Capitolo 36 - Incontro sgradito

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Leonardo

Angelica non si è fatta più sentire. Non una parola per giustificare il suo comportamento. Per di più stamattina ha chiamato in studio per informare che nel pomeriggio non sarebbe venuta.

La scusa ufficiale è che si sente poco bene. Eppure sono più che sicuro che non venga in ufficio di proposito.

Evidentemente non vuole vedermi, né dovermi dare spiegazioni.

E' tutta la mattina che cerco di lavorare ad una memoria, ma il pensiero che Angelica si sia riavvicinata a Roberto non fa che torturarmi.

Alessandro sostiene che avrei dovuto chiamarla per chiederle un chiarimento. Ma per quale ragione? Non sono io a doverle delle spiegazioni. Per di più la sola idea che possa non rispondere anche questa volta alla mia chiamata, è per me intollerabile.

La verità è che ho paura di essere respinto, paura che lei dia conferma a quelli che per me ormai sono più che dei semplici sospetti: Angelica ha dei chiari ripensamenti sulla nostra relazione.

Mi alzo dalla scrivania e afferro il mio cappotto per prendere il pacchetto di sigarette.

Me ne accendo una, sperando che dia un po' di pace alla mia irrequietezza.

Sento il fumo scendere nei miei polmoni e mi rendo conto che ho promesso più volte ad Angelica che avrei smesso di fumare. Ma a questo punto ha poca importanza. Non credo che lei sia ancora tanto interessata alla salute dei miei polmoni.

Mentre cammino nervosamente su e giù per la stanza, ho quasi dimenticato che fuori dalla porta potrebbero esserci la sorella ed il figlio di Julius. E' paradossale come una preoccupazione più grande possa indurre ad accantonare il pensiero di un'altra preoccupazione. Eppure per me è stato così. La paura che Angelica stia solo cercando il momento opportuno per interrompere la nostra relazione, ha invaso i miei pensieri e sconvolto le mie emozioni tanto da farmi quasi dimenticare quello che ho scoperto dall'investigatore.

In una situazione di serenità, il pensiero che probabilmente sto condividendo lo stesso tetto con la sorella e il figlio di Julius, mi avrebbe reso ben più che irrequieto. E invece in questo momento, riesco solo a pensare ad Angelica che avrà sicuramente trascorso il fine settimana con il suo ex fidanzato. La mia mente non fa che tormentarmi con immagini inopportune. Il pensiero che lei possa aver riservato a quell'uomo le attenzioni che fino a qualche giorno fa riservava a me, mi provoca un dolore sordo al petto. Un dolore così forte che non posso che sostituire con la collera, per poter essere in grado di sopportarlo.

Mentre percorro avanti e indietro ogni centimetro della mia stanza, sento l'aria mancarmi. Conosco ormai bene questa sensazione. E' il preludio di un attacco di panico. Erano settimane che non ne avevo.

Quando il cuore inizia ad accelerare i suoi battiti ed il fiato comincia a farsi corto, mi precipito verso la mia valigetta dove tengo l'ansiolitico ormai da tempo. Non posso permettere al mio corpo di lasciarsi andare ad un attacco di panico. Non con tutti i pensieri che ho in questo momento.

Dopo qualche goccia, sento i muscoli rilassarsi ed il cuore rallentare, mentre il mio respiro torna quasi normale.

Mi siedo alla mia scrivania ed aspetto che la sensazione di angoscia svanisca completamente, grato al farmaco di cui stringo ancora la boccetta nella mano.

Mentre mi riprendo da una sensazione che ormai conosco fin troppo bene, sento il mio cellulare sulla scrivania squillare. Sul display compare il nome di Veronica.

<<Pronto, Veronica. Dimmi>> rispondo asciutto. Non mi sono ancora completamente ripreso e non voglio perdermi in chiacchiere di circostanza.

<<Ciao Leonardo. Ho un problema. La babysitter mi ha telefonato poco fa per avvisarmi che ha la febbre e non può andare a prendere Marco all'uscita da scuola. Ho già chiamato a scuola per avvisare che Marco sarebbe rimasto a mensa e che saremmo passati a ritirarlo subito dopo il pranzo. Io però sono bloccata nel traffico per un incidente. Riesci a passare tu a prendere Marco?>> mi domanda con tono ansiogeno Veronica.

<<Sì, non preoccuparti. Ci penso io>> dico, sentendomi quasi sollevato all'idea di andarmene da questo ufficio. Stare un po' con Marco, può solo farmi bene in questo momento.

Saluto la mia ex compagna e indosso il cappotto. Non ho nessuna voglia di avere contatti con Agnese, perciò, mentre sono già all'uscita del mio studio, alzo la voce per informare da lontano la mia segretaria che sto uscendo e che ne avrò per qualche ora.

Guido nervosamente fino alla scuola elementare, trovo un parcheggio a stento nei pressi della cancellata dell'istituto e raggiungo l'ingresso.

Le classi stanno uscendo accompagnate dalle maestre e davanti all'ingresso c'è la folla dei genitori pronti a ricevere i figli.

Sto attendendo che esca la classe di Marco, quando tra la folla scorgo Angelica che prende la mano di Luca. Marco e Luca sono stati nella stessa classe dell'asilo fino allo scorso anno. Quest'anno, con l'inizio delle elementari, sono stati assegnati a sezioni diverse. Non mi aspettavo di trovare Angelica davanti alla scuola. Normalmente sono i genitori di Luca a passare a prenderlo.

Il cuore inizia a battermi più veloce nel petto, come sospinto dallo stesso turbamento che prova un ragazzino alla prima cotta quando scorge la ragazza che gli piace ma che non lo ricambia.

Quando un gruppo di genitori si allontana per lasciare spazio ai genitori della classe in uscita, resto di stucco. Accanto ad Angelica c'è Roberto che saluta il figlio di Giorgio con gesti affettuosi.

Ho come la sensazione che il mio cuore perda un colpo, mentre li osservo allontanarsi.

Angelica non si è neppure accorta della mia presenza, come se fossi diventato improvvisamente invisibile ai suoi occhi.

Mi sembra di vivere un incubo, un incubo che purtroppo non avrà nessun risveglio consolatore.

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