twenty-six.

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Ho sempre odiato i viaggi lunghi, mi fanno venir voglia di sbattere violentemente la testa contro il finestrino fino a fracassarlo in mille pezzi... Ma fortunatamente mia madre non vive troppo lontana dal Campus.
Infatti, le tre ore di viaggio sono passate in maniera abbastanza veloce, soprattutto grazie a Calum che non faceva altro che stimolarmi con canzoni diverse.
Alcune mi sono piaciute, ed altre no. Ma lui era così emozionato, voleva a tutti i costi farmi sentire la musica che ascolta ed io l'ho interpretata come una condivisione bellissima. Amo quando Calum si apre con me in questo modo, con questa spensieratezza. La stessa di un bambino, ma pur sempre adorabile.

"Forse Down sarà la nostra canzone."

Mi ha detto; l'ho trovata una cosa davvero romantica, ma penso che manchi ancora del tempo prima di trovare la nostra canzone.
Volto il capo verso Calum mentre penso ad un nostro possibile futuro insieme. Però, non appena lo guardo con più attenzione, mi rendo conto che ha uno sguardo assolutamente spaventato.
Per forza è spaventato, siamo ormai arrivati a casa mia.
«Sembra che tu abbia visto un fantasma.»
«Hai la pelle bianca come una parete, l'ho già visto da tempo il fantasma.» mi prende in giro facendomi alzare gli occhi al cielo.
«Non prendere in giro la mia carnagione chiara! Lo sai che una volta le persone pallide erano considerate nobili?»
«Principessa Edythe di sto cazzo, avanti scenda.»
«Calum!!» riprendo il moro che scoppia a ridere e nel frattempo esce per aprire il bagagliaio dell'auto e tirare fuori le nostre valigie.
Scendo anche io e quando me lo trovo davanti, mi rendo conto che non può reggere.
«Senti, Cal...» faccio avvicinandomi velocemente a lui. «Salutiamo mamma, mangiamo e poi andiamo a farci una dormita, ti va?» chiedo con un sorriso smagliante stampato sulle labbra.
«Ma tua madre-»
«Shh.» gli poso l'indice sulle labbra per zittirlo. «Capirà.»
«Ma sono state solo tre ore di viaggio...»
«Capirà.» ripeto con convinzione.
Calum annuisce appena e poi mi segue con entrambe le valigie.
«Passami la mia, grazie...»
«No, ce la faccio.»
Alzo gli occhi al cielo di fronte alla sua testardaggine.
«So perfettamente che sei in grado di trascinare due valigie, ma vorrei portare io la mia.» ribatto fermandomi all'improvviso con le mani sui fianchi.
«Insomma Edythe! Non posso nemmeno compiere un atto di galanteria nei tuoi confronti?!» esclama stanco.

Stiamo davvero discutendo per una valigia?

Torno in me per un secondo.
«Hai ragione, scusami.»
«Sei arrabbiata.» afferma Calum per poi lasciarsi andare ad uno sbuffo rumoroso.
«No.» sorrido leggermente. «Sono delle valigie, Cal... Anzi, già che ci sei perché non mi porti pure in braccio fino alla porta?
«Ah, ah. Divertente.»
«Ma stai zitto che parcheggio meglio di te.» dico con un piccolo ghigno disegnato sulle labbra. Non c'entra niente in questo momento ma mi diverto a provocarlo.
Calum corruga le sopracciglia prima di rispondere. «Stai esagerando adesso!»
Io mi metto a ridere e lo precedo di un passo per suonare alla porta.
«Sai perchè ti amo?.» sento dire Calum dietro di me.
Alzo un sopracciglio, senza dimenticare la capriola fatta dal mio cuore alle sue parole, e mi giro verso di lui. «Perchè?»
«Perchè non ti porti dietro l'intero armadio come tutte le altre ragazze.»
«Non generalizzare Calum.» alzo gli occhi al cielo per l'ennesima volta; il mio fidanzato non fa in tempo a rispondere che la porta viene aperta.
Mia madre fa immediatamente la sua comparsa, accompagnata dai suoi capelli neri un po' più lunghi dei miei e gli stessi occhi azzurri.
«Oh, Edythe, tesoro mio sono così felice di vederti!» esclama attirandomi in un abbraccio rassicurante.
Non appena mi ricordo della presenza di Calum alle mie spalle, mi giro: l'espressione sul suo viso è da fotografia.
Sia io che mamma ridacchiamo capendo all'istante il perchè dei suoi occhi sbarrati.
«Sì lo so Cal, siamo uguali.» mormoro afferrando con dolcezza il polso del moro per portarlo più vicino. Mia mamma, sempre con il sorriso, stringe la mano a Calum.
«È un piacere Signora Ray.»
«Oh, ti prego Calum, chiamami Marlene.»
«D'accordo, Marlene.» anche Calum sorride.
«Dai ragazzi, entrate, immagino che abbiate voglia di cenare!»
«In effetti sto morendo di fame.» mi lamento mentre il mio ragazzo trascina le valigie in casa.
«Posso immaginare Edythe.» si mette a ridere la donna davanti a noi. «Ho preparato per voi la vecchia camera di Ed, spero possiate stare comodi.»
«Andrà benissimo, grazie.» annuisce Calum parlando anche al posto mio.
Mia madre sparisce in cucina e noi saliamo le scale fino ad arrivare nella camera in cui ho vissuto per la maggior parte della mia vita.
Non è cambiato nulla: le stesse pareti, lo stesso armadio, lo stesso letto.
Ogni volta che torno qui a Natale, è un sollievo scoprire che mamma non ha cambiato nulla.
«Fammi capire... Da ragazzina tu, invece di attaccare poster di cantanti alle pareti, attaccavi le foto?»
«Che ci vuoi fare? sono sempre stata strana.» affermo divertita.
«Chi è?» chiede Calum indicando una foto dove ci siamo io ed un ragazzo, abbracciati.
«Oh, lui è mio fratello Jaeden.»
«Ah.»
«Ti stava già partendo il moto di gelosia, vero?» lo prendo in giro dandogli un pizzicotto sul fianco.
«Sì, invece adesso ho paura, quanto cazzo è grosso?» il suo tono stridulo mi fa scoppiare a ridere.
«Fa un sacco di palestra.» rispondo divertita. «Mi manca da morire.» aggiungo poi a voce più bassa.
Calum non risponde, lo vedo solo passarsi la mano sul volto con stanchezza.
«Tesoro va tutto bene?» il nomignolo "tesoro" forse non era esattamente quello adatto, ma mi è venuto spontaneo da usare.
«Sì, certo.» risponde con un sorriso che non mi convince per nulla. «Andiamo giù da tua madre?»
Annuisco in risposta e lo prendo per mano mentre ci dirigiamo verso la cucina.

Hoodie || Calum HoodDove le storie prendono vita. Scoprilo ora