Capitolo 1 - Ritorno a casa

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Leonardo

Mi sono quasi completamente ristabilito. Le ecchimosi sono scomparse, così come le fasciature ed il gesso. Il mio corpo sembra aver ripreso a funzionare come dovrebbe, ma la mia mente mi gioca ancora brutti scherzi.

Non sono più l'uomo di qualche mese fa. La notte mi capita spesso di svegliarmi in un bagno di sudore, con la sensazione di soffocare ed il cuore che sembra volermi uscire dal petto; tossisco convulsamente, annaspando alla ricerca dell'aria che sembra non voler entrare nei polmoni, come se qualcuno stesse cercando di strangolarmi; solo dopo qualche minuto ricomincio a respirare, inizialmente affannosamente, poi quasi normalmente, mentre il cuore riacquista regolarità nei suoi battiti.

E' una sensazione orribile, come di morte imminente, durante la quale il mio cervello va nel pallone e le funzioni del mio corpo (come respirazione e battuto cardiaco), che dovrebbero essere spontanee, vanno in tilt, impedendo alla mia volontà di governare i muscoli.

Non ne ho ancora parlato con nessuno, a parte i medici. Secondo questi ultimi si tratta di attacchi di panico dovuti all'esperienza di rapimento vissuta da poco; pertanto mi hanno consigliato l'assunzione di tranquillanti, che tuttavia mi rifiuto di prendere.

Non sopporto l'idea che Julius sia riuscito a devastare tanto la mia esistenza. Mi rifiuto di pensare che un maniaco pazzoide come lui sia riuscito a destabilizzare il mio equilibrio mentale.

Sono sempre stato un uomo controllato e misurato. Non ho bisogno di farmaci per tornare ad esserlo! E neppure credo alle teorie dello psicologo che mi ha visitato.

A suo dire sarebbe proprio la mia eccessiva mania del controllo a causarmi tutti questi disturbi. Come se il fatto di essere stato recluso per giorni, legato mani e piedi, senza mangiare né bere e vittima di sevizie da parte di uno psicopatico omicida, non c'entrasse nulla! Come se il mio problema maggiore non fosse dimenticare quello che è accaduto, ma fosse l'incapacità di accettare di averlo subito! Come se il reale ostacolo a tornare ad una vita normale non fosse l'inferno che ho vissuto, ma la mia inattitudine ad accettare il fatto che alcuni eventi sono fuori dal mio controllo!

Tutte cazzate! Ho degli attacchi di panico, è vero. Ma sfido chiunque a non averne dopo aver passato giorni in balia di un sadico vendicativo nell'attesa di morire in chissà quale maniera!

Quando sono partito per l'Inghilterra, lasciando Angelica per stare un po' con mio figlio, ero convinto che l'angoscia che non mi aveva mai abbandonato, neppure dopo essere stato salvato da Stefano, avrebbe lasciato spazio al sollievo ed alla serenità. Ma mi sbagliavo.

Non è passato giorno da quando mi sono risvegliato dopo l'intervento chirurgico in ospedale senza che il volto di Julius e la persistente sensazione dell'approssimarsi di una disgrazia mi tormentassero.

Con il passare del tempo speravo che l'agonia in cui annaspo si sarebbe consumata fino a scomparire. E invece si è soltanto trasformata in maledetti attacchi di panico, che sembrano diventare sempre più ricorrenti.

In queste settimane ho pensato molto ad Angelica ed a noi due. Mi manca ogni cosa di lei: il suo profumo, il calore della sua pelle, il suo sorriso spontaneo e la meravigliosa fossetta che le si forma sulla guancia ogni volta che le sue labbra si aprono per la gioia.

Ma mi sono anche domandato se lei meriti qualcosa di meglio di un uomo consumato da un vissuto che non le appartiene. In fondo è solo una ragazza di ventisette anni. Che diritto ho di trascinarla ancora una volta nei miei problemi?

Anche per questo ho iniziato a diradare le nostre telefonate. Appena sono arrivato in Inghilterra Angelica ed io ci siamo sentiti spesso, anche più volte al giorno. Ma quando gli attacchi di panico hanno iniziato a moltiplicarsi, ho cominciato a non rispondere alle sue chiamate, adducendo una scusa dopo l'altra via messaggio.

Se confessi, ti sposo! 2Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora