CAPITOLO 9 - Nuovi inizi?

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I giorni passavano e ci ritrovammo agli ultimi giorni di novembre. La domenica decisi di passarla a casa per preparare il lavoro che dovevano fare i bambini il giorno dopo, sul divano a me si unì Giulia che mi copiò l'idea modificandola dato che lei aveva poco tempo a disposizione, stavolta dovevano parlare del ricordo di qualcosa che accadde durante un Natale passato, per poi disegnarlo. Preparai anche quello per la settimana dopo, dovevano raccontarmi cosa significava per loro la nascita di Gesù, e cosa promettevano a Gesù.

Finito questo passai alla correzione dei quaderni, infatti tra calcoli e parole, arrivai il pomeriggio esausta. Giulia e Mattia mi abbandonarono dopo pranzo perché andarono a trovare Fabio a casa. Stava meglio, ma io e lui non ci parlammo più da quel giorno in cui lui mi ringraziò. Venne dimesso dopo 3 giorni, io andai da lui in ospedale ma oltre un ciao non si andava. Poi a casa nonostante le continue insistenze di Cristel non andai, non mi andava di andare lì e sembrare un pesce lesso. Chiamai Carla, la mia psicologa che mi disse che ormai non avevo più bisogno di lei, non avevo più attacchi di panico e sapevo affrontare le situazioni meglio di lei, forse. Mi disse solo che era meglio togliere tutto ciò che si aveva dentro sfogandosi, piuttosto che scoppiare dentro altrimenti sarei caduta di nuovo nel baratro..

Mi stesi sul divano, ma verso le 18 mi alzai, bussarono alla porta e mi trovai Giulia, col fiatone che mi disse che c'era qualcuno che voleva parlarmi. Poi vidi entrare Fabio e rimasi scioccata, non poteva muoversi dal letto, con le costole rotte e la gamba in quelle condizioni, stava rischiando grosso, e cominciai a rimproverarlo, lui si stese sul divano e mi urlò contro di starmi zitta che era lui doveva parlare con me. "Senti, faccio fatica anche a parlare, oltre che a mangiare, a bere, a ridere, ma non riesco a spiegarmi il motivo del perché in questi giorni non ti sei neanche degnata di chiamare me, o perlomeno di farmi passare il telefono da Cristel anziché chiamarla alle 2 per chiederle come mi sentivo. Non ho dormito notti intere per la posizione scomoda che avevo e per aver ridotto gli antidolorifici, quindi io sentivo tutto. Io ho sentito tutto ciò che hai detto, anche quando hai detto 'occhi belli'"- Stavo per rischiare il collasso, Giulia e Mattia mi guardarono sorpresi,maliziosi e contenti?! -"ma io voglio conoscerti, come tu hai sensi di colpa li ho anche io, fidati! Io la prima notte in cui tu stetti male c'ero, te lo ricordi?Te lo ricordi che a causa delle mie parole scappasti? In quel momento avrei dovuto caricarti di peso e portarti da uno psicologo o non lo so. La terza volta fui io la causa della tua crisi, Giulia mi cacciò. Ma soprattutto il senso di colpa nasce dalla sera dello schiaffo, cominciasti a vivere nella paura di rincontrarmi e quando successe nonostante la tua bocca tagliente tu hai assorbito tutte le parole che pronunciai e quell'accumulo di stress, di paure, di dubbi ti ha portato i problemi che oggi hai. Quindi se ti senti in colpa per avermi dato uno schiaffo, avermi giudicato stronzo, beh stai sbagliando, io meritavo tutto, io sono questo, e sono anche quello che ti ha raccontato mia sorella, ma solo con lei sono in quel modo, con lei, mio padre e Mattia, e diciamo a tratti con Giulia, ma sono rari quei momenti"- tutti scoppiammo a ridere, anche io nonostante le lacrime che scendevano senza sosta sul mio viso -"Comunque, a parte gli scherzi, tu hai bisogno di amici veri, e io sono disposto ad esserlo, lo faccio sia per te che per Cristel, lei si è affezionata a te in un modo assurdo, in così poco le hai dato tantissimo, quindi cara Manuela sei disposta ad essere mia amica? Ovviamente non ti darò consigli sul sesso, ma se ti serve una spalla su cui piangere, una persona per correggere i compiti dei tuoi alunni, un artista per biglietti di Natale, beh ho un po' di tempo libero,e tanta voglia di capire se mia sorella ha ragione. Ci stai?" Annuii solamente, non riuscii a proferire parola, mi abbracciò pure, evento raro. 

Dopodiché lui sdrammatizzò chiedendo a Giulia di preparargli la cena, e la seguii in cucina, lei chiuse la porta e sparò la sua sentenza:"Più che richiesta di amicizia, sembrava una richiesta di fidanzamento." Io feci finta di nulla, e l'aiutai a cucinare. Ci ritrovammo a mangiare chi sul divano, chi sul tavolino, chi per terra, però la serata passò tranquilla. Quando Giulia e Mattia lo riaccompagnarono, io decisi di chiamare mia sorella per raccontarle tutto. "Ti vuole!" - molto prevedibile, perché da quando mi lasciai con Lorenzo, cercava di vedermi con qualsiasi uomo sulla faccia della Terra, quindi urlai - "Come amica, A-M-I-C-A." - nonostante lo spelling la sua risposta fu esaustiva - "Si, ci credo come credo ancora a Babbo Natale." Ma in realtà cosa potevo aspettarmi da lei?! Non potevo pretendere "Che bello! Da domani sarete amici per la pelle!" Pamela era fatta così, ormai mi ero arresa. 

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