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Dato che, la situazione con Shinsō, era risolta, restava solo una questione, prima del Festival dello Sport.
Ed era la solitudine di Todoroki.

Mi sono avvicinato a lui, durante la pausa pranzo. Sapevo che si sarebbe seduto da solo e, almeno con lui, dovevo parlare.

Gli avevo lasciato spazio e volevo capire se potessi fare qualcosa per lui.
Come sempre, era seduto in un tavolo per due, e senza pensarci due volte ho preso posto davanti a lui.

-Ciao Todoroki.- L'ho salutato con un sorriso, e forse attirando la tua attenzione.

Ha mimato un ciao con le labbra, ma non mi ha detto di andarmene, almeno potevo tentare di risollevargli il morale.

-Come stai?- Ho domandato semplicemente.

Teneva lo sguardo fisso sul suo piatto e non tentava nemmeno di rivolgermi lo sguardo.
Pensai di averlo ferito in qualche modo, ma non ricordavo come.

-Bene, tu?-

-Tutto bene.- Volevo rallegrarlo, o dirgli qualcosa, e non mi venne in mente altro modo se non raccontargli di Shinsō. -Sai... ho conosciuto un ragazzo, del nostro stesso anno. È simpatico, se vuoi te lo presento.-

Forse non era il momento giusto, perché Todoroki si è limitato ad annuire, come se non gliene importasse granché, o come se non volesse parlare con me.

-C'è qualcosa che ti turba?- Gli ho chiesto, allora.

Lui, per la prima volta, mi ha guardato negli occhi. L'ho notato con le lacrime agli occhi, rimasi sbalordito.

-Cosa... cosa è successo?- Ho domandato allungando una mano ed afferrandogli la sua.

L'ho stretta cercando di tranquillizzarlo, e sperare che mi dicesse cosa fosse successo e che non fossi io la causa.

-Mio padre.- La sua voce era spezzata, stava male.

Collegai la sua risposta alla sera in cui sono rimasto a casa sua, forse il padre non era d'accordo o forse gli aveva detto qualcosa.

-È stato per colpa mia?- Gli ho domandato.

-Tua?- Mi ha guardato stranito.

-Per via di quella notte, quando sono rimasto a casa tua?- Gli ho spiegato.

-No...- Ha mormorato Todoroki.

-Non devi mentirmi, se sono stato io a farti star male puoi dirmelo.- Ho insistito, sembrava volesse evitare di dirmi la verità.

Ma di lui, il mio migliore amico, dovevo fidarmi.

-Davvero, Midoriya, non centri niente. Nemmeno si è accorto della tua presenza, l'altro giorno.- Mi ha rassicurato lui. -Lui è fatto così, ed io lo detesto, non volevo farti pensare di essere tu la causa del mio stato d'animo.-

Chiaramente mi sono tranquillizzato, erano le parole che volevo sentire, ma volevo anche aiutarlo.

-Vuoi parlarne?- Ho proposto stringendo, un'altra volta, la sua mano. -Non hai nulla di cui rimproverarti.-

Volevo essere io a calmarlo questa volta.

-Ho bisogno di te, non voglio più allontanarmi o restare solo.- Ha confessato Todoroki, causando il mio imbarazzo.

-Certo, resterò con te.- Ho annuito.

-Sto solo odiando il mio lato sinistro. Più di prima.- Ha ammesso, alla fine, asciugandosi le lacrime.

Non doveva dirlo, non doveva accadere questo. Il suo lato sinistro è bello come quello destro, perché è il suo.
Che l'abbia ereditato da suo padre non ha alcuna importanza.

Non ho mai desiderato che Todoroki si odiasse, nonostante io fossi il primo ad odiarmi, gli altri erano perfetti così com'erano, secondo il mio punto di vista.

E sentire le sue parole mi portarono ad una conclusione.
Non ho mai desiderato aiutare qualcuno ad amarsi, come in quel momento.

E l'avrei fatto a qualsiasi costo.

-Lui verrà al Festival dello Sport, ma non utilizzerò nemmeno per un istante il 'suo' lato. Diventerò un Hero, grazie al lato di mia madre.- Ha aggiunto afferrando l'altra mia mano e stringendole a sua volta.

L'unico problema di Todoroki è che pensa che lui è per metà suo padre e per metà sua madre, ma non è così. Lui è semplicemente lui.
Aver ereditato i quirk dei genitori non significa né diventare, né essere, loro.
Dovevo far capire a Todoroki questo concetto, e che lui era diverso da entrambi i suoi genitori.

-Grazie, Midoriya.- Ha forzato un sorriso, poi si è alzato.

Per la seconda volta, non ho ben capito cosa avessi fatto per meritare un suo grazie. Ma lo capii dopo.

Restai solo in mensa, non proprio solo. Tu c'eri.
E non chiedermi come mai in quell'istante mi vennero in mente le parole di Shinsō.

Pensai seriamente di parlarti e di confessarti i miei sentimenti, ma avrei preferito che fossi tu a farlo o che quel giorno piovesse.
A quanto pare, non doveva andare così.

Mi sono alzato seguito da te, che ad un tratto mi hai affiancato.

-Deku, perché piangeva?- Hai domandato riferendoti al mio migliore amico.

Ed il mio pensiero di dirti ti amo, andò in fumo. Ti importava di Todoroki, non di me.
Ho alzato le spalle, dicendo che non me l'aveva detto.

Poi ho accelerato il passo.

-Non sai mentire, lo sai?!- Hai sbottato tu, da dietro di me.

Mi sono voltato nella tua direzione guardandoti male. Tu ne eri capace, invece?

-Perché, tu si?- Forse non dovevo chiedertelo davvero, ma la mia bocca si era mossa da sola.

Sono corso via prima di sentire una tua risposta, ti avevo spiazzato, probabilmente.

Volevi sapere cosa intendessi? Non me l'hai mai chiesto, però.

Pazienza.
Vorrei dirtele queste cose, ma se dopo averle sapute tu ti preoccupassi per me, pensi davvero che mi sentirei felice?
Non conterebbe nulla la tua preoccupazione, saresti solo costretto.
Perché questo non era ciò che volevi tu, Kacchan.

//Altra domanda, a caso🙈

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I miei: Ermal Meta, Starset, Skillet, Muse, Michael Jackson, Exo, Imagine Dragons😍

Isn't That What You Always Wanted, Kacchan?  //BakuDeku\\Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora