INTO THE JUNGLE (PARTE DUE)

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A Charlotte tornarono in mente le parole che T'Challa le aveva detto prima che si separassero, di fare attenzione a Zemo perché era un uomo che non si faceva scrupoli per ottenere ciò che voleva e lo aveva dimostrato due anni prima, organizzando un attentato e lasciandosi alle spalle una scia di vittime.

La sua parte di Agente le stava gridando di non pronunciare una sola parola in più, ma la parte più debole di lei non attendeva altro che una persona pronta ad ascoltarla; un tempo era stato Bucky il suo confidente più intimo, a lui aveva raccontato tutto perché sapeva che non sarebbe stata giudicata.

"Fino ai miei sedici anni sono stata una ragazza come tutte le altre. Andavo bene a scuola ed i miei genitori erano contenti di me, ma non avevo nessun amico. Non ero una ragazza vivace, non ero una di quelle in grado di fare amicizia con una facilità impressionante. C'era questo gruppetto di ragazzi della mia scuola che mi aveva presa di mira, sai. Erano dei bulletti. Sono stati loro che mi hanno fatto scoprire la mia vera natura"

"E come?"

"Ricordo ancora che è stato un giorno di fine anno scolastico, perché qualche giorno dopo doveva esserci il Ballo della scuola. Dovevano entrare due ore dopo perché mancava il professore di scienze, quando sono arrivata loro erano là fuori che mi aspettavano. Volevano divertirsi un po' con me e mi hanno trascinata in un cantiere abbandonato, poco lontano dalla scuola. Mi hanno spinta nel fango ed uno di loro ha iniziato a strappare le pagine del mio album da disegno. Mi sono messa a gridare e dal mio corpo sono uscite delle stalagmiti di ghiaccio che hanno trafitto tutti loro" mormorò la giovane rabbrividendo, nonostante il caldo torrido, erano trascorsi dieci anni da quando era accaduto quel brutto episodio ma ricordava ancora le grida soffocate ed il sangue che si espandeva sempre di più nel terreno del cantiere; Zemo la guardò in silenzio.

"Tu non hai ancora superato questo fatto"

"Ho ucciso dei ragazzi a sedici anni, come potrò mai dimenticarlo?"

"Non si tratta di dimenticare o di fingere che non sia mai accaduto, ma di accettarlo e non farsi colpe. Quei ragazzi sono stati degli stronzi ed hanno avuto quello che si meritavano. Avresti comunque scoperto di non essere una ragazza come le altre, quindi lo S.H.I.E.L.D sarebbe entrato nella tua vita comunque"

"Si, ma non mi sarebbe dispiaciuto se fosse accaduto ora, anziché dieci anni fa"

"Perché? Da come mi hai appena raccontato la tua vita faceva schifo, ti è stata data la possibilità di rifartene una dall'inizio"

"Si, ma ho dovuto abbandonare i miei genitori. Non li ho mai più visti ed ora non ci sono più. Sono andata più volte a trovarli al cimitero, ma non è la stessa cosa"

"Ho capito. Tu vorresti sapere se solo sono fieri di te oppure no. Scommetto che quando sei arrivata allo S.H.I.E.L.D hai assunto un atteggiamento diverso da quello che avevi"

"Che vuoi dire?".

Il giovane uomo indicò Charlie, in un gesto palese di apprezzamento.

"Non puoi affermare di essere una ragazza poco affascinante. Grazie agli allenamenti a cui ti sei sottoposta il tuo corpo si è completamente trasformato e gli uomini hanno iniziato a notarti, vero? Immagino che tu non abbia mai parlato a nessuno degli uomini che hai avuto"

"Anche se così fosse, perché mai dovrei dirlo proprio a te?"

"Perché non sai se avrai ancora l'occasione di trovare qualcuno pronto a sentire il suo sfogo".

Charlie gli rivolse uno sguardo diffidente, non gli piaceva la risposta che le aveva dato e non le piaceva nemmeno il fatto che avesse intuito un'altra debolezza.

"Non ne ho avuti molti. Quattro"

"Quattro è un numero interessante"

"Quattro in dieci anni è un numero molto piccolo. Ci sono persone che arrivano a questo numero in una sola serata, quindi non venire a dirmi che sono una ragazza facile perché ti posso assicurare che non è affatto così"

"Non era mia intenzione offenderti" rispose Zemo portando in avanti le mani, per dimostrare che non voleva fare alcuna insinuazione, la giovane scosse la testa in silenzio e guardò verso la cascata, perdendosi nei ricordi.

"Il primo uomo l'ho conosciuto quando sono entrata nello S.H.I.E.L.D. Era uno dei miei allenatori ed aveva vent'anni in più di me. Non è stata una vera e propria storia d'amore. Io gli piacevo e lui piaceva a me, siamo stati insieme per qualche mese e poi l'ho lasciato. Non era quello giusto. Non l'ha presa molto bene"

"La storia d'amore con un collega. Un classico. Mi aspettavo un qualcosa di più sorprendente"

"Molto probabilmente è lo stesso uomo che ha dato l'ordine di abbattere il nostro elicottero. Questo è abbastanza sorprendente per te o vuoi altri dettagli? Ero solo una ragazzina che si è fidata delle persone sbagliate e l'ho pagata ad un caro prezzo" mormorò lei, appoggiando una mano nella gamba destra, quella massacrata dai colpi di pistola "il secondo uomo l'ho conosciuto sempre tramite lo S.H.I.E.L.D perché mi sono occupata della missione di soccorso organizzata per lui"

"Magari una missione di soccorso nei ghiacci" aggiunse il sokovaro con un sorriso tirato sulle labbra, interrompendo la giovane, perché aveva capito che si stava riferendo al Capitano Steven Rogers.

An Unexpected Host; Stars, Steel And Cross Bones (✔️) Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora