Capitolo 35

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Mi svegliai su un letto, la mattina dopo. Mi toccai i capelli e notai che erano slegati,  così li legai. Poi mi guardai intorno spaesata.
«Buongiorno piccola», sentii dire. Appena riconobbi la voce sorrisi.
«Harry, buongiorno. Ma dove siamo?», chiesi.
«Siamo in un hotel», rispose lui.
«Ah, okay. Aspetta, cosa? Ti devo ripagare, appena sarò a casa prenderò i soldi e-», mi interruppe.
«Diana, tranquilla, non ce n'è bisogno», disse ridendo. Mi ritrovai a pensare, per qualche secondo, a tutta la bellezza che si racchiudeva in lui.
«Sei sicuro?», chiesi titubante.
«Ma certo!», sorrise.
«Non ricordo di essermi messa a dormire», notai.
«Eri stanca, credo sia per questo. Comunque non ho osato toglierti i vestiti», disse lui indicandomi.
«Grazie», dissi sorridendo.
«Diana, so che forse...», si interruppe per qualche secondo «...forse ti chiedo tanto, ma potresti spiegarmi cosa succede nella tua scuola?», continuò. Il sorriso sul mio volto scomparve, ed abbassai lo sguardo. «Non sei obbligata, ho solo pensato che...no niente, lascia perdere, ho sbagliato a chiederti di...» lo interruppi:«No! Te lo voglio dire. Io mi fido di te, e, anche se sarà difficile, mi sono decisa», feci una pausa prima di raccontare, e lui si sedette vicino a me.
«Justin è stato il mio unico amico dalla prima media fino a quando ho conosciuto te. Alle medie stavamo in classe insieme, io lo avevo sempre accanto, e siccome molte ragazze erano "innamorate"-mimai le virgolette con le dita -di lui, cercavano di avvicinarsi a me, e diventare mie amiche, ma in realtà non mi sopportavano. Io, però, non volevo avere amiche del genere, che mi usassero per arrivare a Justin, quindi le più popolari andarono a raccontare ai bulli della scuola, nonché loro amici, tutta la faccenda, così...», mi interruppi e sospirai.
«Ripeto, non sei costretta»disse Harry appoggiando la sua mano sulla mia, un gesto che mi diede forza e che mi fece battere velocemente il cuore. Feci un lungo sospiro. Per me era una storia molto complicata e dolorosa da raccontare, ma gli avevo promesso che gliel'avrei detta prima o poi, quindi farlo in quel momenti o un altro giorno non sarebbe cambiato molto.
«No, non sono costretta, voglio raccontare. Dicevo, così in terza media mi iniziarono a prendere in giro. Mi dicevano cose non molto pesanti, però. Poi iniziai il liceo, e Justin non era capitato in classe con me. Provai a non dare peso alle piccole prese in giro che si erano spostate dalla scuola media al liceo. Il secondo anno, però, le prese in giro leggere diventarono...pesanti. Iniziarono ad insultarmi per il mio aspetto, iniziarono a dirmi che sono grassa, che sono una secchiona, che sono bassa, che ascolto musica orribile...»
«Tu sei perfetta», mi interruppe Harry. Gli sorrisi.
«Iniziarono ad insultarvi, così io cominciai a provare a ribellarmi. Il terzo anno ne pagai le conseguenze: iniziarono a darmi qualche schiaffo ogni tanto e a prendermi in giro sempre più pesantemente. Ogni giorno tornavo a casa e piangevo. Il quarto anno è stato un inferno: hanno cominciato a picchiarmi, e gli insulti sono diventati sempre più pesanti. Quest'anno hanno diminuito molto le dosi, e per il 90% ha influito il fatto che piaccio al capitano della squadra di football, purtroppo però non hanno smesso.», finii il racconto. Harry mi abbracciò.
«Mi dispiace così tanto Diana, ma veramente tanto», sussurrò.
«Anche a me», sussurrai a mia volta nell'incavo del suo collo.
«Andiamo a fare colazione?», si staccò, e con questa domanda si guadagnò un mio sorriso.
«Andiamo»

Ci lavammo e ci vestimmo, o meglio, si vestì, dato che io avevo solo i vestiti che indossavo. Appena fummo fuori la stanza ad accoglierci ci furono Niall, Louis, Zayn e Liam.
«Diana, buongiorno. Grazie mille per aver reso migliori le giornate di Harry. Parla sempre di te e quando lo fa ha quel sorriso stampato sul volto che-», Harry interruppe Zayn con un calcio sullo stinco. Ridacchiai, vedendolo poi arrossire.
«Anche lui ha reso migliori le mie», sorrisi timidamente guardandolo con la coda dell'occhio.
«Non vorrei interrompere questo commovente momento, però io ho fame», affermò poi Niall. Scoppiammo tutti a ridere per poi andare a fare colazione.

«No Niall, io non credo che mangiare la pizza la mattina sia una buona idea», affermò Liam mettendo una manciata di cereali nel suo caffellatte.
«Perché no? Ci hai mai provato?», Niall alzò un sopracciglio. «E poi è solo un idea, non ho detto che lo farò...però potrei!» Liam scosse la testa rassegnato. Io stavo ascoltando la conversazione divertita, quando venni distratta dal suono del mio telefono che mi avvertiva che mi era appena arrivato un messaggio.

Justinnsx-obvsdianaa

Justinnsx: Come va?
10:39 am

Obvsdianaa: Tutto a meraviglia, grazie. Ancora non ti funziona WhatsApp?
10:40 am

Justinnsx: Si, immagino di si. Ti lascio, divertiti bambolina, poi mi racconterai tutto eh.<3
10:40 am

Obvsdianaa: Promesso! Ciao Just! <3
10:41 am

Diana's pov.

«È successo qualcosa?», chiese Harry, seduto accanto a me, appena poggiai il telefono sul tavolo.
«No, perché?», gli chiesi.
«Perché ho visto che sorridevi, quindi...non lo so», disse lui cercando di spiegarsi.
«Era Justin, mi ha fatto sorridere il nomignolo con cui mi ha chiamata: bambolina», dissi ridacchiando.
«Ah, okay», disse facendo un piccolo sorriso per poi distogliere lo sguardo.

Poco dopo mi squilló il cellulare. Mi allontanai dal tavolo scusandomi, e risposi.
«Pronto?»
«Diana, dove sei?», la voce di mia madre si sentì forte e chiara.
«Mamma, sono da un'amica, ti avevo avvertita.», ribattei.
«Non credi sia ora di tornare a casa?», domandò.
«Beh, in realtà non è nemmeno mezzogiorno, non credi-», non riuscii a finire la frase che mi interruppe.
«Diana, era una domanda retorica. Torna a casa.», disse autoritaria.
«D'accordo mamma, ma è successo qualcosa», chiesi preoccupata.
«Non deve essere per forza successo qualcosa.», rispose.
«Sì, scusami. Arrivo.», e lei attaccò. Sospirai e tornai al tavolo.
«Era mia madre, vuole che io torni immediatamente a casa», sospirai nuovamente «Mi dispiace tanto», conclusi, ma guardando più Harry che gli altri.
«Ti accompagno a casa», si offrì Harry alzandosi.
«Harry, non ce n'è bisogno, posso prendere l'autobus», gli sorrisi.
«No, non ti lascio prendere l'autobus da sola», mi riproverò lui venendo verso di me.
«Okay, se insisti, accompagnami», dissi ridacchiando. Andammo in camera, io presi le mie cose e lui le chiavi della macchina, poi uscimmo. Non so cosa io abbia fatto per meritare tutto questo, ma deve essere stato qualcosa di veramente bello.

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