Capitolo 47

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Un rumore mi costrinse ad aprire gli occhi, e ad interrompere un sogno, che però già non ricordavo. Sbattei qualche volta le palpebre per provare a svegliarmi meglio, e mi misi seduta sul letto. Ero ancora in jeans, questo significa che la sera prima non mi ero cambiata. Subito mi ricordai che ieri ci eravamo addormentati sul divano nel tardo pomeriggio, allora mi feci qualche domanda: come facevo ad essere sul letto? Mi ci aveva portato Harry? A proposito di Harry, nel letto con me non c'era. Mi alzai, infilai le infrafito di Gemma che mi aveva prestato Harry e mi diressi verso la cucina.
«Buongiorno», dissi mentre lui metteva in bocca il cucchiaio pieno di cereali, seduto al tavolo.
«Buongiorno piccola, pensavo che ti svegliassi più tardi», disse alzandosi e venendo verso di me.
«Che ore sono?», gli chiesi guardandolo mentre si avvicinava.
«Sono le 6am», disse alzando un sopracciglio, facendomi ridacchiare, mentre lui mi circondava, con le sue braccia, la vita. Misi le mani sul suo petto.
«Harry, ieri saremo andati a dormire alle 6pm, avrò dormito dodici ore circa», dissi strofinandomi un occhio per svegliarmi del tutto.
«Ah, comunque non ho osato toglierti i vestiti per metterti il pigiama ieri, ti ho tolto solo le scarpe ed i calzini, scusa se hai dormito scomoda», sorrisi davanti alla sua premura.
«Tranquillo, non ti oreoccupare, non me ne sono nemmeno accorta!», esclamai avvicinandomi per stampargli un bacio sulle labbra. Appena mi staccai lui cercò di riavvicinare le sue labbra alle mie. Risi e lo allontanai.
«Prima mangio», dissi superandolo afferrando una mela dal contenitore al centro del tavolo. Lui tornò verso la sua sedia e mise il broncio accigliandosi.
«Pensi di intenerirmi in questo modo?», mi diressi verso il lavello per sciacquare la mela.
«Beh, l'idea era quella», rise «ci sono riuscito?», chiese speranzoso.
«Affatto», diedi il primo morso alla mia mela.
«Solo un bacio, dai», cercò di convincermi.
«No», scossi la testa.
«A stampo?», trattenni una risata per la sua impazienza.
«No», negai.
«Vuoi farmi soffrire?», alzò un sopracciglio.
«Questa è la mia vendetta per ieri», sorrisi vittoriosa.
«E se ti dicessi che se mi baci ti lascio la vittoria?», chiese. La proposta era allettante.
«Ci posso pensare», morsi nuovamente la mia mela.
«Ti va di fare qualcosa oggi amore?», mi chiese Harry. Diedi un altro morso alla mela.
«In realtà dovrei andare a casa mia...» non riuscii a finire la frase perché mi interruppe.
«Vuoi...andartene da qui?», si rabbuiò.
«Ma no amore! Solo che se voglio rimanere qui devo pur avere qualche vestito, no?», risi.
«Certo, hai ragione», rise anche lui, leggermente imbarazzato.
«Ti va se ci andiamo subito?», chiesi.
«Sono le 6am, Diana», mi ricordò guardandomi divertito.
«Mio padre lavora tutti i giorni tranne il lunedì, ed oggi è martedì. Lui alle 5am esce di casa, ci dovrebbe essere mia madre, ma se non vuoi incontrarla puoi...», mi interruppe «No, non c'è problema, posso sopportare il tutto. Mentre tu finisci la mela io vado a lavarmi», disse dirigendosi verso il bagno.
«Scusa, ma non finisci il tuo latte?», gli chiesi accigliandomi e guardandolo entrare nel bagno.
«Non ne ho voglia!», disse urlando da lì. Ridacchiai e buttai il torsolo della mela, per poi andare a prendere il mio cellulare sul comodino della camera da letto. Lo afferrai e notai un messaggio di Justin, che mi chiedeva se io ed Harry avessimo chiarito. Lo rassicurai e poi entrai un po' su Instagram. Le richieste di seguirmi erano aumentate a dismisura! A quel punto Harry uscì dal bagno, così andai io.
«Ho lasciato dei vestiti di Gemma in bagno», mi avvertì prima che io potessi entrarci. Aveva dei skinny jeans neri, ed era senza maglietta. Mi morsi il labbro guardandolo.
«Uh sì okay, grazie», continuai ad ammirarlo incantata, non riuscendo a distogliere lo sguardo da lui. Lo sentii ridacchiare, probabilmente si sarà accorto che lo fissavo. Non probabilmente, ma sicuramente. Questo bastò per farmi svegliare dallo stato di trance, così mi girai di fretta sentendo le guance andare a fuoco, ed entrai in bagno.  Mi spogliai e mi feci una doccia, e appena finito, mi sentii subito meglio e più pulita. Avvolsi un asciugamano attorno al mio corpo, accesi il phon e mi asciugai giusto la radice dei capelli, lasciando le punte bagnate. Dopodiché guardai i vestiti che harry mi aveva preso: dei jeans verdi militari a vita alta con un top a bretelle bianco. "Certo che Gemma ha molti top!" pensai.
Mi vestii. Una volta che ebbi finito uscii dal bagno, e una folata di aria fresca mi venne incontro. In bagno faceva così caldo? Non sembrava. Andai in camera da letto, dove trovai Harry, questa volta con una maglietta bianca, che lasciava un po' intravedere i suoi tatuaggi. Trattenni il fiato per qualche secondo e distolsi lo sguardo, presi le scarpe e sopra il letto trovai un paio di calzini. Controllai se Harry aveva messo le scarpe, ed effettivamente aveva sui piedi i suoi stivaletti che tanto amava, e che, effettivamente, piacevano anche a me.
«Questi sono per me?», chiesi indicando i calzini.
«Sì, sono di Gemma», disse Harry venendo verso di me.
«Okay, grazie», li afferrai e mi sedetti sul letto, cominciando ad infilarmeli.
«Senti, io pensavo che, dato che è mattina presto, noi potremmo anche andare con la mia macchina, senza disturbare l'autista», mi disse. Finii di infilarmi le scarpe e cominciai a legarle.
«Si, non c'è alcun problema, anche perché, hai ragione, sono le 7am», dissi finendo di legarmi le scarpe per poi battere le mani sulle mie cosce ed alzarmi.
«Andiamo?», continuai subito dopo.
«Andiamo», intrecciò le sue dita alle mie ed uscimmo di casa. Ci dirigemmo al garage e lui lo aprì. C'era una macchina nera.
«Che macchina è?», chiesi.
«Una Range Rover», disse con orgoglio accarezzandola, mentre la apriva. Harry entrò, ed io feci lo stesso. Appena misi la testa nella macchina un odore di cocco e menta mi invase le narici.
«Mh, che buon odore», gemetti chiudendo lo sportello per poi allacciarmi la cintura. Lui non mi rispose, ma sorrise per poi uscire dal garage e mettersi in strada. Il cancello, come programmato, si chiuse da solo.
«Ti ricordi la strada vero?», chiesi spontaneamente.
«Si, la so», mi rassicurò. Per il resto del viaggio parlammo del più e del meno.
«Siamo arrivati», disse finendo di parcheggiare. Appena fermò la macchina mi slacciai la cintura e scesi, seguita da lui. Arrivata davanti casa, con il battito accelerato a causa della paura che mia madre potesse farmi litigare con Harry di nuovo, suonai il campanello. Dopo circa un minuto, notando che nessuno aveva aperto la porta, mi diressi verso il vaso accanto alla finestra, lo alzai, e presi le chiavi che c'erano sotto. I miei ne lasciavano sempre una copia lì prima di uscire. Aprii la porta di casa.
«Mia madre non c'è, ha lasciato sotto il vaso la chiave. È solita a fare questo quando esce», spiegai ad Harry invitandolo ad entrare, per poi chiudere la porta.
«È uscita a quest'ora della mattina?», chiese lui, facendomi alzare le spalle. Andai verso il calendario e lessi, accanto alla data di oggi, "andare al cimitero a trovare la zia Teresa."
« È andata al cimitero, probabilmente per cambiare i fiori a sua zia, lo fa la mattina perché le piace l'umidità che c'è a quest'ora», lo informai.
«Vado di sopra a prendere i vestiti, se vuoi puoi venire anche tu», continuai poco dopo. Lui in tutta risposta venne verso di me e mi seguì al piano di sopra. Appena entrai in camera mia presi uno zaino. «Quanti vestiti mi porto?», mi girai verso di Harry e vidi che si stava guardando intorno.
«Non so, qualche maglietta, qualche jeans. Porta anche qualcosa da metterti in caso uscissimo una sera», disse avvicinandosi ai pochi poster che avevo.
«Quelli sono gli unici che ho», dissi riferendomi ai poster. «Mia madre mi diceva sempre che non valeva la pena buttare soldi per cose inutili, quindi non me le aveva mai comprate. Ogni mese mia madre mi dava sei sterline se prendevo buoni voti a scuola. Poi ha smesso dopo sette mesi», andai verso l'armadio e presi una piccola pila di magliette. «Avevo quarantadue sterline in tutto, dieci le avevo spese in riviste, solo per avere qualche poster, il resto mi serviva per il pranzo che compravo quando uscivo troppo tardi da scuola. La metà di quei poster li ho comprati, gli altri me li ha regalati Justin», ne avevo pochi, ma non potevo permettermene altri, e quando ho scoperto che Justin comprava le riviste solo per regalarmi i poster, gli ho vietato di continuare. Non mi piace che la gente spenda soldi per me, e poi non vuole che il favore venga ricambiato, mi fa sentire a disagio questa cosa. Mi diressi verso l'armadio per prendere dei jeans. Afferrai la pila da tre, e la infilai nella borsa. Dopodiché aprii il cassetto dell'intimo e ne presi qualcuno. Appena li afferrai però, il mio occhio cadde infondo al cassetto, dove spuntava un pezzetto di un foglio di carta. Poggiai di nuovo l'intimo nel cassetto e, con le sopracciaglia corrucciate, presi il foglio. Era tutto ripiegato. Non mi ricordavo di aver messo lì dentro un foglio. Lo aprii, ed era un po' stropicciato, come se lo avessi accartocciato e poi stirato con le mani prima di ripiegarlo. Cominciai a leggere:

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