28

344 20 5
                                        

"Aiutami..."

"Jey?" mi chiamó una voce "Jey, va tutto bene?"
Spostai lo sguardo verso la direzione del suono e scoprii Jackson guardarmi dall'alto, una sua mano dietro la mia testa e una su un mio fianco.
"Jackson..." dissi con una fiebile voce.
Come era possibile? Lui è...
"Si tesoro sono qui" mi disse mettendosi in piedi e aiutandomi pian piano ad alzare "sei svenuta così all'improvviso, stai bene?"
"Io... non..." cercai di dire, ma ormai non riuscivo più a ragionare.
Sapevo di trovarmi fuori posto, sapevo soprattutto che Jackson lo era ma... non ricordavo il perché.
"Vieni, ti porto in infermeria" mi disse prendendomi una mano, ma l'istinto mi disse che era sbagliato andare.
"Mi scoprirebbero!" dissi, fin troppo ad alta voce. Jackson mi guardò storto per un momento, poi tornò con lo sguardo precedente.
"Hai derubato la mensa della scuola?!" mi chiese ridacchiando di poco "Jey, cosa mai dovrebbero scoprire su di te?"
"Scoprirebbero che..." iniziai, ma improvvisamente anche questo problema mi sfuggì di mente "Nulla, andiamo" ripresi velocemente e con l'aiuto di Jackson venni scortata in infermeria.

Lì mi fecero sdraiare su un lettino e mi misurarono la pressione.
"Paura degli aghi?" mi fece da un lato la solita infermiera lì presente di routine. Aghi. Di nuovo, per la terza volta, la stessa identica sensazione che tutto questo fosse sbagliato, confuso.
Senza aspettare risposta, la donna mi infilò l'ago nel braccio, ma al contatto, questo si ruppe.
"Ma che diavolo..." borbottò con le sopracciglia corrugate "Resta qui, vado a prenderne un altro" mi disse mentre si piegò per riprendere l'ago a terra e guardarlo in modo strano.
Jackson si avvicinò a me e si chinò per guardarmi meglio.
"È più che normale che gli aghi si rompano, sta tranquilla" mi rassicurò notando, molto probabilmente, la strana espressione sul mio volto.
L'infermiera tornò dopo poco, ma successe la stessa e identica cosa. A quel punto non ero solo io ad essere preoccupata lì dentro. Ci fu un attimo di silenzio e confusione tra noi prima di sentire il suono della campanella.
"Bene, sembra proprio che tu sia riuscita a scamparti le analisi del sangue, signorina Stephan" mi disse la donna dandomi una mano a rialzarmi.
"Stephan..." ripetei. Non mi suonava bene.
"Non è questo il tuo cognome? Mi dispiace ma a volte confondo te e la signorina Martin molto facilmente" continuò ma io mi sbrigai a scuotere la testa e ad uscire da quella piccola stanzetta, seguita a ruota da Jackson.

"Jey! Hey!" mi richiamò da dietro. Mi raggiunse a dir poco velocemente nella baraonda di ragazzi che si spostavano per cambiare classe.
Ero spaventata, non riuscivo a ricordare nulla.
"Jackson" gli dissi e lui mi prese il viso fra le mani.
"Dimmi piccola" mi rispose sporgendosi con il viso verso di me per baciarmi, ma non so per quale motivo, mi spostai, ricevendo uno strano sguardo da parte sua "Va tutto bene?"
"Solo... non ora" mi giustificai per poi tornare seria "ho seriamente bisogno del tuo aiuto. Potresti dirmi che giorno è e in che anno siamo?"
"Siamo nel 2016 ed è il 19 novembre" mi rispose corrugando le sopracciglia "seriamente Jey, va tutto bene?"
Non gli risposi, l'unica cosa che feci fu correre fuori dal portone della scuola e guardare in alto nel cielo. Ma oltre che sentire un vento freddo non riuscii a vedere nessun segno di neve nei dintorni.
Eppure è il 19 di novembre. Nevica sempre la settimana prima del mio compleanno.
Questa volta non sentii Jackson seguirmi. Quando rientrai ormai i fiumi di studenti erano nelle loro classi e mi accasciai ad un muro.
Sentii dei passi provenire da un corridoio vicino e alzai lo sguardo per vedere se fosse un professore, preparai già un fiume di scuse da inventarmi nell'evenienza, ma non ce ne fu bisogno.
Un ragazzo alto e dai capelli neri entró a far parte del mio campo visivo, aveva una ragazza accanto a lui, anche lei aveva i capelli scuri, ma era piuttosto bassina.
D'istinto mi alzai e continuai a fissare quei due che venivano verso di me.
"Derek" dissi piano quando erano a pochi passi da me, ma subito dopo, improvvisamente, provai un enorme senso di imbarazzo.
Il ragazzo, sentendo quel nome, mi guardó in modo strano, dandomi però la conferma che fosse il suo.
"Ci conosciamo?" mi chiese subito con un tono piuttosto duro.
"Io non..." Cavolo. Ma che mi sta prendendo oggi?
I due mi guardarono per un momento prima di continuare per la loro strada.
Eppure io quel ragazzo lo conoscevo.
Il suo nome era Derek, e Hale il suo cognome. E la cosa a dir poco strana è che non l'avevo mai visto prima.

Uscii nuovamente dal portone della scuola e mi misi seduta sui gradini che precedevano l'entrata e sospirai rumorosamente.
Davvero non sapevo cosa stava succedendo. In poche parole io sapevo chi ero, sapevo in che posto mi trovavo, ma ogni persona o evento che da un'ora a questa parte mi si era presentato davanti non quadrava, c'era sempre qualcosa che non faceva combaciare ció che sapevo io con ció che era il mondo esterno.
La campanella suonó nuovamente annunciandomi che un'altra ora era passata.
Mi alzai in piedi con l'idea di tornare a casa. Mi misi una mano in tasca e vi trovai le chiavi di un'automobile. O meglio, di una moto. Finalmente, la prima cosa di cui ero certa dell'esistenza.
Mi mossi verso il veicolo e, una volta partita, sfrecciai per la strada, anche se nella mia testa non ne ricordavo nessuna.
Arrivai nel bosco ad una grande casa di legno che sorpassai per il troppo timore che mi incuteva per arrivare poi ad un'altra poco più in là. Parcheggiai la moto e bussai alla porta tre volte prima di aspettare.
Mi venne ad aprire una ragazza alla porta: era molto alta e con i capelli di un bruno tendente al rosso sulle punte, i suoi occhi per un momento mi parvero scintillare.
"Jey! Cosa ci fai qui a quest'ora?" mi chiese scendendo quei due scalini che ci separavano.
"Avevo mal di testa, sono svenuta" le dissi mentre mi prendeva per mano e mi portava dentro casa. A quella stretta, nella mia mente, la riconobbi: Lagoona.
"Perchè non mi hai chiamato? Sarei potuta venirti a prendere io" mi disse ancora e mi accompagnó sul divano "vuoi qualcosa? Posso farti una camomilla se vuoi" continuò e annuii piano.
Mentre lei sparí nella cucina, mi presi un attimo per guardarmi attorno.
È inuile dire che non ricordai nulla di quella casa, ma per qualche motivo, sapevo di poter essere al sicuro lì.
Chiusi un momento gli occhi e iniziai a respirare lentamente, cercando di ricordare tutto ciò che fosse successo prima di svenire, ma invano, perchè non ricordavo assolutamente nulla.

"Eccomi qui" mi disse Lagoona avvicinandosi a me e porgendomi la camomilla ma, per sbaglio, la tazza cadde sulle mie gambe lasciando che il liquido bollente schizzasse su gran parte del mio corpo.
Ma a dire il vero non sentii nulla. Sapevo che il contenuto della tazza aveva raggiungo quasi i 100°, ma sulla mia pelle, sembrava della semplice acqua tiepida.
Inutile dire che gli urli di mia sorella arrivarono anche all'altezza della scuola e che si impanicó come non mai.
"Lagoona va tutto bene, non mi sono scottata" le dissi alzandomi dal divano e posando la tazza, orami vuota, su di esso.
"Come è possibile? Era caldissima Jey!" continuò Lagoona, poi mi prese le mani per controllare la mia situazione ma al suo tocco sentii una sensazione stranissima.
"Lorace..."
Una lieve voce maschile risuonó nella mia testa che sentii girare velocemente e crollai a terra per un momento, poi, come se nulla fosse successo, quella strana sensazione cessó.
"Jey ma che ti prende?" mi chiese nuovamente allarmata mia sorella per poi buttarsi a terra per vedere come stessi.
"Ho solamente avuto un giramento di testa" le dissi, ma continuavo a sentire delle voci nella mia testa, confuse e di toni differenti, ma c'erano, e ne ero sicura "ti dispiace accompagnarmi di sopra? Vorrei riposare"
"Ma certo" continuò lei, si alzó e poi mi porse una mano per aiutarmi.
Salimmo con cautela le scale e una volta arrivate nella mia stanza entrammo, mi sdraiai sul letto e poi Lagoona chiuse la porta lasciandomi lì, da sola, con ancora delle strane voci che mi ronzavano in testa.
Qualcosa non andava, avevo questa sensazione da stamattina, ma nello stesso tempo non riuscivo a capire cosa fosse fuori posto.
Chiusi gli occhi e sospirai, per un momento in mente mi apparve l'immagine di un ragazzo, aveva gli occhi dorati e un sorriso arcigno, sembrava così reale che sussultai riaprendo gli occhi.
Non mi resi conto a dire la verità che avessi dormito, come quando ci si appoggia due minuti sul letto con gli occhi chiusi e passano le ore, proprio così era successo, ma l'unica cosa che avevo nella mente al momento era quel ragazzo.
Nathan.
Era quello il suo nome, anche se non sapevo come facevo a conoscerlo. L'unica cosa di cui ero certa su di lui era che è malvagio, cattivo, una persona da cui bisognerebbe stare lontani. Eppure non sapevo il perchè.
Con questo pensiero, essendo ora di cena, scesi nuovamente al piano inferiore dove trovai sia mia madre che mio padre, ma quest'ultimo, non appena si girò, mi fece sussultare per la seconda volta nell'arco di nemmeno mezz'ora di tempo.

"Ciao Jey, tutto bene?"

Own Mind 2 || Teen WolfDove le storie prendono vita. Scoprilo ora