Epilogo

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«Fai attenzione, c'è uno scatolone lì!»

«Ahi!» tonfo e breve silenzio «Sì, me ne sono accorto...»

Amelia alzò gli occhi al cielo osservando Alessandro che cercava di trattenere una parolaccia mentre si massaggiava lo stinco con aria dolorante.

«Sempre il solito.»

«Scusa?»

A quel punto fu il turno di Alessandro di sollevare lo sguardo e puntarlo verso la mora che aveva iniziato a ridersela tra i baffi.

«Dai, ci sono altri scatoloni di sotto.» tagliò poi corto la giovane.

Amelia osservò l'altro che scuoteva la testa con aria arrendevole e spariva oltre la porta, per poi girarsi e affacciarsi alla finestra spalancata.

Finalmente era arrivato il fatidico giorno, quello del trasferimento.

Ancora non le sembrava vero – aveva l'impressione che fosse solo una vacanza e che ben presto sarebbe tornata dai suoi. Invece no, quella sarebbe diventata la casa nella quale avrebbe abitato, lontana dai suoi genitori, da tutto quello che conosceva come le sue tasche. Avrebbe dovuto imparare i nuovi tragitti, le nuove linee dell'autobus, dove si trovavano i supermercati, le farmacie, la palestra...

No, la palestra no.

Mentre notava Alessandro in strada, affaccendato a prendere altri scatoloni dalla macchina, si voltò per osservare la propria stanza.

Era stata fortunata: aveva trovato una singola di tutto rispetto a un prezzo ragionevole. Doveva ammettere, però, che già le mancava la propria camera, l'irruenza di sua madre nell'entrare senza porsi troppi problemi e tutto il resto.

Dovrei comprarmi una piantina, pensò con aria vaga mentre notava che la grande quantità di luce che entrava dalla finestra sarebbe stata ottima.

Lanciò un occhio sul disordine che regnava ancora sovrano: non aveva ancora messo a posto quasi nulla, per il momento era stata occupata a portare tutto; Serena, inoltre, aveva insistito per poterle dare una mano nonostante Amelia avesse più volte ripetuto che avrebbe potuto farlo benissimo da sola. Non aveva però fatto troppe storie e si era limitata a spostare più cose possibili con Alessandro che si era offerto volentieri, ancora in pausa prima di tornare a scuola.

Alessandro...

I suoi non avevano preso troppo bene la cosa, all'inizio. Anzi, erano totalmente sconvolti. I genitori di Alessandro, in maniera simile, erano scioccati, ma consapevoli di avere un figlio adulto non avevano cercato di mettersi troppo in mezzo. Serena e Davide, invece, avevano riempito la testa ad Amelia di domande: "da quando va avanti?", "ti ha costretta?", "sai della differenza di età?" e tante altre cose a cui la mora aveva cercato di rispondere con pazienza – non poteva biasimarli troppo, in fondo.

Con loro, d'altronde, lo stesso Alessandro si sentiva parecchio a disagio e ancora non riusciva a guardarli negli occhi – diceva che sentiva di aver tradito la loro fiducia, anche se in quei momenti Amelia gli ricordava che non era stata lei a rivelare il tutto con un bacio.

«Dove li metto questi?»

La voce dell'uomo la richiamò dai suoi pensieri e si permise di osservare il giovane uomo che, con una maglia a maniche corte abbastanza aderente da far intravedere qualcosa, la osservava sudato e con il fiato corto.

«Anche lì nell'angolo.» disse, cercando di non fissarlo troppo e di cancellare quei pensieri sconci dalla propria testa.

«Beh, abbiamo portato quasi tutto, direi.» commentò il giovane.

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