Tornare in Florida mi fa uno strano effetto. Non è soltanto a causa del clima, molto più mite e sopportabile di quello continentale, ma anche per la distanza apposta alla mia famiglia. Non so quando avrò abbastanza soldi per tornare a fargli visita, sicuramente dovrò provvedere a racimolarne un po' per il matrimonio di Taylor e Robert, previsto per questa primavera. Forse dovrei iniziare a impartire lezioni di chimica alle matricole, giusto per permettermi almeno un volo in seconda classe.
Ian posa le valigie a terra e stira le braccia in alto. La stanza d'albergo è calda e accogliente. La luce mattutina che proviene dalla finestra incornicia il letto perfettamente rifatto. Raggiungo la vetrata e guardo oltre l'orizzonte. L'illuminazione calda di New York, il pattinaggio sul ghiaccio e la schiera di ranch bianchi di periferia, sono sostituiti dai grandi grattacieli a picco sull'oceano, i ponti metallici, le palme. Un'altra atmosfera. Un'altra vita, quasi. Improvvisamente mi sento come se qualcuno mi avesse strappato brutalmente dalle mie radici per catapultarmi in una dimensione parallela e inappropriata. I ricordi dei giorni felici si affievoliscono, i chiarimenti con Taylor, Robert e la luce negli occhi di Scott di fronte all'albero di Natale e alla tavola imbandita, diventano soltanto sfumature di un passato che sembra non appartenermi più di tanto. I problemi tornano a galla, perché un viaggio o una fuga non li eliminano mai del tutto. Essi restano sempre lì dove li hai abbandonati e, alla prima occasione, riprendono a punzecchiarti. Gli occhi di Ashley, nella trasparenza del vetro della mia memoria sembrano chiedermi aiuto. Non ha mai risposto ai miei auguri di Natale, chissà se lei e Daren fanno ancora coppia fissa? Scaccio lo sguardo perfido di Phoebe, evitando di chiedermi chi dei pretendenti abbia scelto durante la trasferta in Virginia. Credo che non meriti nessuno dei due ragazzi che le sbavano dietro. Hunter è innamorato di una ragazza che lo prende soltanto in giro e Zac è addirittura cieco da voler vedere la realtà per quella che è.
"Ehi, tutto okay?" Ian mi viene vicino. Mi accarezza una spalla, sfiorandomi appena la pelle del collo con le dita.
Annuisco, ignorando i brividi che il suo semplice tocco genera in tutto il mio corpo.
"Che ne dici di un bel bagno rilassante?" propone. "Dopo il viaggio è proprio quello che ci vuole..."
Distolgo l'attenzione dal panorama e incontro gli occhi del ragazzo che mi sta affianco. Li vedo brillare in modo sincrono e acceso.
"Prima tu o prima io?" chiede.
Mi perdo nel suo volto. Una strana inquietudine mi attraversa il corpo, un senso di disagio e paura. Tom Felton. Tra me e Ian ci sarà sempre Lui. E tornare a casa significa avere di nuovo a che fare con la paura. In questi giorni non abbiamo pensato a questa faccenda, ma adesso tutto riprende a girare come prima. La mia protezione, il nostro legame di sangue e l'attesa del responso di Daniel. In un angolino del mio cuore spero che la soluzione per tornare indietro non esista o, perlomeno, non venga mai a galla. Non posso pensare alla mia vita senza Ian. Non dopo questo viaggio a New York. Molte cose sono cambiate. Tutto è cambiato. Almeno per me.
Ian mi sposta una ciocca di capelli dal volto e aspetta una mia risposta, ma ormai anche le domande più semplici mi appaiono come qualcosa di irrisolvibile. Non dico niente, limitandomi a fissarlo come un'ebete.
"Che c'è, piccola Holland?"
La mia attenzione finisce sulla punta delle sue scarpe. "Siamo tornati" gli faccio notare.
Ian spinge il mio volto in alto, dritto a osservare il suo. Il suo palmo è confortante e delicato. "Le vacanze finiscono sempre" sorride, incerto.
"La nostra non era una semplice vacanza, ci siamo allontanati da molti guai e adesso li dovremo affrontare di nuovo" dico con voce ferma e decisa.
"Lo so" annuisce.
Lentamente poso il mio palmo sul suo, ancora adeso alla mia guancia. Gli prendo la mano e lo dirigo verso l'altra stanza.
"Facciamolo insieme quel bagno..." lo trascino dietro di me.
Le guance di Ian si colorano appena, giusto un paio di toni. Le sue gambe mi seguono, mentre le sue labbra si muovono appena per protestare qualcosa che però, a quanto pare, il suo cervello e il suo corpo non pensano affatto.
Apro l'acqua calda della vasca e lascio che il vapore inondi la stanza. Ian resta immobile, mentre io faccio scivolare a terra ad uno ad uno ogni mio indumento. Prima la giacca, poi la maglia e la canottiera. Lui non si muove ancora di un passo. Sgancio il bottone dei jeans e li sfilo fino a farli cadere a terra in un groviglio.
Il mio cuore va a mille, nel caldo della stanza.
Il rumore dell'acqua e il respiro di Ian mi confondono a tal punto che potrei svenire da un momento all'altro. Il mio corpo, coperto della sola biancheria intima, guarda quello di Ian, ancora vestito di tutto punto, e chiede di acconsentire a qualcosa di così semplice, scontato, quasi ovvio. Entrare in una vasca insieme, i nostri due corpi. Ian si avvicina. Ogni suo singolo passo ha l'eco di un frastuono immenso. Mi sento le ginocchia deboli e il cuore scombussolato, poi succede tutto in modo veloce, Ian smette improvvisamente di osservarmi, distoglie lo sguardo dalla mia pancia, dalle mie gambe e dalle mie braccia nude e si volta bruscamente per uscire."Perché no?" La mia voce trema, per l'imbarazzo, per il rifiuto e il desiderio che ha di lui e di una sua piccola o minima debolezza.
"Quello che è successo a New York resta a New York" ripete ciò che gli ho detto al Rockefeller Center. Le stesse identiche parole, quasi come una poesia o un mantra sacro. La sua testa si gira ancora una volta verso di me. Ed io ne approfitto per compiere ciò che farebbe una Holland ubriaca fino al midollo. Mi sgancio il reggiseno, lasciandolo precipitare al suolo, sopra agli altri indumenti.
"Ripartiamo domani. Ti prego" spendo la mia ultima moneta.
La vasca è pronta, il mio corpo più nudo di prima. Lo sguardo di Ian brucia fin quasi a prendere fuoco. Contro di me e contro i miei seni.
Il bacio che ci siamo scambiati a Natale torna ad aleggiare sulle nostre teste. Il desiderio che abbiamo avuto l'uno dell'altra nei giorni successivi. Un desiderio vero, reale, ma anche marcio e mai soddisfatto. Non c'è mai stato un secondo bacio e adesso non ci sarà nessun bagno insieme perchè Ian smette di combattere e si volta di scatto.
"Non posso, dannazione, non posso!" esce di corsa dal bagno.
La porta si chiude e il mio corpo trema dal freddo. Un buco nel cuore e uno allo stomaco. Mi accoccolo sul tappeto, richiudendomi in me stessa. L'acqua scorre ancora, rispecchiando il fiume in piena che è il mio spirito in questo preciso istante. A quanto pare New York è stata solo una breve parentesi. Dovrò accontentarmi di aver sfiorato la felicità, in quell'attimo preciso nel quale il mio respiro si è unito a quello della mia anima gemella.
Tutto il rosso, tutto l'amore che avevo prospettato, di colpo svanisce, lasciando le nostre vite sospese in un limbo infernale. Entrambi abbiamo commesso l'errore più grande della nostra esistenza. Io ad aprire il mio cuore, Ian a lasciarsi andare.
Siamo due anime in continua rincorsa.
Due anime nere. Nere come la pece.
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ENDLESS - Anime Nere || Ian Somerhalder
Fanfiction[COMPLETO] SECONDO LIBRO della SERIE ENDLESS. PRIMA DI LEGGERE QUESTO VOLUME LEGGERE ENDLESS- Anime Rosse. Endless- Anime Nere è il secondo libro della saga ambientata nelle spiagge della Florida, al college; tra le sue cheerleader e i suoi affasci...