Capitolo 21: LA VITA E' PREZIOSA

1K 120 13
                                    

Felton è attaccato a un macchinario che gli soffia ossigeno dentro ai polmoni. Le infermiere ci hanno fatto indossare un camice verde e una cuffia dello stesso colore. Il suono del monitor, un bip bip costante, arriva dritto ai timpani, insieme al rumore soffuso del riscaldamento.

"Siete le uniche persone che sono venute a trovarlo, escluso suo padre...è così un bel ragazzo...è proprio un peccato che non abbia amici..." dice una delle infermiere, prima di andarsene per lasciarci da soli con lui.

Ian gira intorno al letto, le braccia dietro la schiena e la faccia coperta dalla mascherina. Posso vedere soltanto i suoi occhi, così stanchi e allo stesso tempo attenti e brillanti da far perdere il fiato.

"Credi che si salverà?" chiede.

Emetto uno sbuffo di indecisione, in realtà non riesco a scollare gli occhi dal corpo del ragazzo privo di coscienza. Non riesco a smettere di pensare a cosa sarebbe capace di fare lui, se soltanto fosse al nostro posto. Di sicuro staccherebbe la spina del respiratore e lo farebbe pure senza alcun ritegno. Ma Ian è ben diverso da Tom, e anche dai miei ragionamenti maligni, benché sia arrabbiato, incollerito e adirato con Felton ci tiene alla sua vita.
Ci tiene a tal punto da mettersi seduto vicino al suo letto e iniziare a pregare. Esatto, pregare, nel vero senso della parola.
Faccio alcuni passi indietro, incerta. Guardo Ian, le sue palpebre socchiuse e le sue mani congiunte. Nella mia gola si ferma un groppo che non riesco a far scendere, neanche mandando giù saliva e saliva e ancora saliva. La stanza è invasa da un silenzio irreale, quasi religioso, addirittura sacro. Poi, con lentezza, Ian rialza lo sguardo, tornando al giovane immobile e ai monitor intorno a lui.

"Ho pregato perché possa risvegliarsi, la vita è preziosa, anche per il nemico"

Mi mordo le labbra, gli occhi mi si gonfiano di lacrime, che riesco a ricacciare indietro. Questo suo lato umano mi sconvolge, mi tocca il cuore in ogni piccola parte.

Qualcuno apre la porta, è l'infermiera di prima, ci chiede di uscire perché è arrivato il padre.
Il signor Felton ci saluta con un cenno della testa. I capelli biondi, lasciati sciolti, gli fanno assumere un aspetto più duro e spigoloso rispetto a quando lo abbiamo visto il giorno dell'incidente. Anche lui indossa una mascherina e, sotto alle pieghe, nasconde la sofferenza che porta. Un figlio in coma. L'unico figlio, quello al quale ha raccontato di una leggenda antica, una storia che gli ha cambiato la vita in passato e che, a sua insaputa, lo sta facendo anche adesso.

In fretta ci togliamo gli indumenti di protezione e abbandoniamo la terapia intensiva per dirigerci di nuovo alla sala d'attesa del pronto soccorso. Sono passate circa tre ore, a momenti dovremmo avere notizie di Ashley. Quando arriviamo, in realtà, Penn sta parlando con un medico. I due si scambiano una vigorosa stretta di mano per poi salutarsi.

"E' tutto apposto" dice, come se si disfacesse di un grosso peso. "Ashley sta bene. I suoi esami sono perfetti e non ci sono sostanze in circolo. E' stata una crisi di panico e un banale svenimento. Aspettiamo qui, le stanno facendo la dimissione per tornare a casa"

Ian si passa una mano tra i capelli, annuendo.
Ci lanciamo una rapida occhiata, nella quale ci scambiamo più sensazioni di quante vorremmo. Siamo felici che Ashley stia bene e siamo sottosopra per Felton. Siamo nel bel mezzo di una burrasca di sentimenti dalla quale non riusciamo a proteggerci. Lacrime o sorrisi. Gelosie o indifferenza. Noi stessi o l'altro. La scelta è dura, se non addirittura impossibile. I nostri sguardi non parlano ma vorrebbero dirsi e farsi così tante cose che nemmeno riesco a contarle, poi la porta automatica si apre, facendo apparire la nostra amica con una cartellina tra le mani.

"Mi dispiace di avervi fatto preoccupare, sono stata una stupida" biascica con voce totalmente impastata e occhi fissi al pavimento.

Penn resta un passo dietro a noi, ma quando Ashley rialza lo sguardo è il suo il primo che incontra. I loro occhi di colore opposto si incontrano in una sfumatura nuova. Ashley sfila la felpa che tiene sulle spalle. "Questa credo che sia tua" gliela porge.

"Puoi tenerla, io non ho freddo" replica lui, respingendola.

Lei abbozza un sorriso e si stringe dentro al pezzo di stoffa.

"Giurami che non rifarai mai più una fuga del genere!" La vado ad abbracciare.

Ashley si lascia cullare, è intontita, ha bisogno di qualcosa da mettere sotto ai denti e di un lungo pomeriggio di sonno.

"Te lo prometto" annuisce.

I due ragazzi vanno avanti, diretti all'auto che ci attende al parcheggio. Prendo ad Ashley i fogli medici e la accompagno, mantenendole un braccio attorno alla vita.

"Perché lo hai fatto?" mi viene spontaneo chiederle.

"Avevo bisogno di aria, mi sentivo annegare"

"Avevi bisogno della roba, è così che mi hai detto...avevi bisogno della roba e di Daren..." le ricordo.

Ashley si sistema dietro le orecchie un ciuffo di capelli, l'elastico che li raccoglie sembra non tenere più di tanto.

"Avevo bisogno di medicine, di qualcosa che mi facesse passare quell'oppressione che ho dentro, ma senza ricetta non possono darti niente, in questa razza di mondo! A me sarebbe andato bene qualsiasi cosa, pur di non sentire quanto io sia inadatta, inaffidabile e inferiore agli altri!"

"Ashley, tu non lo sei!" esclamo, trattenendola. Questo discorso non mi piace. Lei non ha mai parlato così. Ed io la preferivo di gran lunga quando scherzava sul prendere i voti in convento, piuttosto che adesso. "Hai un sacco di doti e di capacità, chi ti ha messo in testa simili fesserie?"

Lei non mi guarda più. I suoi occhi vagano verso Penn e Ian che ci attendono di fronte alla macchina.

"Non sono più una cheerleader, sono indietro con le lezioni e ho conosciuto soltanto ragazzi che mi hanno fatta soffrire" dice, seria.

"Tu sei una ballerina, Ashley, il corpo delle cheerleader non sarà più lo stesso senza di te. Non darla vinta a Phoebe, non farlo, ti prego. E poi ci sono io, io ti aiuterò con le materie che hai saltato e poi...e poi c'è Penn..."

Ashley alza gli occhi al cielo, riprendendo a camminare.

"Sto dicendo sul serio!" le afferro un polso. "Penn ti vuole bene davvero, non è come gli altri. Non si gira a vedere la prima ragazza con le tette rifatte che passa per strada e nemmeno ti fa sniffare della maledetta roba, lui è un ragazzo per bene. Lui è il tuo cavaliere mascherato, quello che ti ha fatto ballare, quello che ti ha trattata come una principessa, quello che ti ha messo la sua felpa sulle spalle ieri sera perchè tu non sentissi troppo freddo. Dagli una possibilità. Hai perdonato me, perdona anche lui. Per favore"

Deglutisce. La sua attenzione si sposta al ragazzo che si sta sedendo davanti, sul posto del passeggero.

"Okay" sussurra.

E' un okay debole, ma sincero. Molto più sincero di mille parole ed io, per un secondo, mi sento rincuorata. E penso positivo.

ENDLESS - Anime Nere || Ian SomerhalderDove le storie prendono vita. Scoprilo ora