Capitolo 44 - Colta sul fatto

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Leonardo

Dopo quello che ho scoperto, entrare in studio ed affrontare Agnese e il nipote mi risulta particolarmente difficile.

Quindi saluto sbrigativamente la mia segretaria e il mio stagista quando sono ancora sull'uscio e mi chiudo subito nella mia stanza.

Apro i cassetti della mia scrivania e non appena inizio a cercare il curriculum di Agnese, mi accorgo che qualcuno ha messo mano alle mie cose.

Nel primo cassetto della mia scrivania è infatti scomparsa la pendrive dove faccio il backup della cartella condivisa tra i pc del mio studio. Rovisto più volte in tutti i cassetti per controllare se per errore l'abbia messa altrove, ma della pendrive nemmeno l'ombra.

In compenso nell'armadio alle spalle della mia scrivania trovo una copia del curriculum di Agnese, all'interno di una cartelletta dove conservo le scartoffie che periodicamente mi riprometto di esaminare, per poi buttare quelle inutili. Per mia fortuna negli ultimi mesi sono stato parecchio impegnato e non ho avuto il tempo di fare repulisti tra le cartacce.

Prendo quindi il curriculum, lo infilo in tasca riproponendomi di darne una copia a Martina e all'investigatore privato e mi dirigo come una furia nell'openspace dove si trova la segreteria, per chiedere spiegazioni sulla scomparsa della mia pendrive.

<<Perché ha preso la mia pendrive?>> domando perentorio ad Agnese alzando la voce, mentre il mio stagista mi osserva immobile e quasi intimorito.

Agnese inizia a tergiversare e a farfugliare nervosamente, mentre rovista tra le sue cose ed afferra quella che sembra proprio essere la mia chiavetta del backup.

<<Mi perdoni avvocato>> replica Agnese con voce tremolante, mentre la fisso con evidente collera.

Mi rendo conto soltanto in questo momento di essere da solo in studio con quelli che potrebbero essere gli artefici delle minacce che ho ricevuto. Nonostante questo, sto chiaramente accusando uno di loro di avermi sottratto la mia pendrive. Non si può dire che il mio comportamento rispecchi quello dell'uomo controllato e mai avventato che credevo di essere. Maledizione, questo atteggiamento non mi appartiene. Ma evidentemente le brutte vicende di quest'ultimo periodo hanno fatto vacillare il mio autocontrollo. Mi sono lasciato trasportare dall'angoscia e potrei aver commesso un passo falso.

<<L'ho presa io per il backup degli ultimi file delle memorie che ha completato da remoto a casa sua. Mi perdoni, pensavo di farle un favore>> balbetta Agnese, mentre mi mostra la chiavetta, senza mai guardarmi negli occhi. Il nipote invece continua a fissarmi immobile con occhi tra l'intimidito e lo smarrito.

Il comportamento della mia segretaria mi lascia per un momento spiazzato. Sembra davvero il comportamento timoroso di una sottoposta redarguita dal suo capo. Ma non mi lascio convincere. Non mi fido più di lei e sono ormai convinto che la sua agitazione non dipenda dalla mia ramanzina, ma dal timore di essere stata colta sul fatto.

<<Come faceva a sapere dove tenevo la chiavetta per il backup?>> la incalzo nuovamente, più che per avere una concreta risposta alla mia domanda, per cercare di studiare il suo contegno.

<<Ho visto Angelica in più occasioni fare il backup dei file della cartella condivisa e riporre la chiavetta nel primo cassetto della sua scrivania. Mi dispiace. Non volevo essere invadente>> si giustifica lei, dando una motivazione plausibile. In più occasioni ho infatti delegato Angelica a salvare una copia dei miei file di studio. Nel periodo in cui ero in Inghilterra per la riabilitazione, Angelica si è occupata quasi completamente del mio studio insieme a Chiara.

Ma per quanto le giustificazioni di Agnese siano plausibili, le stesse ovviamente non mi convincono.

<<Non lo faccia più!>> concludo categorico e con tono alterato, afferrando la chiavetta e lasciando l'openspace.

Torno nella mia stanza, afferro il mio cappotto in fretta e furia e mi dirigo rapidamente verso l'uscita del mio studio, intenzionato a chiamare Alessandro per raccontargli ciò che è appena successo. Mentre afferro la maniglia della porta, sento il mio stagista chiedere spiegazioni ad Agnese circa l'accaduto.

<<Si può sapere perché hai preso la chiavetta dell'avvocato senza il suo permesso?>>.

<<Come ho già detto anche all'avvocato, pensavo di fare una cortesia>> ribatte Agnese in tono fin troppo agitato e nervoso.

<<Zia, stai prendendo le tue pastiglie regolarmente?>> domanda quindi il mio stagista alla zia in tono preoccupato.

Lei farfuglia a voce bassa qualcosa che non riesco a sentire completamente. Poi lui ribadisce: <<Lo sai che devi prenderle regolarmente. È importante. Se dovessi saltare anche soltanto un giorno, sai che potrebbero ripresentarsi i tuoi disturbi>>.

Quali disturbi? E a che pastiglie si riferisce il mio stagista?

<<Smettila! Non sono una bambina! E comunque non ho più bisogno di quelle pastiglie. Sto benissimo>> replica Agnese seccata, con un piglio che non sembra neppure essere quello della mesta segretaria, che evidentemente ha sempre cercato di fingersi in questo studio.

<<Ti prego zia, ascoltami!>> sento dire allo stagista con voce implorante.

<<Basta! Non sono affari tuoi!>> risponde sgarbatamente Agnese, mentre la sento alzarsi dalla scrivania e fare qualche passo.

Temendo che possa rendersi conto della mia presenza, apro in fretta la porta del mio studio ed esco cercando di fare meno rumore possibile.

Salgo in auto, afferro il cellulare e chiamo immediatamente Alessandro. Gli racconto tutto quanto è appena accaduto.

<<Quindi potrebbe essere stata davvero Agnese a sabotare le tue memorie e ad averti creato i problemi in studio. Anche quella scadenza processuale che ti sei perso, potrebbe essere stata opera di Agnese>> deduce Alex, sollevando un'ipotesi che per me è già una certezza.

<<A questo punto sono sicuro. Agnese ha cercato di sabotare la mia attività di studio. Credo che abbia sottratto la mia chiavetta con l'intento di danneggiare o modificare alcuni dei miei file. Probabilmente pensava che oggi avrei lavorato da casa tutto il giorno, come negli ultimi tempi. Così è stata colta sul fatto prima che potesse riporre la chiavetta nel cassetto della mia scrivania>> dico ad Alex.

<<Pensi che le pastiglie a cui si è riferito il tuo stagista siano degli psicofarmaci?>> mi chiede poi il mio migliore amico, a cui ho narrato anche della conversazione che ho origliato.

<<Sì, penso che si stessero riferendo a degli psicofarmaci. Alex, sono sempre più sicuro che Agnese sia la sorella di Julius. I possibili problemi psichiatrici di Agnese sono un'ulteriore conferma>> rilevo ormai convinto della parentela tra Julius e Agnese.

<<Penso che tu abbia ragione, Leonardo. Ma visto che ormai è quasi certo che Agnese sia la sorella di Julius, ti prego di stare più attento. Oggi hai rischiato molto affrontandola da solo. Anche il tuo stagista potrebbe essere coinvolto. Loro sono in due e tu sei da solo>> mi ammonisce Alex con apprensione.

<<Starò attento. Tuttavia penso che lo stagista non sia coinvolto in questa storia. Ovviamente è solo una sensazione, ma lui non ha mai avuto un atteggiamento sospetto>> replico, ripensando al comportamento di quel ragazzo e alle parole che ha rivolto alla zia.

<<Prima di tornare a casa, voglio passare da Martina a lasciargli una copia del curriculum di Agnese>> concludo poi, informando Alessandro.

<<Mi raccomando, cerca di essere prudente e informa immediatamente anche l'investigatore privato>> mi consiglia Alex.

<<Non preoccuparti. Lo chiamo immediatamente>>.

Dopo aver chiuso la conversazione con Alessandro, informo l'investigatore privato di quanto ho scoperto e gli giro una foto del curriculum.

Tutti i pezzi del puzzle sembrano combaciare perfettamente. Spero solo che la sensazione irrazionale che continua a tormentarmi sia errata e che tutto questo sia opera esclusiva di Agnese. Spero davvero di non dovermi mai più trovare faccia a faccia con quello psicopatico di Julius.

Se confessi, ti sposo! 2Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora