Continuo a battere nervosamente due dita contro il bancone del negozio, aspettando che il proprietario torni da me con ciò che gli ho chiesto.
L'odore della carta dei libri mi invade, anche se ciò mi crea uno stato di totale confusione, rilassandomi da un lato ma innervosendomi dall'altro, come se fossi su una giostra fuori controllo.
Ricordo benissimo quando questa libreria aprì, circa quattro o cinque anni fa, con molto dissenso da parte dei miei compaesani ma la mia piena approvazione. Esattamente il primo giorno dopo l’apertura non esitai a fiondarmi qui dentro, spendendo tutti i soldi che avevo messo da parte grazie alle mance dei vari parenti per comprare qualsiasi cosa attirasse la mia attenzione, sotto lo sguardo a dir poco divertito del signor Giuseppe Escobar, (chiamato da tutti semplicemente "Bepi"), ovvero il proprietario del luogo. Inizialmente amavo tutto questo, sebbene appena tornai a casa ricevetti una bella ramanzina per aver “sprecato” così il mio denaro, ma la cosa non mi importò affatto e dopo ogni festa natalizia, pasquale o di compleanno tornavo qui, pronta per ripetere quel gesto; solo che i veri problemi incominciarono a scuola, quando un gruppo di nuovi studenti provenienti dall’Inghilterra decisero di imporre il loro regime di prepotenza prendendomi di mira ogni persona -ragazza o ragazzo che sia- a cui le piacesse leggere o passare il fine settimana a guardare film e rendendoli vittime degli scherzi più crudeli o sadici, trasformando quello che era iniziato come un dannato gioco in vero e proprio bullismo.Perché fanno tutto ciò? Me lo chiedo da anni ormai, ma è solo una di quelle domande senza risposta. Perché le persone compiono atti di bullismo? Non vi è una risposta esatta in fondo, ma senza dubbio è uno dei problemi che la società cerca di affrontare ma non riesce a controllare.
L’arrivo di Bepi, il commerciante, mi riporta brutalmente alla realtà, ricordandomi il motivo per cui sono qui e soprattutto la fretta che animava il mio animo fino a qualche secondo fa
«Buongiorno, signor Escobar,» lo saluto, cercando di essere il più cordiale possibile «Per caso è riuscito a procurare quello che le avevo chiesto?»
L’uomo contrae le labbra in una smorfia, ricambiando il saluto con un cenno del capo ma mostrando la sua contrarietà alla mia domanda, gesto che stringe incredibilmente il nodo che ho alla bocca dello stomaco. Istintivamente abbasso lo sguardo, sentendomi come in errore, sbagliata, un macchinario bloccato all'interno di un ingranaggio perfetto.
«Ah, Giulia, ma quando la smetterai con queste cose? Hai sedici anni, ormai! Devi pensare ad altro, come la scuola o il lavoro!» mi rimprovera, con la voce roca a causa dell’età e una nota di disapprovazione mista alla preoccupazione.
Istintivamente stringo un pugno, cercando di controllare la rabbia che inizia a ribollirmi nelle vene e sfoggiando il sorriso più falso che riesco a fare, provando ad assecondare l’uomo e fare in fretta. Li detesto quelli che fanno così, che ogni giorno, ora dopo ora, criticano tutto quello che fai e hanno sempre qualcosa da ridire sulle tue scelte, ma è anche vero che questa è l’unica libreria del paese e lui è l’unico uomo che sa dove andare a comprare i gadget che desidero, quindi averlo in antipatia è l’ultima cosa che voglio
«Sì, ha ragione lei, me ne rendo conto. Ma è riuscito a procurare quello che le avevo chiesto o no?»
«Ah, sei incorreggibile. Sì, sì, aspetta qui» continuando a negare con la testa e sbuffando sonoramente sparisce in una stanza dietro al bancone, tornando poco dopo con un piccolo scatolone tra le mani.
Attendo che lo posi sopra al tavolo davanti a me, battendo un piede per l’impazienza e sentendo ogni muscolo del mio corpo fremere leggermente, mentre una luce di gioia inizia a trasparire dal mio sguardo. Lancio in fretta un’occhiata all’interno della scatola, scostando leggermente ogni oggetto che contiene per osservarli meglio e mordendomi un labbro per tentare di nascondere quel sorriso che cerca di sfociare nel mio volto.
Vi è quasi tutto quello che chiesi più di un mese fa, ovvero due DVD di “Dragon Trainer”, il libro “Animali Fantastici e dove trovarli”, un bracciale con lo scudo di Captain America e infine una collana con una freccia, terribilmente simile a quella di Natasha Romanoff e chiaro simbolo della Clintasha (oltre che di Clint Barton, ovvio)
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MONDI PARALLELI [In Revisione]
FanfictionE se tutto ciò che c'è nelle storie per la quale ogni fangirl/fanboy sclera esistesse davvero? Se non fosse soltanto"una storia"? Solo perché non possiamo dimostrare l'esistenza di qualcosa non vuol dire che è impossibile... Giulia è una ragazza che...