Capitolo tre ~ Di altre cene e vino rosso (EDIT)

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«No, aspetta, dobbiamo andare dove

Stravaccata nel proprio letto e avvolta nella sua copertina di pile preferita, quella blu con le stelline dorate, Amelia spostò gli occhi ormai del tutto spalancati dal libro di tedesco, su cui era decisamente impegnata a fingere di studiare, a sua mamma.

Serena, del canto suo, sembrava alquanto pacifica mentre poggiava i vestiti puliti sulla sedia.

«Da Michele e Margherita. Te l'avevo già detto qualche giorno fa, non ricordi?» disse guardandosi intorno con aria critica «Metti un po' in ordine questa stanza, è un disastro. E mettiti via i vestiti puliti, va bene? Non voglio trovarli ancora qui domani.» le ordinò puntandole contro un dito minaccioso.

Ma il bucato e la camera erano le ultime cose a cui Amelia stava pensando.

La sua testa era concentrata unicamente sul fatto che, quella sera, si sarebbe dovuta trovare a casa dei genitori del professore che più disprezzava con il rischio, chiaramente, di ritrovarsi il suddetto in mezzo ai piedi.

«Tu non mi hai detto proprio niente!» esclamò tirandosi su con un balzo, ricambiando il dito puntato.

Serena la guardò stupita.

«Davvero? Ero convinta di averlo fatto.» commentò tra sé «Beh, non mi pare tu abbia impegni stasera.» tagliò corto.

Questo è vero.

«E se li avessi?» chiese incrociando le braccia al petto, lanciandole uno sguardo di sfida che però fece sorridere la madre.

«Li dovresti annullare, tesoro, dato che sarebbe davvero maleducato da parte tua non venire. E io non ho cresciuto una figlia maleducata.» concluse con il tono che non voleva sentire altre repliche.

Non che Amelia fosse il tipo da tacere, come tutti sapevano.

«Domani mi chiama all'interrogazione la prof di tedesco, devo studiare.»

Serena la guardò in silenzio, per poi inarcare entrambe le sopracciglia.

«Ripetilo un'altra volta, così ti registro.» commentò poi ironica.

Amelia ebbe la decenza di arrossire prima di replicare.

«Vuoi farmi rischiare un'insufficienza?» continuò imperterrita, allargando le braccia in un gesto di esagerata esasperazione.

«Assolutamente no, tesoro.» rispose Serena, e Amelia sorrise vittoriosa.

Tuttavia, durò solo pochi istanti.

«Per questo motivo ti suggerisco di impegnarti il resto del pomeriggio.» concluse dolcemente, e senza dare il tempo di replicare alla figlia uscì dalla camera, chiudendosi la porta alle spalle.

Almeno ha imparato a chiudere la porta, considerò vagamente Amelia. Ma quella era una magra consolazione all'idea di ciò che l'attendeva quella sera.

Con un mugolio si lasciò andare sul letto, mentre un suono sordo e una leggera pressione le facevano intuire che avesse colpito in pieno il libro di tedesco.

Perlomeno, l'interrogazione non era data per certa – o, più precisamente, non era stato esplicitamente dichiarato che lei sarebbe stata la vittima. La magnanima Visentini aveva infatti fatto solo sapere che avrebbe probabilmente chiamato a caso, riscuotendo un immediato terrore tra tutti i suoi compagni di classe.

Almeno non devo preoccuparmi per un'interrogazione a sorpresa di tedesco, pensò con un sospiro.

A differenza di matematica e fisica, aggiunse subito dopo, mentre un sorriso amaro le trapelava dal volto.

La fisica dell'attrazioneDove le storie prendono vita. Scoprilo ora