Capitolo 5 - Impressioni

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Leonardo

<<Allora cosa ne pensi della nuova segretaria?>> chiedo ad Angelica, mentre addentiamo un panino in pausa pranzo nella mia stanza.

<<Devo ammettere che al colloquio di tre settimane fa mi ha fatto un'ottima impressione. Sembra preparata e seria>> mi risponde Angy con uno sguardo leggermente corrucciato che lascia intendere che, nonostante la nuova impiegata le abbia fatto una discreta impressione, ha qualche perplessità che si sta tenendo per sé.

<<Sembra seria e preparata, ma...?>> la incalzo per ottenere un'opinione più sincera da Angelica. Lei sorride ed abbassa lo sguardo.

<<Si può sapere come fai a leggermi nel pensiero?>> ribatte lei, fissando i suoi meravigliosi occhi nei miei.

Le sorrido e la sollecito: <<Allora? Cosa pensi davvero di Agnese?>>.

Appoggio il panino sul piatto che ho sulla scrivania e mi raddrizzo sulla poltrona, incrociando le braccia. Sfilo gli occhiali e fisso lo sguardo negli occhi di Angelica con il consueto atteggiamento che riservo a questo studio. Quello dell'avvocato scostante e indisponente.

<<Non lo so... non c'è nulla che non vada in lei, non fraintendermi. Solo mi sembra un po' strana, a partire dal suo abbigliamento forzatamente dimesso. Non so... mi sembra strano che una donna dai lineamenti delicati come lei e da una precisione quasi maniacale sul lavoro, non si curi del grigiore dei suoi capelli sempre in disordine e nasconda gli occhi dietro ad occhiali spessi dalla montatura rovinata. E poi - non so se lo hai notato -, quando le parli non ti guarda mai negli occhi se non per una frazione di secondo. Sembra quasi vergognarsi della sua ombra>> chiarisce Angelica con un leggero imbarazzo, come se non si sentisse completamente libera di esprimere un parere sulla nuova segretaria.

<<Forse è semplicemente una persona molto insicura>> osservo, mantenendomi nella posizione che ho assunto.

Angelica annuisce appena, distogliendo lo sguardo.

Io la osservo serio e quando riapre bocca mi rendo conto che l'atteggiamento che ho tenuto e che mi risulta spontaneo tra queste mura - l'atteggiamento dell'avv. Adamante che Angelica ha conosciuto in principio - l'ha involontariamente intimorita.

Possibile che una parte di Angelica ancora si senta a disagio davanti alla maschera che indosso ormai da sempre nel lavoro?

<<Scusa, non sono affari miei. Non avrei dovuto permettermi... questo studio è tuo. Sei tu che devi avere un'opinione sulla nuova impiegata, non io>>.

Non posso fare a meno di ridere e sul volto di Angelica compare un delizioso broncio.

<<E ora cosa c'è da ridere?>> domanda quindi con evidente fastidio.

Scuoto la testa e la osservo ancora per qualche istante. Poi mi sporgo in avanti sulla scrivania e le afferro una mano.

<<Angy, io non sono soltanto il tuo capo... Evidentemente il tuo parere mi interessa molto, altrimenti non ti avrei domandato nulla>> le dico accarezzandole il dorso della mano con il pollice.

<<Ti interessa soltanto perchè abbiamo una relazione, ma la verità è che non ho abbastanza esperienza professionale per poterti dare un parere da collega>> replica Angelica con un leggero rammarico. A volte ho l'impressione che la differenza di età e di posizione che c'è tra di noi la faccia sentire a disagio.

Le sorrido e cerco di rassicurarla. Non voglio che si arrovelli su stupidi e banali preconcetti, tanto più che se c'è qualcuno di inappropriato tra i due, quello sono io. Sono io quello che ha un vissuto difficile da accettare, quello con cui spesso è impossibile rapportarsi, quello che vorrebbe più di ogni altra cosa al mondo poter cancellare l'ingombrante ricorso del mio rapimento per riuscire a donare alla donna che ama soltanto la serenità che merita. Sono io a dovermi sentire inadeguato, non lei. Lei è ancora meravigliosamente fresca e spontanea, nonostante quello che ha vissuto a causa mia. Non è ancora vittima delle complicate sovrastrutture che gli anni e i fallimenti riservano alle persone ormai di mezza età come me. E spero con tutto me stesso che Angelica con gli anni non resti invischiata nei meccanismi mentali perversi della maturità. Quei meccanismi che portano l'individuo ormai adulto a dimenticare di avere delle passioni, ad essere disilluso su ogni cosa e ad essere perfino stanco di esprimere i propri pensieri, come se il tempo, gli impegni incessanti di ogni giorno e le numerose speranze disattese avessero divorato le fantasticherie della giovinezza, lasciando soltanto un'amara sensazione di disillusione.

Se confessi, ti sposo! 2Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora