«Diana?», sentii chiamarmi. «Diana? Vieni qui», ancora quella voce. Io correvo, correvo, stavo scappando, ma non sapevo da chi. Ero in un bosco, non era buio, nemmeno giorno, solo che, intorno a me, c'era una luce blu, che non mi spiegavo. Gli alberi neri erano tutti spogli, e si muovevano quando passavo. Ad un certo punto trovai una casetta, nè troppo piccola, nè troppo grande. Dietro di me sentii ancora chiamarmi:«Diana», sempre quella voce, che sussurrava il mio nome, ma che si faceva sentire come se urlasse. Mi girai, ma dietro di me non c'era nessuno. Come se avesse potuto proteggermi, entrai in quella casa. Era tutto buio.
«Ehilà!», mi guardai intorno, sperando di vedere qualcosa. «C'è qualcuno?», chiesi, anche se sapevo che nessuno mi avrebbe risposto.
«Diana!», urlò quella voce, e il buio si avventò su di me.«No!», sussurrai sbarrando gli occhi. Guardai fuori la finestra, ed era giorno. Afferrai il telefono e guardai l'ora, le 10am. Mi alzai e mi diressi in cucina. Mi riempii una ciotola di latte, e poi ci misi dentro i cereali preferiti di Harry. Presi un cucchiaio, mi misi seduta e poggiai davanti a me la ciotola. Ogni tanto facevo questo incubo, ma non ogni notte. Era sempre lo stesso, ed ogni volta mi svegliavo sempre allo stesso punto. Non è mai finito.
«Diana?», sobbalzai per lo spavento.
«Harry, mi hai spaventata», dissi guardandolo e sorridendo.
«Tutto bene? Avevi lo sguardo perso nel vuoto», mi guardò preoccupato.
«Sì, tranquillo, stavo pensando che...mia madre ieri non mi ha più chiamato», inventai facendo un sorriso falso. Sapevo che se gli avessi raccontato degli incubi, avrei alimentato la sua preoccupazione, ed era l'ultima cosa che volevo.
«Sicura?», mi chiese addolcendo il suo sguardo.
«Sì», mi alzai ed andai verso di lui per stampargli un bacio sulle sue morbide labbra. Annuì e prese uno yougurt alla vaniglia dal frigo.
«E poi tra una settimana finiscono le mie ferie, e devo tornare a lavorare al lavoro», sbuffai.
«Ma devi lavorare per forza?», piagnucolò mettendosi seduto di fronte a me.
«Sì...non vorrei, ma devo», lo guardai alzando le spalle.
«Oggi possiamo stare a casa, solo noi due», sorrisi cambiando discorso.
«Certo!», esclamò felice di quella proposta. Finimmo di mangiare, e ci sdraiammo di nuovo sul letto.
«Mi dici quello che è successo prima?», mi chiese.
«Prima? Che dovrebbe essere successo?», gli chiesi guardandolo con le sopracciglia corrucciate.
«Perché avevi lo sguardo perso nel vuoto? E perché mi hai mentito? Non è vero che stavi così perchè tua madre non ti aveva richiamato», alzò un sopracciglio, ed io mi morsi il labbro.
«Ma, niente di che, solo che a volte faccio degli incubi», confessai.
«Che tipo di incubi?», chiese curioso.
«Sempre lo stesso in realtà: io sono in un bosco che scappo da qualcuno dietro di me che mi chiama, entro in una casetta, poi quel qualcuno urla il mio nome e buio», esitai, ma poi aggiunsi: «Detta così sembra banale, ma per me, che lo vivo in prima persona, non lo per niente.», alzai un angolo della bocca.
«No, ti capisco, anche io ho avuto degli incubi per un periodo», mi consolò accarezzandomi i capelli.
«Davvero?», lo guardai sorpresa.
«Si, è stato un periodo le cui notti non sono state sicuramente le migliori della mia vita, ecco», mi disse, e capii che voleva finire il discorso lì.
«Che fanno i ragazzi durante questo mese?», chiesi per alleviare la tensione presente nell'aria.
«Allora, Niall sta in Irlanda, Louis a Doncaster, Zayn a Bradford, e Liam qui, a Londra», mi informò.
«Oh, Liam è qui?», chiesi entusiasta.
«Sì, a dire il vero prima mi aveva chiesto di vederci oggi, anche con te, ma hai detto che volevi che rimanessimo da soli, per cui ci vediamo un altro giorno», mi disse.
«Beh, in realtà per me non c'è problema se vuoi invitarlo a pranzo, anzi, ne sarei davvero felice!», esclamai poggiando la testa sul cuscino.
«Davvero? Allora lo chiamo», mi avvertì, ed io annuii felice.
«Io vado a lavarmi e poi mi vesto», gli dissi, alzandomi dal letto e prendendo i vestiti. Mi sarei messa un paio di leggins neri con una maglietta bianca che sul davanti arrivava appena sopra l'ombelico, e nella parte posteriore era appena più lunga. Poi aprii il cassetto e presi l'intimo e i calzini. Andai in bagno, afferrai lo spazzolino, misi sopra un po' di dentifricio e incominciai a lavarmi i denti.
"Incontrerò di nuovo Liam?", mi chiesi.
Appena finito di lavarmi i denti, mi feci una veloce doccia senza capelli.
"Sì, succederà nuovamente"
Uscii dalla doccia, mi sciugai, mi infilai le ciabatte e mi misi il deodorante.
"Quando l'ho incontrato in precedenza, non ci ho parlato molto, e per me incontrarlo questa volta è come se fosse la prima. Quindi sì, incontrerò uno dei miei idoli."
Mi vestii e mi pettinai, mi feci una coda alta per rimanere fresca. Dentro di me sentivo il cuore martellare duramente nel petto. Uscii dal bagno ed andai in camera, dove trovai Harry alle prese col telefono, senza maglietta e con un paio di pantaloncini larghi che arrivavano fino a poco sopra il ginocchio. Volevo avvertirlo che avevo finito, ma non parlai, non dissi niente. Sapevo che parlando avrei aumentato la mia ansia, ed il mio sclerare interiore. Presi le scarpe, mi misi seduta sul letto, per poi infilarmele. Nonostante tutto, nonostante io fossi fidanzata con Harry, membro dei One Direction, questi ultimi sarebbero rimasti sempre i miei idoli.
«Diana...», alzai una mano, come per dirgli di non dirmi niente.
«Liam sta arrivando...stai bene?», non aveva capito quello che avevo cercato di dirgli con il mio gesto, sicuramente. Alzai di nuovo la mano, alzandomi anche io dal letto. Mi misi due mani sulla faccia e sospirai. Un sospiro felice, ma pieno di ansia.
«Diana, stai bene?», si alzò e venne verso di me. Quando mi fu davanti lo guardai e mi morsi il labbro inferiore, accarezzandogli una guancia. Lui mi guardava con le sopracciglia corrucciate. Sentivo gli occhi pizzicare.
«Ehi, hai gli occhi lucidi. È successo qualcosa?», mi chiese incorniciando, preoccuoato, il mio viso con le sue mani.
«Incontrerò Liam», dissi cercando di realizzare completamente il tutto. Lui mi guardò alzando un sopracciglio e facendo cadere le sue braccia lungo i fianchi.
«Incontrerò Liam», annuii cercando di mantenere la calma. Cominciai a fare respiri profondi tentando di non cominciare ad urlare.
«Incontrerò Liam», ripetei nuovamente sdraiandomi sul letto a pancia in su. Chiusi gli occhi, ma pochi secondi dopo li spalancai. Mi alzai velocemente.
«Non ci posso credere, non riesco a realizzarlo, eppure ho il cuore che mi martella nel petto. Conosco benissimo quest'ansia. Io incontrerò Liam. Lo incontrerò?», dissi molto velocemente per poi fare una piccola pausa. «Sì Diana, lo incontrerai, incontrerai Liam», mi risposi.
«Diana, mi hai fatto prendere un infarto, pensavo fosse successo qualcosa!», esclamò ridendo.
«È successo qualcosa Harry. Non so se ti rendi conto che io incontrerò Liam», lo guardai disperatamente felice.
«Ma non dovresti stare così, l'hai già incontrato prima!», esclamò nuovamente. Mi sdraiai sul letto pancia in sotto.
«Sì, hai ragione, ma al meet&greet non ci ho parlato tanto, e nemmeno il giorno dopo, sto per pranzare con Liam Payne», affermai sentendo le guance accaldarsi e affondando la faccia sul materasso. «Quindi, ora è come se lo incontrassi per la prima volta», aggiunsi subito dopo.
«E c'è bisogno di sclerare così?», alzò un sopracciglio. Alzai la testa e lo guardai.
«Sì», dissi per poi rimettere il viso sul materasso.
«Non hai fatto questo casino quando stavi per incontrare me per la prima volta, scommetto», alzai la testa nuovamente e lo guardai: aveva le labbra serrate e le sopracciglia corrucciate. Il mio cuore perse un battito. Era geloso. Mi misi seduta sul bordo del letto, davanti a lui.
«Hai ragione», dissi alzando le spalle.
«Cosa?», domandò incredulo.
«È vero. Hai ragione», mi misi in ginocchio sul letto.
«Sì, sì...Lo immaginavo», abbassò lo sguardo per qualche secondo, poi si girò di spalle e andò verso l'armadio per cercare una maglietta da mettersi. Mi alzai dal letto ed andai verso di lui, per abbracciarlo da dietro.
«Infatti ho fatto di peggio», sussurrai alzandomi in punta di piedi per stampargli un bacio nell'incavo del suo collo, procurandogli la pelle d'oca, il che mi fece sorridere. Si girò verso di me e vidi che sorrideva anche lui.
«Piccola», mi chiamò ridacchiando nervosamente. «Mi hai fatto prendere un colpo», aggiunse poi.
«Sei solo geloso», gli feci la linguaccia.
«Non sono geloso», disse esitando. Lo guardai alzando un sopracciglio.
«Okay, un pochino, forse», la mia espressione non cambiò.
«Va bene, tanto. Sono molto geloso», confessò avvicinando le sue labbra alle mie, mentre io ridacchiai. Velocemente ruppe la distanza che c'era tra le nostre labbra, baciando il mio sorriso. Ricambiai il bacio e legai le mie braccia attorno al suo collo, mentre lui mise le sue sui miei fianchi. La sua lingua picchiettò sul mio labbro inferiore come per chiedere l'accesso, che io acconsentii. Sembrava che le nostre lingue si abbracciassero, e questi momenti erano alternati ad altri in cui esse si sfioravano gentilmente. Ad interrompere il nostro bacio fu il citofono, che suonava ininterrottamente. Harry non se ne curò, perciò fui io che dovetti staccarmi.
«Harry», lo rimproverai. Lui sbuffò, ma poi mi sorrise. Stava ancora riprendendo il fiato, quando si diresse verso il citofono che continuava a suonare e rispose:«Liam, se continui ti giuro che ti lascio fuori», e dopo qualche secondo rise.«Ti apro», e detto questo premette un bottone sul citofono. Dopo circa due minuti Liam suonò al campanello. Harry aprì la porta, e appena Liam entrò si salutarono.
«Ciao amico», disse Liam.
«Ehi Liam», replicò Harry abbracciandolo. Io stavo lì a guardarli, abbastanza a disagio e mordendomi il labbro. Avevo Liam Payne davanti a me, il mio ragazzo era il suo migliore amico, e...non sapevo che fare!
«Tu sei Diana», annuii e sorrisi.
«Sì, sono io», avevo la voce un po'tremante, ma così poco che nemmeno si sentiva.
«Conosco quello sguardo. Vieni qui», aprì le braccia, ed io mi ci fiondai dentro. Aveva le braccia calde, che mi facevano sentire protetta, era certo che non fossero le stesse di Harry, però.
«Okay, direi che è durato fin troppo», il mio ragazzo mi prese per un braccio e mi staccò da Liam, facendomi ridere.
«Io vado a cucinare», li avvertii. Per pranzo feci la pasta alla carbonara, che mi aveva insegnato a fare Angel. Sicuramente non sarebbe venuta buona come quella italiana, ma ci avrei provato comunque. Per secondo invece feci il pollo che ci aveva dato Justin, quando gli avevamo detto che dovevamo comprarlo. Just è molto gentile, e gli voglio bene anche per questo. Per contorno invece feci delle patatine fritte. Mi piaceva cucinare, e non so da chi avevo ripreso questo fatto, perchè mia madre lo faceva, ma non le piaceva così tanto, mentre mio padre non lo faceva mai. Appena fu pronto apparecchiai il tavolo e misi le porzioni di pasta, mentre il pollo era in forno e le patatine cuocevano.
«Carbonara? Davvero la sai fare?», mi chiese Liam con gli occhi che brillavano.
«Sì, me l'ha insegnato la mamma del mio migliore amico, che è italiana», dissi fiera del lavoro venuto. Liam prese il telefono e fece un selfie, ma non prima di esclamare un "dite cheese!" sorridendo. Sfoderammo un sorriso anche Harry ed io. Appena fatto il migliore amico del mio ragazzo abbassò il telefono e disse:«Questa va dritta a Niall», facendo ridere Harry, e facendo sorridere me, anche per trattenere i miei scleri da directioner che loro non capirebbero.
«Sotto scrivo "grazie alla chef Diana!"», ridacchiò.
«Buon appetito», disse Harry mangiando un boccone, seguito da me e Liam, il quale gemette:«È buonissima, la più buona che io abbia mai mangiato», Harry annuì confermando.
«Ha ragione, sono proprio fortunato ad averti come ragazza», mi sorrise
«Solo perchè cucino?», chiesi guardandolo storto. Lui si pulì la bocca con un tovagliolo.
«Anche, ma soprattutto perchè ti amo», rispose baciandomi a stampo. Liam fece finta di avere un conato di vomito.
«Mi farete venire il diabete prima o poi», scherzò lui, facendo arrossire me e ridere Harry. Appena finita la pasta portai in tavola il pollo e le patatine fritte.
«Niall ha risposto?», chiese Harry mentre io mettevo pollo e patatine nei piatti. Liam prese il telefono e guardò, per poi ridacchiare.
«Ha mandato lettere a caso per poi dire che vuole una Diana in casa anche lui.», io risi ed Harry fece lo stesso.
Appena finito di mangiare Liam si toccò la pancia.
«Mi vedi ingrassato, Haz?», chiese poi alzandosi e mettendosi di profilo.
«No, e tu? Mi vedi ingrassato?», chiese il mio ragazzo copiando Liam.
«Nah, nemmeno tu. Però, se Diana rimane qui, prenderai molti chili», rispose sorridendo e facendomi l'occhiolino, ed io ridacchiai.
«Ehi, cos'era? Amico, niente occhiolini alla mia ragazza, grazie», lo avvertì Harry andando a dargli una pacca sulla spalla. Liam rise ed alzò le mani.
«Dovremmo organizzare, un giorno, un pranzo tutti insieme, con anche Diana», osservò Harry.
«Sì, prima che ricominci il tour, magari», aggiunse Liam, facendo annuire il mio ragazzo che venne a cingermi la vita con un braccio. Si avvicinò lentamente e poggiò le sue labbra sulle mie. Subito dopo ci arrivò un cuscino addosso.
«Ragazzi, insomma, un po' di rispetto per il terzo incomodo», disse Liam facendoci scoppiare a ridere. Il pomeriggio passò così, tra risate e scherzi. Quando arrivò la sera Liam decise che era ora di andarsene. Io ed Harry ci cambiammo uno per volta e, dopo aver mangiato gli avanzi del pollo di oggi a pranzo, ci sdraiammo sul letto e, abbracciati, ci addormentammo.All the love Sx
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Instagram|H.S.
FanfictionLei scriveva al suo idolo, su Instagram, con la convinzione che non le avrebbe mai risposto, aveva ragione? Tra i due si nascondeva un segreto, che loro non sapevano, l'avrebbero mai scoperto? ••• "7 miliardi di persone nel mondo ed io sono innamor...