Capitolo 3: SENSI DI COLPA

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Esco dal college trascinata dalla folla di studenti che si apprestano ad attraversare il cortile. Mi guardo intorno come se mi aspettassi l'apparizione di Felton da un momento all'altro; ancora non si è visto in giro e la cosa non so se mi faccia piacere o mi incuta timore. È il primo giorno di lezione dopo le vacanze; o il biondino ossessionato dal pendolo magico si è preso una pausa più lunga oppure sta tramando uno dei suoi attacchi. Il solo pensiero mi fa tremare le ginocchia. È come se vivessi una sorta di attesa misteriosa. La cosiddetta quiete prima della tempesta.
Attraverso il giardino, i ragazzi del basket si stanno allenando sul prato, oltre la recinzione. Vedere i loro bicipiti contrarsi e poi tornare dritti e accorciasi di nuovo, nel fare i piegamenti a terra, cattura l'attenzione della maggior parte delle ragazze presenti.
Hunter beve con energia, Zac arriva da dietro, gli molla uno scappellotto, facendogli bagnare completamente la felpa.
"Fanculo, amico!" si lamenta il biondo.
Zac ride e allora Hunter gli lancia la borraccia, colpendolo sul torace. Osservo la bottiglia rotolare a terra e i due ragazzi riprendere ad allenarsi. Si comportano come se essere compagni di squadra e amici per la pelle fosse la cosa più naturale del mondo, come se condividere la stessa donna non fosse un ambiguo cliché. Mi cruccio per l'ingenuità di Hunter e il vagare nell'oscurità degli abissi di Zac. Una donna può macchiare l'amicizia di una vita. E Phoebe lo sta facendo.

"Ehi, Holland..."

La voce di Evan mi sorprende, facendomi dirottare l'attenzione alla mia destra. Il ragazzo si avvicina alla rete, lasciando perdere gli esercizi che stava compiendo. E' sempre lo stesso; la tesa del cappellino girata verso la nuca e la felpa dei Dolphin larga sui fianchi.
Si da una ripulita alle mani, passandole l'una sull'altra per togliersi i residui di terra e erba che gli sono rimasti incollati al palmo.

"Grazie per i tuoi auguri di Natale, mi hanno fatto molto piacere, credo che mantenere un buon rapporto con una ex sia una cosa da far invidia, non trovi?"

"Trovo che il termine ex non sia quello più corretto, ti ricordo che noi due non siamo mai stati ufficialmente fidanzati"

"Però siamo usciti insieme e ci siamo baciati..." si aggrappa con le dita al metallo della recinsione. Le sue labbra si increspano in una specie di broncio. "E poi non è detta l'ultima parola, magari potremmo riprendere a vederci..."

"Non prendertela ma non penso che sia una buona idea" retrocedo di un passo.

"Lo ami?"

La voce di Evan mi fa balzare il cuore dritto in gola. Inizio a sudare freddo.

"Ho detto...lo ami?" ripete lui. E' serio.
I suoi occhi lo sono.

"A chi ti riferisci?" La mia voce trema.

"Mi hai mollato per prenderti del temo per pensare a quello che c'è tra te e il bel giovane venuto dal passato. Sei stata a New York con lui e vivi nella sua stanza d'hotel, a chi pensi che mi riferisca?"

Butto fuori un lungo respiro. Vorrei dire ad Evan che, sì, certo, io amo Ian più di ogni altra cosa al mondo. Gli voglio bene. Lo desidero.
Lo adoro. Ma non esprimo niente di tutto questo, mi limito a passare una mano attraverso i capelli, e smorzare un sorriso falso e amaro. "E' complicato"

Evan resta fermo a guardarmi mentre mi volto e riprendo a camminare, poi lo sento aggrapparsi più forte alla rete, scuotendola. "Lo so che tra me e te non potrà mai esserci niente che abbia inizio con la lettera A e finisca con la parola More, ma dammi almeno la possibilità di esserti amico. Mi manchi, Holland!"

Rallento. Chiudo gli occhi.

"Per favore" Il suo è appena un sussurro, una richiesta pura e limpida.

ENDLESS - Anime Nere || Ian SomerhalderDove le storie prendono vita. Scoprilo ora