Cap 26 - Riunione inattesa

590 35 2
                                    

Leonardo

<<Quindi conosci Elisabetta dai tempi dell'università>> afferma Angelica in tono che dovrebbe sembrare disinteressato, ma che nasconde un chiaro intento indagatore.

Mi limito ad annuire, non volendo alimentare inutili insicurezze nella mia futura moglie, per poi avvicinarmi a lei, cingerle la vita e introdurre un argomento che mi interessa più di qualunque altra cosa.

<<Non credi che sia ora di fissare la data?>> le domando, riferendomi ovviamente alla data del nostro matrimonio. Le lettere anonime che ho ricevuto e ora anche il sospetto che il mio stagista possa essere imparentato con Julius, non fanno che aumentare la mia fretta di sposare Angelica. Voglio che venga a vivere con me il prima possibile. Voglio essere certo di averla accanto in ogni momento per poterla proteggere.

So perfettamente che questo mio desiderio è estremamente egoista e presuntuoso, soprattutto se penso a come non sono stato in grado di proteggerla da Julius in passato, ma non volendo rinunciare a lei, l'unico modo che ho per tenerla al sicuro è quello di lasciarla sola il meno possibile.

La verità è che sono e sarò sempre un maniaco del controllo.

Il rapimento anziché ridimensionare questa mia compulsione, l'ha nettamente amplificata. E quando si tratta di mio figlio e di Angelica la mia ossessione per il controllo si fa ancora più insistente: devo sapere dove sono, chi frequentano, se le persone che stanno loro intorno sono persone affidabili; e se Angelica o mio figlio dovessero avere bisogno di aiuto, io devo essere presente per poterglielo fornire. La mia mente non può tollerare neppure il solo pensiero che loro possano essere in pericolo ed io sia distante. Non può nemmeno sopportare l'idea che possa capitare loro qualcosa di brutto che avrebbe potuto magari essere evitato, se io fossi stato presente.

So di non poter essere presente in ogni momento delle loro vite, ma questo non esclude che possa esserlo il più possibile. In ogni caso, per stare più tranquillo, ho nuovamente chiesto all'agenzia investigativa che ha l'incarico di indagare sul mio stagista e su Agnese, di tenere d'occhio sia Angelica che mio figlio. Per lo meno, quando sarò distante da loro, mi sentirò un po' più tranquillo. Per ora ovviamente Angelica è all'oscuro di tutto. Non voglio darle inutili preoccupazioni.

<<Che ne pensi se ci sposassimo tra un paio di mesi?>> domando, proseguendo il discorso che avevo iniziato.

<<Due mesi?! Sei impazzito? Ma lo sai quanto tempo occorre per organizzare un matrimonio?>> replica Angelica sorridendo e prendendomi il viso tra le mani per guardarmi meglio negli occhi. Adoro quando lo fa. E' un gesto che ormai fa abitualmente, eppure ogni volta il tocco delle sue mani sul mio viso mi rasserena, come se fosse l'unica cosa al mondo a riuscire a placare un po' il tumulto interiore che da mesi mi tormenta.

<<Che ci vorrà mai ad organizzare un matrimonio?>> le chiedo, ridendo e cercando di provocarla. So benissimo quanto sia impegnativo organizzare un matrimonio, non sono certo un ragazzino alle prime esperienze.

Lei mi guarda con disappunto, con quella espressione che mi riserva ogni volta che finge di essere risentita, e cerca di divincolarsi dalle mie braccia. In risposta al suo tentativo poco convinto di slacciarsi dal nostro abbraccio, io stringo più forte le mie mani alla sua vita e mi chino per baciarla.

Quando Angelica allunga le sue braccia dietro al mio collo, sento il mio cuore accelerare. Ormai è da un po' che ci frequentiamo, eppure il contatto con le sue labbra mi emoziona ancora come il primo giorno. E' come se Angelica avesse la chiave delle mie emozioni.

Per uno come me che non ama perdere il controllo né degli eventi né delle sensazioni, per uno come me che non sopporta le incognite, questa sensazione dovrebbe essere una condanna. E invece, per quanto mi terrorizzi l'idea che qualcuno abbia questo potere su di me, il potere di decidere se portarmi in paradiso o condurmi all'inferno, il fatto che quel qualcuno sia Angelica mi rassicura.

Siamo ancora abbracciati quando il telefono sulla mia scrivania inizia a suonare. Mi sciolgo dall'abbraccio con malavoglia e con una smorfia che suscita il sorriso di Angelica; poi alzo la cornetta.

La mia segretaria mi informa che Elisabetta mi aspetta in salone. E' strano, non avevo un appuntamento con Elisabetta.

Dopo la rimpatriata a pranzo, ci siamo visti forse una decina di volte per la pratica che mi ha affidato, ma non ricordo di aver fissato un altro incontro proprio oggi. A dirla tutta, l'ultima volta che ci siamo visti ho cercato di mettere un po' di distanza tra me ed Elisabetta, poiché ogni volta che ci siamo incontrati, lei è stata sempre più invadente, come se cercasse di riallacciare il rapporto di un'amicizia, che, per la verità, non è mai decollato neppure ai tempi dell'università.

Certo rispetto ai tempi dell'università Elisabetta è decisamente più loquace e gradevole, ma in questo particolare momento della mia vita non ho né tempo né voglia di ampliare il mio giro di amicizie. Ho ben altri pensieri per la testa.

In ogni caso ormai Elisabetta è qui e non posso che riceverla. Informo quindi Angelica che ho una riunione e mi dirigo in salone.

Se confessi, ti sposo! 2Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora