Capitolo 45: UN CUSCINO PER LA SIGNORA JOHNSON

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Passare la notte insieme a Ian è piacevole.
Mi addormento con la testa sul suo petto e il suo braccio a cingermi il collo. Il suo leggero russare mi culla, accompagnandomi teneramente fino alle prime luci dell'alba.
I primi raggi del sole filtrano debolmente attraverso il tendaggio scuro, illuminando le nostre valigie pronte ai piedi del letto.

"Credo che sia ora di alzarci" dico, stirandomi.

Ian mugola qualcosa che assomiglia a un lasciami dormire ancora un po', per poi voltarsi dall'altra parte.

"Ehi, ma sei un pigrone" lo canzono, scivolando due dita lungo la sua schiena nuda. Lui mi spinge via con dolcezza, continuando a sonnecchiare.

E' così bello e eccitante mentre cerca di catturare gli ultimi minuti di sonno. Farei l'amore con lui adesso, che importa che siamo nella stanza di un Motel e che tra meno di un'ora abbiamo il volo per New York. Non voglio attendere il momento perfetto perché quello sono sicura che non esisterà mai.
Ogni attimo, ogni istante è perfetto. Anche questo. Pian piano avvicino le labbra alla sua pelle, sfiorandola sul retro del collo.
Ian trattiene il respiro e si volta, ritrovandosi faccia a faccia con la sottoscritta. I suoi occhi decidono che finalmente è giunta l'ora di aprirsi.

"Buongiorno, piccola Holland" sussurra, con voce impastata. 

"Buongiorno a te".

Lui mi prende il volto tra le mani e mi bacia, lasciando sulle mie labbra il sapore della notte passata e di un giorno che sta per arrivare.
Il suo profumo mi avvolge, confondendosi con il mio. Le lenzuola divengono improvvisamente troppo calde e ingombranti, mentre ci giriamo, abbracciandoci e scambiandoci i nostri odori. 

"Dobbiamo andare, altrimenti perderemo il volo". La voce di Ian è un suono caldo e avvolgente, che mi provoca brividi ovunque.
Le sue mani scorrono sui miei fianchi, stringendoli con forza.

"Non eri tu quello che voleva dormire ancora un pò?" lo prendo in giro.

I nostri occhi non sono mai stati in sintonia come adesso, i nostri gesti avventati e desiderosi l'uno del corpo dell'altra.

"Solo perché stavo facendo un bellissimo sogno" mi sussurra, sfiorandomi il collo con la punta del naso. Il mio cuore affonda dentro al petto. Non c'è cosa più bella di sapere che gli incubi relativi alla guerra, a Nikki, al suo passato sono soltanto un ricordo lontano.

"E vuoi sapere cosa stavo sognando?" mi solletica ancora con la punta del naso.

Chiudo gli occhi, estasiata da sensazioni che vanno oltre qualsiasi fantasia.

"Sognavo di una giovane donna dai capelli color rame e gli occhi verdi come il prato, sognavo di una notte magica che presto passerò insieme a lei..."

Il mio respiro resta sospeso a metà. 

Improvvisamente la porta scuote forte, come a voler essere abbattuta.

"Ehi, ragazzi, siete pronti?". La voce di Dakota, dall'altra parte, è decisamente fastidiosa e irritante.

"Oh, cavoli, è tardi davvero!". Ian abbandona debolmente la fronte sul mio petto.

Poso le mani sulla sua testa, lisciandogli i capelli. Lo bacio sulla fronte e poi mi sottraggo al suo corpo. La magia è andata, svanita insieme all'ansia dei coniugi Dornan di partire. Scendo dal letto e mi chiudo in bagno, lasciando Ian a combattere ancora un po' con le lenzuola e con il dovere di mettere giù i piedi dal letto.
***

Jamie guida in silenzio fino all'aeroporto. Attraversare la città a quest'ora del mattino è un'esperienza a dir poco surreale. Le luci sono fioche, l'aria frizzante e qualsiasi cosa sembra prendere vita da questo momento. Il traffico non esiste, i suoni sono tutti ovattati e il cielo è già di un azzurro da restarci incantati.
Siedo sui sedili posteriori, accanto a Ian e ai nostri bagagli. Dakota indossa un paio di occhiali da sole dalle lenti scure e una giacchetta di pelle stretta in vita. Guarda fuori dal finestrino eccitata, come una bambina che sta partendo per la gita scolastica.

Jamie parcheggia nell'area riservata e ci aiuta a scendere le valigie. Quella di Dakota è enorme e occorre anche l'aiuto di Ian per toglierla dal portabagagli. Cosa si è portata dietro? Ha intenzione di trasferirsi nelle Grande Mela?

Ciascuno traina il proprio trolley fino al deposito poi ci dirigiamo all'imbarco.
L'euforia di Dakota è alle stelle, non smette di parlare, di fare commenti su qualsiasi cosa, dalla divisa delle hostess troppo casta e spenta, alla fila d'attesa che ci costringono a fare prima di salire. La sua voce mi entra nel cervello, facendomi venire il mal di testa. Jamie, invece, se ne sta in silenzio, senza degnarla più di tanto. Si limita a cingerle i fianchi con una mano e leggere un opuscolo trovato da qualche parte.
Quando l'aereo apre le porte, una delle hostess ci fa cenno di spostarci sulla pista. Procediamo in fila indiana, fino alle scale del mezzo. Una volta sopra, mi accorgo che la mia postazione e quella di Ian non sono vicine. In realtà, il mio seggiolino è due file dietro a quello dei miei compagni di viaggio.

"Ho preso i biglietti a un prezzo stracciato, non potevo scegliere le postazioni!" banalizza Dakota, sedendosi tra Ian e il marito.

Sbuffo, incrociando le braccia al petto. Non mi ero immaginata così questo viaggio, non seduta lontano da Ian e nemmeno insieme a due estranei che ostentano grande amicizia. Ian è dispiaciuto di sapermi distante, così si propone di fare a cambio di posto.

"Andiamo, si tratta soltanto di poche ore, Holland dormirà e non si accorgerà neanche di essere da sola". Lo frena Dakota, posandogli la mano sul ginocchio.

Il gesto mi fa ribollire il sangue, per un istante mi passano dalla testa mille immagini. Tutte hanno un inquietante sfondo rosso sangue. Apro bocca per ribattere, ma Dakota non me ne da modo, sedendosi e voltandomi le spalle.

Ian mi cerca con lo sguardo, mentre un signore chiede permesso per sedersi al mio fianco, vicino al finestrino. Ha una mole piuttosto ingombrante e sono costretta a schiacciarmi tutta contro il sedile per far sì che possa accomodarsi. Nel frattempo, quello che pare essere il figlio, un ragazzino paffuto, dai capelli rossi e le lentiggini sul naso, si posiziona alla mia sinistra. Subito dopo il decollo, il tizio crolla in un sonno profondo, abbandonando la testa indietro ed emettendo uno sbuffo ritmico e ripetitivo. A volte allo sbuffo alterna un fischio leggero. Il ragazzino, invece, indossa un paio di cuffie con il volume così alto che la musica si sente fin da fuori. Cerco di concentrarmi sulla lettura di una rivista, per tentare di sopravvivere al rumore fastidioso dell'uno e dell'altro mio vicino. Mentre leggo di tendenze moda e nuovi tagli di capelli, prego con tutta l'anima che i grattacieli di New York si facciano vedere al più presto.

Quando atterriamo mi sembra di essere rimasta sull'aereo una vita intera. Non solo per i due individui al mio fianco, ma anche perché, la signora Dakota Johnson, si è addormentata con la testa sulla spalla del mio fidanzato. Eh, già, perché era troppo semplice pendere verso il corpo accogliente del marito, no, molto meglio provare un nuovo cuscino! Sono infastidita, per non dire verde dalla rabbia.
Sul corridoio dell'aeroporto traino il mio trolley con la furia di un ciclone. Faccio passi lunghi e svelti, senza curarmi di nessuno dei miei compagni. Sento le zeppe di Dakota correre proprio dietro di me, nel tentativo di tenere il passo. Ian adesso è al mio fianco e mi chiede se sono riuscita a riposare un po'. Lo fulmino con uno sguardo nero e esaustivo. Lui cerca la mia mano, si è accorto che qualcosa non va.

"Ehi, sei ancora arrabbiata per quella storia dei posti?" indaga, "Dakota non l'ha fatto apposta, è stato solo un modo per risparmiare dei soldi..."

"E' stato un modo per dormirti addosso, ecco cosa è stato!" esplodo, con voce fioca per non farmi sentire dai due coniugi subito dietro di noi. Non voglio rovinare le loro vacanze, ci mancherebbe! E non voglio nemmeno passare dalla fidanzata paranoica e ossessiva. In fondo per Jamie dovrebbe essere lo stesso, ma lui non pare farci caso. Non si è lamentato nemmeno un secondo di vedere la fidanzata dormire sulla spalla di un altro uomo.

"Ehi, piccola Holland, sai che mi piaci un sacco quando fai la gelosa?" ridacchia Ian, stringendo le sue dita alle mie.

Gli lancio un'altro sguardo di traverso, lasciandomi andare alla sua presa.

Quando usciamo fuori, la mia arrabbiatura pian piano sfuma, perché di fronte a noi c'è di nuovo la mia città e, soprattutto, la mia famiglia. Mio padre, mia sorella e Robert ci attendono vicino alla fermata dei taxi.

Tutti e tre sorridono, sbracciandosi per farsi vedere. In un istante mollo la mano di Ian e corro tra le braccia di Taylor.

"Oh, Tay!"

"Sorellona!"

Non ho mai avuto tanta voglia di abbracciarla come in questo momento.

ENDLESS - Anime Nere || Ian SomerhalderDove le storie prendono vita. Scoprilo ora