO DA ME!
RomansaManuela lascia la sua città, per abbandonare tutto ciò che le fa più male. Ma il passato torna a bussare alla sua porta, insistentemente. Lei sarà così forte da lasciarlo fuori, e non farsi scalfire da nulla? Sarà così forte da ricominciare?